Darsi la morte è un gesto estremo con una reputazione troppo romantica per colpa dell’arte. Nella finzione si suicida Didone quando Enea la abbandona, si suicidano Romeo e Giulietta, Ofelia, il giovane Werther e Jacopo Ortis. Ma poi anche nella realtà a togliersi la vita ce ne sono tanti fra coloro che l’arte l’hanno creata: Virginia Woolf, Sylvia Plath, Vincent Van Gogh, Cesare Pavese.
E anche Jeanne Hébuterne, la giovanissima pittrice di talento (nella foto, ritratta da Amedeo Modigliani) che quando morì attendeva un figlio da Amedeo Modigliani. Jeanne Hébuterne non era una sbandata. Era nata nell’Île-de-France da una famiglia borghese.
L’atmosfera in casa Hébuterne non era delle più lievi. Il padre Achille Casimir Hébuterne era un severissimo contabile che metteva la religione in tutto mentre sua madre, Eudoxie Anaïs Tellier, gestiva rigidamente l’andamento della casa. Nel 1917 la diciannovenne Jeanne venne mandata a studiare pittura all’Académie Colarossi di Montparnasse, a Parigi, dove gli Hébuterne si erano trasferiti da tre anni.
A Parigi, Jeanne inizia a posare come modella per il pittore franco-giapponese Foujita. La giovane ha la pelle bianchissima e tiene i capelli castani ramati sempre legati stretti intorno al viso, per cui nell’ambiente è soprannominata “noce di cocco”. Fa amicizia con la scultrice ucraina Chana Orloff e secondo alcune versioni, è proprio Orloff a presentarla ad
Amedeo Modigliani nel marzo 1917, alla birreria La Rotonde.
Secondo altri, sarebbe stato invece Modigliani a presentarsi a lei a Carnevale, durante un ballo in maschera in cui si era travestito da Pierrot. Il pittore livornese ha 33 anni, 14 più di lei, ha un gallerista, Léopold Zborowski che crede in lui ma che non riesce a venderne i quadri, e per questo ogni tanto Modigliani viene buttato fuori per morosità da diverse case dove abbandona spesso le sue tele ma non il baule con i suoi libri, la sua attrezzatura per dipingere, e una tinozza per fare il bagno.
Consumava hashish, ma poiché costava caro, cominciò presto a sostituirlo con vino rosso. Quando conobbe Jeanne Hébuterne era già un alcolizzato e non aveva intenzione di smettere di bere.
Sono entrambi bellissimi, luì è già soprannominato “Modì” per assonanza con maudit, maledetto, ma è il bell’italiano vivace, sempre pulito e sbarbato nonostante le difficoltà economiche. L’attrazione fra i due è immediata e devastante. Lui inizia a ritrarla, stranamente le colora di blu gli occhi che invece ha verdi, la trascina nel suo girovagare. La considera la figura femminile preraffaellita perfetta e la filtra attraverso le suggestioni dell’arte africana da cui era rimasto molto colpito, allungandole il collo e la testa in modo inusuale.
I genitori di Jeanne Hébuterne, ma anche il fratello André, non sono per niente d’accordo. Quell’uomo non ha nulla che possa andare bene. Oltre a essere alcolizzato e povero in canna è ebreo, mentre loro sono devoti cattolici. Cercano in tutti i modi di separarli e Jeanne reagisce andandosene di casa nel luglio del 1917. Lui non la ritrae mai nuda, come se la rispettasse più delle sue tante altre conquiste passate e la tratta con molta dolcezza, ma quando è ubriaco diventa violento. Lei sopporta tutto, è troppo innamorata.
Alla lista delle negatività che Modì si porta dentro c’è però da aggiungere la tubercolosi da cui è affetto da qualche tempo, e una salute già molto precaria a causa della pleurite e dalla meningite avute da bambino. Un anno dopo, a novembre, Jeanne dà alla luce una bambina che viene chiamata come lei, e viene registrata all’anagrafe con il cognome Hébuterne perché Modigliani la riconosce solo più avanti.
Nel 1919 la salute di Modigliani sembra migliorare e promette alla sua compagna di sposarla. Ma poi ricomincia a bere, scambia il giorno per la notte e spesso, ubriaco fradicio, va a bussare a casa di notte alla loro amica Lunia Czechowska per vedere la figlia, di cui la donna si sta prendendo cura al posto loro. Intanto Jeanne è di nuovo incinta, esce raramente. Ma il suo compagno le consuma tutta lo spazio vitale, le prende tutto, non le lascia il tempo e la forza per dipingere. Improvvisamente i collezionisti cominciano ad acquistare i quadri di Modigliani e 59 delle sue opere vengono esposte a Londra.
Sembra che la fortuna stia girando per il verso giusto, se solo la salute del pittore non fosse al lumicino e se non si rifiutasse di vendere a prezzi inferiori a quelli decisi da lui.
Il 24 gennaio del 1920 Amedeo Modigliani muore a 35 anni lasciando la 22enne Jeanne Hébuterne con una bambina di tre anni e con un altro figlio in arrivo. I genitori della giovane la riaccolgono nel loro appartamento nel V arrondissement di Parigi e il fratello André si prende l’incarico di tenerla sotto controllo, temendo un gesto insano. A 21 anni Jeanne, per quell’epoca, è da considerarsi una donna finita.
È madre, ma non si è mai sposata. Il suo amante non aveva nemmeno una buona reputazione, e per una donna non c’è speranza di sfondare come artista in condizioni normali, figuriamoci nelle sue. Davanti alla ragazza si dispiega solo una lunga vita buia come un tunnel. Appena due giorni dopo la morte di Modigliani, alle quattro del mattino del 26 gennaio 1920, Jeanne Hébuterne si getta dalla finestra del quinto piano e muore sul colpo.
La trova un operaio che la trascina fino al pianerottolo dei genitori i quali, inorriditi dal gesto che condanna la figlia all’inferno, rifiutano di prendere il corpo. A bordo di un carro, la salma di Jeanne comincia a vagare per Parigi ma nessuno se ne vuole prendere carico, nemmeno la polizia che alla fine impone che venga rimessa dove era caduta. Ci rimarrà per mezza giornata.
La mattina dopo, alla sepoltura di Amedeo Modigliani al cimitero di Père-Lachaise ci sono tanti grandi artisti dell’epoca, compreso Pablo Picasso. Jeanne viene sepolta invece il giorno seguente nel cimitero di Bagneux, perché i genitori non hanno voluto che giacesse in eterno vicino all’uomo che era stato la sua rovina. Ma cambieranno idea nel 1930.
Oggi Jeanne Hébuterne e Amedeo Modigliani riposano a Père-Lachaise in compagnia di Oscar Wilde, Frédéric Chopin, Maria Callas, Jim Morrison e decine di altri artisti celebri. Hanno un lapide in comune, scritta in italiano, in cui Jeanne Hébuterne è ricordata come Compagna devota fino all’estremo sacrifizio. La loro bambina, Jeanne Modigliani, sopravvissuta ai genitori, cresciuta a Livorno dalla nonna paterna, diventerà una grande saggista e storica dell’arte e la principale biografa del padre, diventato col tempo molto più celebre della sua sfortunata compagna.
Grazie a Debora Attanasio di Maire Claire