mercoledì 13 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

IL PIFFERAIO MAGICO

di Piero Di Antonio

Cosa vuole Elon Musk? Se lo chiede dagli Stati Uniti Massimo Gaggi sul Corriere della Sera. “La risposta – scrive- va cercata a due livelli: da un lato gli interessi aziendali e di arricchimento personale, dall’altro il ruolo pubblico, anche politico, al quale Musk aspira: la colonizzazione di Marte rimane il sogno del visionario che scruta orizzonti lontani. Intanto si può colonizzare la Casa Bianca”.

Della colonizzazione della Casa Bianca abbiamo avuto un assaggio nel fotomontaggio che l’immigrato dal Sud Africa ha pubblicato sui social: lo ritrae con un lavandino o lavabo in mano nella Sala Ovale del potere americano e, forse, mondiale. Stessa cosa aveva fatto non appena acquistato il social Twitter, subito rinominato X, prima di farne una discarica per l’informazione spazzatura che oggi si rifiuta di smaltire in nome del falso “Free spich”, ovvero della libertà di parola. Una religione che abbiamo potuto ammirare negli ultimi mesi quando “il visionario”, meglio chiamarlo “pifferaio magico” di Hamelin, ha dato il meglio di sè.

Perché pifferario magico e non visionario o super-genio? Semplice, perché è la figura di colui che riesce a convincere facilmente gli altri, anche primi ministri e presidenti di superpotenze, inducendoli a seguirlo. E gli altri, stavolta, potremmo essere noi, trattati da bambini inconsapevoli, ignari del destino che ci attende: annegare nel fiume, oppure essere rinchiusi in una grotta o, addirittura, seguire il pifferaio in un altro viaggio incantato.

Qual è allora il viaggio che il miliardario più miliardario del mondo vuole organizzare per noi cocciutamente aggrappati all’umanità delle cose e dei desideri? In verità sono più di uno. Scegliamo da fiore a fiore, tentando di resistere alle sirene del futuro.

Il primo riguarda la Tesla, l’auto elettrica del tutto autonoma che ho ammirato stamani nel cortile di una casa patrizia. Incuriosito, ho subito notato un particolare che mi ha riportato in un baleno sulla terra. Quell’auto sarà quel che sarà, ma a me sembra copiata. Quella linea l’abbiamo vista e ammirata mille volte sulle nostre strade di italiani provinciali che in materia, passando dalle economie rurali e agricole dell’inizio Novecento ai grandi capolavori del design, abbiamo le arte in regola per ergersi a giudici. Ecco, mancano gli ultimi centimetri per definirla un capolavoro. Per carità tutto innnovativo, stupefacente e ambizioso, ma fascino, bellezza e genio creativo sono altre cose. Sono il valore aggiunto.

Sui satelliti poco da dire, se non che ne girano talmente tanti sopra le nostre teste. Servono alla nostra civiltà dell’informazione e del controllo. Un giorno, quando il pensiero fanatascientifico diverrà realtà saranno al centro delle nuove guerre.

E’ il terzo viaggio che mostra i limiti da imbonitore di paese della magia di Musk, anzi confermano il fatto che sia un pifferaio magico: il progetto di colonizzare Marte, il Pianeta Rosso, portandoci un milione di persone nel giro di 25 anni. In altre parole, nel 2050, Marte sarà un popoloso quartiere della Terra.

In linea con quanto hanno pensato alcuni commentatori, è lecito chiedersi se l’idea del super-genio non sia ridicola. Tralasciando il non lieve handicap delle temperature che variano da -14 a -120 gradi, c’è da dire che Mars City presenta vulcani, valli, calotte polari e deserti sabbiosi, e in agguato violente e imprevedibili tempeste, che al paragone delle nostre tempeste tropicali sembrano il getto d’aria di un asciugacapelli. Non un luogo ideale, quindi, per convincere un milione di terrestri a trasferirsi con i tram-navette spaziali fornite, guarda caso, dallo stesso Musk.

E se ci riesce, poiché è facile in questo mondo trovare un milione di creduloni, come costruire una nuova città? Come portarci il materiale per case, biblioteche, stazioni, strade, pali della luce, ospedali e via discorrendo? Il tutto in assenza di gravità. Ma che allegria…

Non si potrà fare una passeggiata per ammirare bellezze naturali e monumenti, né andare in un ristorante o fare jogging. E come farà il Leopardi del terzo millennio a scrivere l’Infinito. Sono sfide epocali, ma conoscendo Musk si può ritenere che alla fine tutti questi handicap potrebbero essere superati. Nel momento in cui leggeremo tra 25 anni i depliant della nuova immobiliare Mars City, sovviene un dubbio: si avrà una nuova migrazione oppure il trasloco su Marte consentirà solo a qualche annoiato miliardario una “toccata e fuga”, dare un’occhiata e poi rapida marcia indietro per raccontarlo agli amici e lasciarli a bocca aperta?

Il pufferaio del terzo millennio ci darà l’opportunità di poter andare su Marte, ma abbandonando le vere meraviglie della terra e della vita: l’arte, la bellezza, l’eleganza, la genialità, la gioia di vivere, la libertà di muoversi e viaggiare, il cibo, il cinema, il teatro, i libri, il ben-vivere, il poter respirare e tanto altro… tutto ciò che si chiama civiltà. Ve lo immaginate ricominciare tutto daccapo?

E tra la vita su Marte e una vacanza nelle nostre città, nella nostra cara Europa che richiede dieci vite per poterla visitare, capirla e a ammirare tutta, voi che cosa scegliereste?

Come ha scritto tempo fa un giornale britannico “la promessa di Musk di una città sul Pianeta Rosso è come dire alla gente di St Tropez o della Costiera amalfitana o della Sardegna: vorreste trascorrere in Siberia i giorni che vi restano da vivere?

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