venerdì 15 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

OMICIDIO VASSALLO / Colonnello dell’Arma tra i 4 arrestati dopo 14 anni

Sono trascorsi 14 anni dall’omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica, in provincia di Salerno. Era il 5 settembre del 2010 quando fu raggiunto da nove colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata. Vassallo, ed è questo il movente scoperto dai magistrati, era pronto a denunciare un traffico di droga che coinvolgeva esponenti della camorra e dell’Arma. Secondo gli inquirenti, il sindaco aveva confidato all’allora procuratore capo di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, di avere dei sospetti su alcuni camorristi e su uomini dell’Arma dei carabinieri. Fu ucciso prima che potesse formalizzare la sua denuncia. Per i figli di Vassallo “questa inchiesta è solo agli inizi”, lasciando presagire la convinzione che altre persone sono implicate nell’uccisione del padre.

Gli inquirenti hanno condotto indagini piuttosto complesse, che negli anni hanno visto diversi colpi di scena, depistaggi e lunghe fasi di stallo. Oggi la svolta clamorosa: quattro arresti, tra i quali un alto ufficiale dei carabinieri. I provvedimenti restrittivi riguardano il colonnello dell’Arma, Fabio Cagnazzo (nella foto sotto), il figlio del boss nonché collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, appartenente al clan di Scafati Loreto-Ridosso, dell’imprenditore Giuseppe Cipriano e dell’ex brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi. Il raggruppamento operativo speciale dei carabinieri di Roma ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere. Contestato agli indagati l’omicidio volontario.

MOVENTE: IL TRAFFICO DI DROGA

Il colonnello Cagnazzo,  per anni a capo della compagnia di Castello di Cisterna, è stato protagonista a Napoli e provincia di alcune indagini sui più potenti clan di camorra. E’ diventato, nel tempo, comandante provinciale a Frosinone, e da circa un anno e mezzo risultava tra gli indagati per la morte di Vassallo. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, il movente dell’assassinio sarebbe legato alla scoperta, da parte del sindaco Vassallo, di un traffico di stupefacenti riconducibile ad ambienti camorristici e nel quale sarebbero stati coinvolti anche esponenti dell’Arma. Vassallo sarebbe stato ucciso dopo aver confidato ciò che sapeva sulla vicenda all’ex procuratore capo di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, ma prima di poter formalizzare la sua denuncia ad un carabiniere di assoluta fiducia dello stesso Greco. Sempre secondo quanto sostenuto dall’accusa, Cagnazzo si sarebbe reso protagonista di un’attività di depistaggio delle indagini organizzata già prima che Vassallo venisse ucciso.

“Rimaniamo in attesa di conoscere una verità giudiziaria, siamo molto felici del lavoro di approfondimento che la Procura di Salerno ha voluto fare in questi lunghi anni e soprattutto nell’ultimo periodo”. Lo ha riferito all’Agenzia Ansa l’attuale sindaco di Pollica, Stefano Pisani, dopo gli arresti per l’omicidio di Vassallo. “Finalmente avremo modo di approfondire un pezzo degli interrogativi che ci siamo posti nel tempo e che non avevano avuto ancora risposta. Quindi continuiamo ad avere fiducia nella magistratura ma devo dire che i provvedimenti di custodia cautelare di cui leggiamo in questi momenti ci fanno ben sperare”.

DA ANNI DUBBI SULLE INDAGINI

Arriva, dunque , una svolta significativa nel caso della morte del “sindaco pescatore”, morto 14 anni fa dopo che nove colpi di pistola gli erano stati sparati a distanza ravvicinata. Gli inquirenti hanno condotto indagini piuttosto complesse, che negli anni hanno visto diversi colpi di scena, depistaggi e lunghe fasi di stallo. Proprio di recente, il fratello, Dario Vassallo, aveva parlato a Sky TG24 Insider: “Ad Acciaroli tradiscono la sua memoria, ci sono altre persone coinvolte nel suo omicidio”, aveva detto. Due anni fa, era il 2022, erano arrivate le parole del figlio Antonio. “Abbiamo sempre saputo che le indagini sull’omicidio di mio padre erano complicate. Sono stati commessi dalle forze di polizia errori mai visti, neppure nei film. Per molto tempo ci siamo chiesti se ciò fosse accaduto per incapacità, negligenza o invece volontariamente per creare confusione e depistaggi”. Le parole di Vassallo, erano arrivate proprio nei giorni in cui 9 persone, tre delle quali appartenenti all’Arma dei Carabinieri, erano state ufficialmente indagate.

UN SINDACO MOLTO AMATO

Vassallo era chiamato anche “sindaco pescatore” perché prima di essere primo cittadino del Comune sul mare del Cilento, Pollica, per tre mandati – dal 1995 al 1999, dal 1999 al 2004 e dal 2005 al 2010 – era stato proprio un pescatore. Nel 2010 era stato eletto per il suo quarto mandato. Esponente del Pd, in passato era stato anche consigliere provinciale a Salerno. Oltre ad essere stato sindaco, era stato anche presidente della Comunità del Parco, organo consultivo e propositivo dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, composto da 80 comuni del Cilento e del Vallo di Diano e da otto Comunità montane. Oltre ad aver guidato la Comunità Montana Alento Monte Stella ed esser stato presidente delle ‘Città Slow’ nel mondo. Ambientalista, particolarmente amato dai suoi concittadini, viene ricordato pure per alcune ordinanze particolari. Nel gennaio 2010, ad esempio, ne firmò una che prevedeva una multa fino a mille euro per chi veniva sorpreso a gettare a terra cenere e mozziconi di sigarette.

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