Fatto davvero inusuale che un ex presidente del Consiglio commenti in toni molto chiari e spicci il racconto di Alain Elkann sui giovani lanzichenecchi che ha incrociato nel suo viaggio in treno da Roma a Foggia. Un commento che pubblichiamo integralmente anche per ciò che riguarda il giudizio che Giuseppe Conte dà del giornale che lo ha pubblicato, edito dal figlio.
“Oggi Alain Elkann ci racconta il “dramma” personale che è stato costretto ad affrontare, viaggiando sulla tratta ferroviaria Roma-Foggia. Questa sofferta testimonianza è ospitata nelle pagine di Repubblica, che un tempo avrebbe dedicato quello stesso spazio al disagio vissuto dai comuni pendolari o anche dai nostri giovani che rischiano di perdere la speranza di un futuro migliore.
Il Nostro voleva solo sfogliare in pace, senza molesti chiacchiericci, il suo Financial Times, il suo New York Times. Voleva semplicemente rimanere concentrato nella rilettura del secondo volume della “Recherche du temps perdu” (rigorosamente nell’originale francese). Era solo intento a scrivere alcune annotazioni con la sua “penna stilografica” su un quaderno estratto da una “cartella di cuoio marrone”. E invece no. Nel suo stesso vagone viaggiavano un gruppo di ragazzi che, lungi dall’esibire – come lui un “vestito stazzonato di lino blu” e un orologio al polso – indossavano t-shirts, pantaloni corti, erano alle prese con cellulari e parlavano di cose assurde per la loro età: sport, calcio, ragazze.
Una domanda per Elkann: ma lei in che mondo vive? Ce lo chiediamo seriamente.
La vulgata corrente è che certa sinistra si sia ormai chiusa nel fortino della ztl. Ma qui siamo davvero molto oltre… Un consiglio non richiesto: la prossima volta, gentile dott. Elkann, non guardi questi ragazzi dall’alto in basso. Abbia la pazienza di poggiare la sua cartellina, le sue letture in lingua originale, provi ad ascoltare questi ragazzi, a scambiare con loro qualche parola. Metta da parte i suoi pregiudizi, il suo stizzito sussiego e si fermi a parlare con loro. Forse, chissà, potrà aiutarci a raccontare meglio il loro mondo, le loro paure, i loro sogni.
E mi permetta, i giovani da lei descritti non mi sembrano affatto “lanzichenecchi”. Perché loro non hanno nulla a che vedere con i mercenari al servizio di potenti e prevaricatori.
Giuseppe Conte