Brutte notizie per le famiglie italiane, con l’inflazione che a gennaio sale all’1,5% e i prezzi al dettaglio che rialzano la testa. Lo afferma Assoutenti, che giudica preoccupanti i dati sull’inflazione di gennaio resi noti dall’Istat.
“Il caro-energia continua a tenere i consumatori in ostaggio con effetti negativi diretti sul tasso di inflazione – spiega il presidente Gabriele Melluso – I beni energetici regolamentati rincarano infatti del 27,5% su base annua e del +14,2% in un solo mese, mentre i prezzi dell’energia elettrica sul mercato libero salgono a gennaio del +5% rispetto a dicembre. Il timore è che i recenti rialzi registrati su mercati internazionali dell’energia possano portare a breve a nuovi aumenti delle bollette di luce e gas in tutti i mercati attualmente in vigore, con effetti a cascata non solo per le famiglie ma anche per le imprese”.
“Per tale motivo rivolgiamo un appello al governo affinché adotti con urgenza tutti gli strumenti necessari per limitare la crescita delle tariffe dell’energia e contrastare le speculazioni sui mercati che arricchiscono pochi danneggiano milioni di famiglie e imprese” – conclude Melluso.
I DATI DELL’ISTAT
A gennaio 2025 l’inflazione sale, arrivando a 1,5% dall’1,3% di dicembre 2024. Tale andamento riflette prevalentemente l’esaurirsi delle spinte deflazionistiche dei prezzi degli Energetici (-0,7% da -2,8% di dicembre), a seguito della marcata accelerazione dei prezzi della componente regolamentata (+27,5% da +12,7%). Nel comparto alimentare, la dinamica tendenziale dei prezzi rimane stabile su valori leggermente superiori al tasso di inflazione, così come quella del “carrello della spesa” (ferma a +1,7%). Tra i Servizi, rallentano i prezzi di quelli relativi ai trasporti, mentre sale il ritmo di crescita di servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. A gennaio l’inflazione di fondo resta stabile a +1,8%.
Con riferimento alle cinque ripartizioni geografiche, a gennaio 2025, si registra una generale accelerazione del tasso d’inflazione. La variazione percentuale sui dodici mesi è più alta di quella nazionale nel NordEst (da +1,4% a +1,7%), nel Sud (da +1,3% a +1,7%), nel Centro (da +1,3% a +1,6%) e nelle Isole (da +1,2% a +1,6%), mentre risulta inferiore nel Nord-Ovest (da +1,1% a +1,3%). Tra i capoluoghi delle regioni e nei Comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti, l’inflazione più elevata si osserva a Bolzano e a Rimini (entrambe a +2,5%) e a Padova (+2,2%), mentre le più contenute si hanno a Livorno, Brescia, Aosta (tutte a +0,9%) e a Firenze (+0,6%).
L’accelerazione tendenziale è prevalentemente dovuta all’aumento dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +12,7% a +27,5%), ma anche all’attenuarsi della flessione di quelli dei Beni energetici non regolamentati (da -4,2% a -3,0%) e alla lieve accelerazione dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,1% a +3,3%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla decelerazione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +3,6% a +2,5%).
Nel mese di gennaio l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile (a +1,8%), mentre quella al netto dei soli beni energetici sale lievemente (da +1,7% a +1,8%).
La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni evidenzia un’accelerazione (da +0,2% a +0,7%), mentre quella dei servizi rimane stabile (a +2,6%). Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni si riduce, portandosi a +1,9 punti percentuali (da +2,4 di dicembre 2024).
Il tasso tendenziale di variazione dei prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona si mantiene a +1,7%, mentre quello dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto aumenta (da +1,7% a +2,0%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette l’evoluzione dei prezzi degli Energetici regolamentati (+14,2%) e non regolamentati (+2,7%), degli Alimentari lavorati e non lavorati (+0,9% entrambi), dei Beni durevoli (+0,6%), dei Servizi relativi all’abitazione, dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dai Servizi vari (+0,4% per tutti e tre). Al contrario, un effetto di contenimento della dinamica congiunturale dell’indice generale si deve alla diminuzione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-2,3%).
L’inflazione acquisita per il 2025 è pari a +0,9% per l’indice generale e a +0,5% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dello 0,8% su base mensile, per effetto dell’avvio dei saldi invernali di abbigliamento e calzature (non considerati per l’indice NIC), e aumenta dell’1,7% su base annua (in accelerazione da +1,4% di dicembre 2024), confermando la stima preliminare. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, cresce dello 0,6% rispetto a dicembre 2024 e dell’1,3% rispetto a gennaio 2024.