domenica 24 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

MORIRE DI FAME E DI SETE

“È drammatico sapere che delle persone sono morte di fame e di sete perché rimaste in mare senza essere soccorse”. Lo ha detto il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo dopo l’ennesimo naufragio che ha causato la morte di 60 persone migranti: “lo scenario delle migrazioni verso l’Italia e l’Europa – ha detto in una intervista a “Famiglia Cristiana” – crescerà sempre di più, perché molti Paesi sono alle prese con gli effetti della crisi climatica, con l’instabilità politica in Asia, in Medioriente e in Africa, soprattutto nell’area subsahariana.

“Questo non farà altro che creare ulteriori movimenti di persone disperate che partono sapendo che il dramma del viaggio, per mare, ma anche via terra come sulla cosiddetta rotta balcanica, sono rischiosissimi”. L’episodio “indebolisce la tutela dei diritti umani di cui i Paesi devono essere garanti: dal diritto alla vita al diritto di migrare, al diritto di protezione internazionale. Mentre queste morti non possono che generare vergogna, e chiedono a gran voce – spiega mons. Felicolo – un reale impegno europeo per un’operazione Mare nostrum, che metta strettamente in collaborazione le istituzioni europee, i 27 Paesi, con la società civile e le organizzazioni non governative che vanno in mare o sono presenti sulle rotte migratorie per salvare le vite.

“Questo è il primo passo, il secondo è lavorare sull’accoglienza diffusa nel territori italiani ed europei”. Per il direttore generale della Fondazione Migrantes la collaborazione delle istituzioni europee con i Paesi del Nord Africa non può “limitarsi a interessi energetici, sempre e comunque a nostro favore, o al sostegno alla guardia costiera locale per impedire i viaggi della speranza, ma deve portare a un canale umanitario permanente e controllato nel Mediterraneo verso l’Europa per garantire viaggi sicuri ed evitare tragedie.

“I migranti meritano un’accoglienza degna e non rimbalzati con palline da ping-pong. Le risorse ci sono sia in Europa, che in Italia – ha concluso il direttore di Fondazione Migrantes – e vanno investite nella tutela della vita, nell’accompagnamento delle persone non in muri o campi disumani. La vita e il futuro dell’Europa dipende da come si accolgono, tutelano e integrano le persone in cammino, anche attraverso il lavoro”.

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