domenica 24 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

IMANE / Le lacrime sul ring dopo la vittoria: “Quanta ingiustizia ho subìto”

La vittoria di Imane, poi le lacrime. Di gioia ma anche di frustrazione per l’attenzione morbosa degli ultimi giorni, per il vortice di polemiche nel quale è stata inghiottita dopo l’incontro con l’italiana Angela Carini, un match durato 46 secondi prima del ritiro dell’azzurra. Da quel momento, su Imane Khelif si è abbattuta la tempesta mediatica perfetta: tutti a caccia di informazioni sul suo corpo.

Una ricerca ossessiva di dettagli sull’ipotesi di disfunzione ormonale che determinerebbe un livello di testosterone superiore alla media, di conseguenti dubbi sulla regolarità della sua partecipazione alla competizione olimpica, di pareri di esperti in campo genetico, di trend sui social a caccia di curiosità di ogni tipo, di titoli sui giornali sulle sue origini e sulla sua infanzia.

Ecco il bagaglio di sentimenti che l’atleta algerina si portava dietro prima di salire sul ring per i quarti di finale del torneo dei 66 kg. Imane Khelif ha superato per 5-0 l’ungherese Anna Luca Hamori, accedendo così alle semifinali e garantendosi almeno la medaglia di bronzo: nella boxe non esiste finale terzo posto.

“E’ una questione di dignità e onore per ogni donna – ha detto l’atleta dopo l’incontro, in un fiume di lacrime – Tutto il popolo arabo mi conosce da anni. Per anni ho fatto boxe nelle competizioni della federazione internazionale, loro sono stati ingiusti con me. Ma io ho Allah”..

In mattinata il Presidente del Cio, il Comito Olimpico Internazionale, Thomas Bach (che ore prima aveva incontrato anche la premier italiana Giorgia Meloni) si era pronunciato con fermezza, chiarendo che “non c’è mai stato alcun dubbio sul fatto che le atlete fossero donne” e giudicando “l’attuale abuso online” come “inaccettabile”.

IL PREMIO DELL’IBA A CARINI

“In merito al comunicato stampa diramato dall’IBA (International Boxing Association), relativamente all’offerta economica avanzata dal Presidente IBA Umar Kremlev a favore della FPI, la Federazione Pugilistica Italiana smentisce quanto riportato da alcuni media riguardo l’ipotesi di accettazione di qualsivoglia premio in denaro”. La FPI (Federazione Pugilistica Italiana) risponde senza equivoci alla nota dell’IBA (International Boxing Association) che aveva annunciato un premio per la pugile Angela Carini “come fosse un oro olimpico”, dopo la scelta di ritirarsi dall’incontro contro l’atleta algerina Imane Khelif e le conseguenti polemiche. “Il premio – aveva fatto sapere l’IBA – consiste in 100mila dollari, di cui 50mila all’azzurra, 25mila al suo allenatore e 25mila alla federazione di appartenenza e quindi alla federazione pugilistica italiana (Fpi)”.

Le reazioni non si sono fatte attendere, a partire da esponenti di spicco della politica italiana. Alessandro Zan, eurodeputato e responsabile Diritti nella segreteria nazionale del Pd: “Preoccupa e inquieta la decisione di Umar Kremlev, oligarca russo molto vicino a Putin e presidente dell’International Boxing Association, di dare un premio di 50mila euro ad Angela Carini, 25mila euro al suo allenatore e 25mila euro alla federazione di appartenenza, la Federazione Pugilistica Italiana. Kremlev infatti non solo è in contrasto con il Comitato Olimpico Internazionale, che ha già accusato di ‘rappresentare la sodomia’, ma con la stessa Federazione Italiana: la Fpi infatti non è più affiliata all’Iba, ma alla World Boxing”. “Sempre Kremlev e l’Iba – prosegue Zan – , sono stati gli stessi a escludere Imane Khelif nel 2023 dai Mondiali di boxe, creando di fatto la fake news che individua Khelif come persona trans. Non è quindi solo vergognoso e deplorevole che il Governo e le istituzioni italiane abbiano reso propria la propaganda russa, ma rappresenta un fatto inquietante tanto più che ora soldi russi arrivano in Italia a una atleta, in forza alle Fiamme Oro, per tramite dell’Iba”.

“Riassumendo: Da destra italiana (Meloni, Salvini, La Russa e Roccella) si è prestata alla propaganda di Putin, è l’utile idiota della propaganda russa per attaccare l’Occidente- conclude l’eurodeputato dem- Un’intera settimana di insulti e menzogne da parte delle più alte cariche istituzionali italiane verso una atleta algerina che ha tutto il diritto e rispetta ogni criterio per competere ai Giochi olimpici, e ora arrivano 100mila euro russi ai protagonisti di questa vicenda. Quei soldi suonano come un ‘grazie’ di Putin all’estrema destra nostrana”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Rosario Coco, presidente Gaynet: “I soldi offerti a Carini sono soldi letteralmente insanguinati, denaro di un ente corrotto e coperto dagli scandali che sta sfruttando le Olimpiadi per alimentare la sua lotta di potere contro il CIO a spese delle persone LGBTQIA+ di tutto il mondo, inevitabilmente risucchiate dalla stessa retorica ‘anti-gender’ di Putin, Trump e Orban”. “Kremlev, presidente di IBA, continua a dire che Khelif è biologicamente un uomo, falso, alimentando l’idea della presunta minaccia per gli sport femminili rappresentata dalle persone trans, che in questa vicenda non c’entrano, e più in generale l’idea di un ipotetico ordine naturale da ristabilire”, dice Coco,è chiara la convergenza di interessi tra IBA e Putin, così come è chiaro l’accanimento strumentale proprio contro una donna, Khelif, per screditare il CIO. In questa storia, l’internazionale nera dei partiti più estremisti in tutto il mondo sfrutta la controversia. IBA-CIO per costruire un argomento a sostegno di Trump alle presidenziali americane, contro i diritti, l’autodeterminazione e le libertà civili. Un boomerang è però in arrivo all’orizzonte, perché il mondo ha già capito, anche grazie alle testimonianze delle precedenti avversarie di Khelif, che si tratta di una messa in scena colossale che sta rovinando proprio ciò che si vorrebbe difendere, ovvero la partecipazione serena delle atlete a una competizione olimpica femminile”, conclude.

Su X, il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, ha commentato così: “Non solo la polemica su Imane Khelif è costruita su una gigantesca fake news. È una fake news premiata da Putin attraverso l’Iba guidata dal russo Umar Kremlev, che ha deciso di premiare in denaro Angela Carini. Ora, chi ha cavalcato questa bufala putiniana per lanciare i soliti banali strali omofobi contro teoria gender e cultura woke, non si vergogna nemmeno un po’? E chi è andato a stringere mani e ad accarezzare guance, tipo Giorgia Meloni, non si vergogna nemmeno un po’? La verità è che questa premier, questo Governo e questa destra stanno isolando l’Italia anche nello sport, rimediando una sequenza di figuracce olimpiche da record del mondo”.

L’INCONTRO CON L’ITALIANA CARINI

Imane Khelif ha affrontato all’Olimpiade di Parigi 2024 Angela Karini nel match del primo turno del torneo di boxe femminile della categoria 66 kg. L’italiana si è ritirata dopo 46 secondi per un colpo subito dall’avversaria “molto doloroso” – ha detto – lasciando così intendere – per la gioia della Destra, della premier Meloni e del presidente del Senato La Russa, che puntano a screditare, così come la disinformazione della Russia, i Giochi di Parigi – che Imane non è una donna ma un uomo, quindi in vantaggio competitivo sulla boxeur italiana. L’azzurra ha abbandonato dopo 46″ e dopo aver ricevuto un paio di colpi, a suo dire, troppo forti. L’algerina schiva le polemiche, in sua difesa l’allenatore e la federazione algerina che parlano di campagna denigratoria.

C’è da dire, comunque, che in passate competizioni internazionali l’atleta algerina è stata sconfitta varie volte. L’allenatore della Carini ha spiegato su Fb che la sua atleta aveva avuto nei giorni scorsi un’infezione a un dente e aveva fatto ricorso ad antibiotici. Resta la strumentalizzazione politica, da eterni vittimisti e provinciali, del nostro ministero dello Sport che ha parlato di un match non alla pari, dimenticando che da settimane si sapeva della partecipazione della boxeur algerina al torneo olimpico. Nessuno ha eccepito alcunché. Il Comitato Olimpico Internazionale, dopo aver analizzato tutti i requisiti dell’algerina l’aveva ammessaalla competizione, come tre anni fa a Tokyo.

L’atleta algerina, 25 anni, è finita sotto i riflettori: l’esclusione dagli ultimi Mondiali per un livello elevato di testosterone ha acceso il dibattito. Khelif, secondo il Cio, ha tutti i requisiti per partecipare alla competizione femminile ai Giochi. Non è una trans, come è stata erroneamente definita. Khelif, sulla base delle informazioni disponibili, è una persona intersex.

La definizione – come ricorda l’Istituto superiore di sanità – “include tutte le variazioni innate (ovvero presenti fin dalla nascita) nelle caratteristiche del sesso”. Tali variazioni “possono riguardare i cromosomi sessuali, gli ormoni sessuali, i genitali esterni o le componenti interne dell’apparato riproduttivo”. Khelif si è sempre socializzata come donna e tutta la sua carriera agonistica si è sviluppata nelle competizioni femminili.
LE PAROLE DI ANGELA CARINI. Poco dopo il ritiro a Parigi 2024 contro la pugile algerina Khelif – un episodio molto discusso perché la vincitrice è intersex – Angela Carini ha commentato con amarezza: “Io sono sempre andata oltre le polemiche. Chiunque hai di fronte per me non fa la differenza. Io mi sono fermata perché ho sentito un forte dolore al naso. Ho sentito la presenza di mio padre, mi sono inginocchiata e ho detto ‘scusa papà, non ce la faccio’. Il secondo colpo l’ho sentito sul naso fortissimo e lì ho capito che o mi fermavo o mi sarei potuta fare davvero male”.

 

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Il nome di Khelif – ricorda un lancio dell’agenzia Adn Kronos – è finito sotto i riflettori durante i Mondiali del marzo 2023: l’atleta algerina è stata squalificata dalla competizione organizzata dall’International Boxing Association – che non viene riconosciuta dal Cio e in passato al centro di episodi di corruzione – perché i test avrebbero evidenziato un livello eccessivo di testosterone e la presenza di cromosomi maschili nel Dna. La squalifica, contestata dall’atleta, è scattata dopo una “meticolosa revisione” e ha portato all’esclusione di due concorrenti – anche la taiwanese Lin Yu-ting – che avrebbero avuto “vantaggi competitivi” sulle rivali.

Imane Khelif e la taiwanese Lin Yu-Ting sono state ammesse dal CIO nelle competizioni femminili già a Tokyo 2020. Entrambe, un anno fa, erano invece state escluse, come detto, dal Campionato del Mondo a causa di un livello di testosterone troppo alto. Il Comitato Internazionale Olimpico, che fissa la soglia massima a 10 nmol/L, ha dato il via libera alla partecipazione.

A Parigi, il Cio non è sceso nei dettagli e si è limitato ad evidenziare che tutte le atlete iscritte alle competizioni rispettano i requisiti. Khelifi è alla seconda Olimpiade, dopo quella di Tokyo 2020 in cui non ha centrato il podio nella categoria 60 kg. Ha scoperto la boxe pochi anni fa, dopo aver visto in tv le Olimpiadi di Rio 2016. Dal villaggio di Tairet, è iniziata la sua rincorsa. Contro la volontà della famiglia, che all’inizio non l’ha appoggiata. Dieci chilometri ogni giorno per arrivare in palestra, ha venduto metallo raccolto nei rifiuti per pagarsi l’autobus e gli allenamenti. Risultato: debutto ai Mondiali del 2018 chiusi al 17esimo posto. La crescita è stata graduale, nel 2021 e nel 2022 è stata premiata come migliore atleta algerina, ora è anche ambasciatrice dell’Unicef. “Ho iniziato con nulla, ora ho tutto – ha detto in un colloquio con l’Unicef-. E ora entrambi i miei genitori mi sostengono, sono i miei più grandi tifosi”. Il messaggio che vuole mandare dal ring di Parigi è indirizzato alle ragazze: “Non lasciate che gli ostacoli vi fermino. Io sogno la medaglia d’oro”.

LA PROSSIMA AVVERSARIA DI IMANE: “NON HO PAURA”

Ritirata Angela Carini, ora a Imane Khelif tocca un’altra avversaria, l’ungherese Anna Luca Hamori. E lei tutto il problema della eventuale (non provata) eccessiva mascolinità dell’algerina – ormai un caso internazionale: “Non ho paura, non vedo l’ora. Se lei o lui è un uomo, sarebbe una vittoria più grande per me, se vincessi”.

“Non mi interessano le polemiche, cosa sta succedendo sui social media in questo momento”, dice Hamori. “Voglio solo concentrarmi su me stessa e so perché sono venuto qui. Voglio vincere una medaglia alle Olimpiadi. Quindi non mi interessa niente. Andrò sul ring e vincerò“. Hamori non l’ha capita, Carini: “È stata una scelta sua. Non capisco perché pensavo che la mente di ogni pugile fosse uguale alla mia. Non arrendetevi mai. So che non lo farò mai in tutta la mia vita”. “Non vedo l’ora di combattere. Nel mio club, a casa, ho solo ragazzi e compagni di squadra maschi. Non è una novità per me”.

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