Modena è diventata la città laboratorio delle iniziative anti-aborto organizzate davanti a cliniche e ospedali che praticano l’interruzione volontaria della gravidanza. Le proteste rientrano nell’ambito di “40 giorni per la vita”, cellula italiana della texana “40 days for life”, sostenuta dall’associazione Pro Vita che ha annunciato per il 5 marzo, inizio della Quaresima, una veglia di preghiera davanti al Policlinico. Stavolta saranno presenti le attiviste di Pro-Choice per reclamare un intervento del sindaco affinché impedisca manifestazioni davanti a strutture sanitarie pubbliche.
Il sindaco Massimo Mezzetti nei giorni scorsi aveva dichiarato: «Auspicherei che in Italia ci si potesse appellare a una normativa, come quella dell’Inghilterra e del Galles, per cui si vieti in un raggio di 150 metri, nelle aree sensibili sanitarie, lo svolgimento di manifestazioni che possono creare turbativa o turbamento». Mezzetti aveva parlato di “una forma di pressione” che sconfina “in violenza”. Il dem però, ha anche detto di non avere i poteri per vietarle. A pochi giorni dal possibile inizio della veglia, non è chiaro a chi e se sarà concesso lo spazio davanti all’ospedale.
Dal 31 ottobre 2024, in Inghilterra e Galles, è diventato illegale, per la galassia dei movimenti antiabortisti, manifestare a meno di 150 metri da un ospedale o da una clinica dove si praticano interruzioni di gravidanza (Ivg). È stata creata una zona sicura per tutelare le donne che accedono in ospedale per poter ricorrere all’aborto ed è diventato un reato penale influenzare od ostacolare la decisione di una persona di accedere ai servizi abortivi presso una clinica.
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L’Emilia Romagna è la Regione italiana più all’avanguardia sui protocolli medici e assistenziali per l’Ivg, ma anche la più frequentata da “veglie anti-abortiste” davanti ad ospedali pubblici. Modena è stata la prima ad aderire alla campagna “40 giorni per la vita”, con effetti visibili soprattutto nelle reazioni avverse che hanno movimentato l’arena politica, nelle piazze e in Consiglio comunale. Il prossimo 5 marzo, lo spazio antistante al Policlinico sarà conteso tra chi difende il diritto all’aborto legale e sicuro e chi lo nega. Le organizzazioni Pro-life hanno dichiarato infatti a il fattoquotidiano.it che saranno presenti e, in risposta, anche le attiviste Pro Choice con la loro contro-manifestazione. Anche l’Arcivescovo di Modena, Erio Castellucci è intervenuto sulla questione mettendo in discussione l’opportunità di svolgere la manifestazione davanti al Policlinico.
Sulla contrapposizione Pro-Vita e Pro-Choice interviene anche l’Unione Atei Agnostici Razionalisti (Uaar) che invita il sindaco a esercitare la moral suasion per impedire questo attacco frontale ai diritti delle donne e la prevaricazione violenta del diritto di alcuni su quello di tutte”. Anche secondo l’avvocata amministrativista Antonella Anselmo, “fermi restando i diritti di associazione, riunione e manifestazione del pensiero, tutelati e garantiti dalla Carta costituzionale, il loro esercizio è regolato dalla legge e se lo stazionamento è vicino al presidio sanitario a mio parere è sempre vietato”.
La campagna anti-abortista e le reazioni – “40 days for life è descritta dagli stessi promotori come una campagna internazionale che mira “a porre fine all’aborto attraverso la preghiera e il digiuno, la sensibilizzazione della società e una veglia pacifica dinanzi agli ospedali e alle cliniche in cui si pratica l’aborto”. I presìdi si svolgono nell’arco di 40 giorni.
A Modena piccoli gruppi di persone stazionano davanti al Policlinico con cartelli: “preghiamo per la fine dell’aborto”, “non sei sola”, “ogni aborto due vittime”. “La preghiera ci sarà sicuramente, dal 5 marzo e per i successivi 40 giorni”, ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it Maria Sole Martucci, referente della campagna in Italia e consigliera comunale Fdi a Maranello. “Avremmo diritto di stare dentro all’ospedale come da recente decreto del governo e perché lo prevede l’articolo 2 della legge 194, ma l’ospedale ci chiude le porte”.