Ecco spiegato perché si fanno le guerre e perché ci si arma fino ai denti: non per i cosiddetti valori sbandierati dai vari demagoghi in circolazione, ma per le più indispensabili e quindi molto remunerative risorse minerali. In ultima analisi metalli indispensabili per produrre cellulari, TV, schermi lcd, lampade, hard disk dei computer, fibre ottiche, apparecchiature mediche, magneti permanenti, sensori elettrici, turbine eoliche, pannelli fotovoltaici e, soprattutto, congegni per l’elettrificazione delle auto.
Trump, nella sua ultima rivendicazione, non è andato per il sottile e nell’intervista a Fox Nerws ha rivelato di aver chiesto all’Ucraina le terre rare per un’equivalente di 500 miliardi di dollari. E le autorità di Kiev, ha aggiunto, “hanno essenzialmente acconsentito”. In altre parole, nella sua brutale chiarezza, il presidente degli Stati Uniti vuole che gli venga garantito l’enorme investimento fatto in Ucraina. La contropartita sono le terre rare, in pratica metalli indispensabili nei settori della tecnologia avanzata e delle energie rinnovabili.
“E ho detto loro che voglio l’equivalente di 500 miliardi di dollari di terre rare, e hanno sostanzialmente accettato di farlo, così almeno non ci sentiamo stupidi. Altrimenti siamo stupidi. Ho detto loro, dobbiamo, dobbiamo ottenere qualcosa. Non possiamo continuare a pagare questi soldi”, ha detto Trump che la scorsa settimana ha detto che gli Stati Uniti sono interessati a ricevere terre rare dall’Ucraina e si aspettano di ricevere garanzie di fornitura in cambio di aiuti finanziari e militari.
Nell’intervista a Fox News, Trump ammette che parte dell’Ucraina “potrebbe diventare un giorno territorio russo”. Nell’integrale dell’intervista Trump afferma: “L’Ucraina deve garantire la “sicurezza degli investimenti degli Stati Uniti in quanto il Paese potrebbe diventare un giorno territorio russo. Hanno terreni di enorme valore in termini di terre rare, in termini di petrolio e gas, in termini di altre cose. Voglio che i nostri soldi siano protetti, perché stiamo spendendo centinaia di miliardi di dollari. E sapete, potrebbero fare un accordo, potrebbero non farlo. Potrebbero essere russi un giorno, o potrebbero non essere russi un giorno”, ha affermato Trump. Ha anche osservato che Washington ha investito in Ucraina “più di 300 miliardi di dollari, probabilmente 350 miliardi di dollari, e l’Europa è dentro per probabilmente 100 miliardi di dollari, noi siamo dentro per più del doppio”.
LE TERRE RARE
Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi della tavola periodica (tra cui il lantanio, il cerio e lo scandio) che trovano un’ampia applicazione nei settori della tecnologia avanzata e delle energie rinnovabili.
Sono metalli fondamentali ad esempio per creare magneti permanenti, fibre ottiche e batterie ricaricabili, cruciali nell’industria delle auto elettriche e ibride, ma anche per costruire le turbine eoliche e i pannelli solari. Costituiscono inoltre un elemento imprescindibile negli schermi di desktop e smartphone e sono insostituibili nella realizzazione di apparecchiature di medicina avanzata (tra gli altri, per le macchine chirurgiche e la risonanza magnetica). Addizionalmente, sono largamente utilizzate anche nell’industria della difesa, ad esempio per la realizzazione di radar.
Per queste ragioni le terre rare sono considerate essenziali per le transizioni ecologica, energetica e digitale. Per i prossimi decenni la banca mondiale prevede infatti un aumento esponenziale nella domanda di tali minerali.
L’utilizzo crescente di terre rare comporta tuttavia dei problemi. In primo luogo le terre rare, pur essendo presenti in moltissimi siti diffusi globalmente, si presentano in natura in quantità estremamente ridotte e poco concentrate, legate con altri minerali all’interno di composti. Estrarle è un processo lungo e difficoltoso, variabile anche a seconda del materiale e dello specifico sito. Ma soprattutto è un processo altamente inquinante, come evidenzia la conferenza delle nazioni unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad).
A oggi il principale produttore di terre rare a livello globale è la Cina. Secondo i dati forniti dall’agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), nel 2020 il paese asiatico da solo produceva 140mila tonnellate metriche di terre rare, il 33% in più rispetto al 2016, quando ne produceva 105mila. Al secondo posto si trovano gli Stati Uniti, la cui produzione, decisamente inferiore rispetto a quella cinese, è però aumentata del 171% tra il 2018 (quando ne produceva 14mila) e il 2020 (38mila). Altri importanti produttori sono il Myanmar, con 30mila tonnellate metriche nel 2020, e l’Australia (17.000). Seguono Madagascar (8.000), India (3mila), Russia (2.700), Thailandia (2.000), Vietnam e Brasile (entrambi con 1.000) e Burundi (500). Tutti gli altri Stati insieme arrivano ad appena 100 tonnellate.
Le terre rare sono imprescindibili, nel medio termine, per raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica. Ciononostante, presentano numerose problematiche. La loro estrazione è onerosa e inquinante. Risulta particolarmente dannosa anche per la qualità della vita e la salute delle persone che vivono in prossimità delle miniere e costituisce quindi un rischio anche a livello sociale. Ragioni queste che hanno generato una campagna di sensibilizzazione nel comune spagnolo di Campo de Montiel sui pericoli per le persone e per l’ambiente. Un progetto che ha prevenuto con successo l’apertura di una miniera di terre rare nella zona.
A questo si aggiunge il fatto che il processo produce molti rifiuti, che necessitano di un trattamento specifico. Oltre agli effetti nocivi sull’ambiente circostante, con un impatto particolarmente forte sulla biodiversità. Il che comporta che l’utilizzo delle terre rare dovrà essere accompagnato dal riciclo e dal riuso – come riporta uno studio del 2018, appena l’1% di tali materiali viene riciclato – e da una particolare attenzione al benessere ambientale, animale e umano.
DAL POLITECNICO DI TORINO… si chiamano Terre Rare, ma sono in realtà metalli e non sono affatto rare. Sono, infatti, relativamente abbondanti nella crosta terrestre almeno quanto il rame che, invece, è un metallo comune. Piuttosto, a essere rari sono i giacimenti sfruttabili e ancor più rari sono i giacimenti ricchi di terre rare pesanti, il vero e proprio miraggio per la transizione energetica.
Per anni, le Terre Rare (d’ora in avanti REE, dall’inglese Rare-Earth Elements) sono rimaste un argomento di nicchia, appannaggio di una ristretta cerchia nella comunità tecno-scientifica, ma con il proliferare di tecnologie sempre più avanzate, come smartphone di ultima generazione, turbine eoliche ed automobili elettriche, stanno rapidamente scalando l’agenda del dibattito pubblico. A ben vedere, infatti, il tema ha ripercussioni non solo dal punto di vista scientifico e tecnologico ma anche da quello economico e geopolitico.
Stando alla definizione dell’International Union of Pure and Applied Chemistry, le REE sono un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica.Hanno nomi piuttosto esotici, anche se alcuni cominciano a essere meno sconosciuti: Lantanio (La), Cerio (Ce), Praseodimio (Pr), Neodimio (Nd), Promezio (Pm), Samario (Sm), Europio (Eu), Gadolinio (Gd), Terbio (Tb), Disprosio (Dy), Olio (Ho), Erbio (Er), Tulio (Tm), Itterbio (Yb), Lutezio (Lu), Ittrio (Y) e Scandio (Sc).
In base al peso atomico, i magnifici 17 si raggruppano in Terre Rare Leggere e Terre Rare Pesanti. Sono difficilissime da separare l’una dall’altra, ma, a parte il Promezio che in natura non esiste, ognuna di esse ha proprietà molto diverse e conferisce alle tecnologie che ormai utilizziamo tutti i giorni proprietà straordinarie, inimmaginabili fino a pochi anni fa. La prima scoperta di REE risale al 1787, quando il tenente dell’esercito svedese Carl Axel Arrhenius rilevò un minerale che al suo interno aveva un mix di REE, dal quale solo 16 anni più tardi, nel 1803, venne isolato il Cerio. Il lavoro proseguì con intensità crescente negli anni a seguire, tanto che la quasi totalità delle REE venne scoperta tra il 1839 e il 1900.
Per ogni cellulare ci sono in media 9 grammi di Rame, 11 grammi di Ferro, 250 milligrammi di Argento, 24 milligrammi di Oro, 9 milligrammi di Palladio, 65 grammi di plastica e 1 grammo di un mix di REE, per la precisione Praseodimio, Neodimio, Cerio, Lantanio, Samario, Terbio, Disprosio. Nella batteria al Litio del cellulare, invece, sono contenuti 3.5 grammi di Cobalto e un altro grammo di REE.
Non solo nei nostri cellulari, ma anche nelle TV, negli schermi lcd, nelle lampade, negli hard disk dei computer, nelle fibre ottiche, in molte apparecchiature mediche recenti, nei magneti permanenti, nei sensori elettrici, nelle turbine eoliche e nei pannelli fotovoltaici… sono ovunque. Ma è soprattutto con l’elettrificazione delle automobili che l’esistenza e l’impiego delle REE sta diventando un argomento saliente anche al di fuori delle cerchie di esperti ed esperte.
Fondamentali per l’economia del presente e del futuro mondiale, le REE servono per sviluppare tecnologie avanzatissime nel campo dell’aerospazio, della difesa e delle energie rinnovabili, ma anche nel settore medico, e perfino in quello petrolchimico, nel processo di raffinazione del petrolio greggio. Oggi, nell’era dell’innovazione e del progresso scientifico, sono diventate essenziali per la produzione dei dispositivi di alta tecnologia e cruciali per l’economia globale moderna. Ma, soprattutto, non ci può essere transizione ecologica senza REE, senza le quali non si potrebbe parlare di mobilità sostenibile e di energia rinnovabile.
Nei prossimi anni, la domanda di REE è destinata a crescere in modo esponenziale, anche a causa di una generalizzata intensificazione materiale, a cui stiamo assistendo da un paio di decenni, cioè la presenza di un elevatissimo numero di differenti elementi chimici all’interno di dispositivi di uso generalizzato.