martedì 3 Dicembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

Ma come si sceglie un candidato sindaco?

di Piero Di Antonio

– Come si sceglie un candidato sindaco? Mistero. E’ uno dei riti della politica di corto respiro che affligge non da oggi la sinistra. Da settimane, da mesi, ci si chiede quale potrebbe essere un buon candidato per la carica che a Ferrara sarà in ballo nella prossima primavera. A destra non sembra vi siano dubbi: Alan Fabbri sarà riconfermato, a meno che le sue mire personali non guardino più in alto.

Ma a sinistra? Stiamo lavorando sodo, ha voluto far sapere il segretario provinciale del Pd, Nicola Minarelli, in una intervista con Il Resto del Carlino. In pratica – al di là di un linguaggio e un’esposizione dei concetti ancien régime (ragazzi, maggiore scioltezza, risparmiateci per cortesia concetti pallosi) – il partito che dovrebbe indicare la persona sulle cui spalle caricare il programma fa sapere che la tanto attesa decisione sul “competitor” della Lega e della Destra sarà presa dal tavolo di confronto dei partiti di opposizione. E, ci si sbilancia sull’orientamento verso un “civico”.

Alt. Fermiamo l’attenzione su due concetti: il tavolo di confronto e la proposta di un civico. Dove sarebbe questo tavolo di confronto? E chi è stato invitato, oltre ai titolari di incarichi nei partiti? Occorre immaginarlo, ma la prima immagine che viene in mente è che un gruppetto di soliti noti si sia riunito più volte per fare una sintesi sul programma e su chi deve attuarlo.

Resta inevasa, però, una domanda: chi è stato invitato? Siamo certi che in quel tavolo erano presenti tutte le espressioni civili e tutte le energie, vecchie e nuove, che la città potrebbe esprimere? Oppure è l’eterna autoinvestitura dettata dal fatto che bisogna impedire che qualche esterno rompa le uova nel paniere?

Che i problemi di Ferrara siano quelli indicati da Minarelli è pacifico. Ma, ahinoi, quante energie sono rimaste fuori… E dove la mettiamo l’esigenza di freschezza per una carica così importante? Non serve soltanto sbandierare un curriculum, in genere destinato al fallimento come s’è visto in precedenti occasioni, a Ferrara e altrove.

Occorrono idee giovani, innovative e, soprattutto coraggiose. Che devono camminare sulle gambe di chi non si fa tirare la giacca nel momento delle scelte fondamentali dai portatori di interessi spesso in evidente contrasto con il volere dei cittadini.

Devono tornare il sorriso, la fierezza e la passione. A Cento c’è un sindaco 27enne; alla guida dei dem una giovane donna che nessuno aveva visto arrivare, forse perché il potente e favorito “competitor” è stato accecato dai trionfi preconizzati dai sondaggi. Non si scelga un candidato con la filosofia della “o la va o la spacca”, anche se sembra davvero questa la strategia del centrosinistra e del suo più grande partito di riferimento.

Come si fa a far tornare alle urne i tanti che, per punire una classe dirigente non all’altezza, si sono asserragliati in casa a godersi lo spettacolo della sconfitta? Il cosiddetto tavolo se lo è mai chiesto? Se lo sta chiedendo? Non dovrebbe, invece, “spaccare” la calma piatta che governa il mondo della sinistra? Come si fa? Qui sta il difficile, ma non l’impossibile.

Ma una partenza con il piede giusto potrebbe aversi con una semplice considerazione. Rinunciare alla parola “civico”. Che vuol dire? Esistono forse due politiche? La politica di chi fa politica e il candidato civico che fa politica senza darlo tanto a vedere?

Bisogna far confluire le due strade sulla via maestra: la politica fatta di scelte chiare, individuabili, coraggiose e con una buona dose di anticonformismo rispetto alla vulgata di luoghi comuni, parole trite e ritrite, liturgie da vecchi e stanchi dibattiti su temi stantii.

A furia di scegliere, tecnici, civici, banchieri, bocconiani, umili servitori delle istituzioni, gente esperta o gente nuova solo per l’anagrafe si è arrivati a lasciare il campo largo, nei voti, alla Destra. Lì, i partiti e le lobby non si pongono problemi, poiché sono gli interessi a unirli e a cementificare le alleanze.

A sinistra, invece, si pongono tanti distinguo, si alzano tanti ditini di chi ha sempre da dire e da suggerire qualcosa di unico, originale e trionfale. Mai nessuno che invochi la più grande e vincente strategia della battaglia: il coraggio.

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