Il consiglio dell’istituto comprensivo di Pioltello ha deciso, all’unanimita’, la chiusura della scuola il 10 aprile per la fine del Ramadan. Cio’, dopo aver rettificato il calendario scolastico, in contrapposizione con l’indicazione del ministro Valditara che ha osteggiato la chiusura della scuola voluta dal preside e dal corpo insegnanti per rispettare la fine del Ramadan e per evitare le classi semivuote. Il 40 per cento degli alunni proviene, infatti, da famiglie di religione islamica. La decisione di oggi pomerioggio presa dal consiglio d’istituto senza un voto contrario è destinata a rinfocolare la polemiche scatenate dalla Destra e di cui il ministro dell’Istruzione si era fatto portavoce inviando anche degli ispettori.
Il ministro Valditara dimostra di fare buon viso a cattivo gioco. Ha così commentato: “Le polemiche di questi giorni si dimostrano, quindi, velleitarie e pretestuose. È stato anzi opportuno il richiamo al rispetto delle regole previste dall’ordinamento. Adesso sarà l’ufficio scolastico regionale, nell’esercizio delle sue prerogative, a fare tutte le ulteriori valutazioni del caso. Io continuo a credere che una vera e costruttiva inclusione necessiti di scuole aperte e non chiuse”.
LA SOLIDARIETA’ DEI SACERDOTI
Le parrocchie di Pioltello a fianco dell’istituto comprensivo “Iqbal Masih” al centro di una furiosa polemica politica dopo la decisione, assunta quasi un anno fa dal Collegio docenti e dal Consiglio di istituto, di sospendere le lezioni il 10 aprile in occasione della festa di fine Ramadan. «Piena solidarietà al preside e a tutto il Consiglio di istituto», è espressa in una lettera firmata da don Giacomo Roncari, don Marco Taglioretti e don Andrea Andreis, parroci di Pioltello e frazioni. La lettera – scrive Paolo Ferrario sul giornale della Cei “Avvenire” – sarà letta al termine delle Messe.
La decisione del Consiglio di istituto è nata da una seria e attenta capacità di leggere il tessuto sociale della nostra città – si legge –. Non accettiamo in alcun modo i toni aspri e violenti con cui in questi giorni si è manifestato il dissenso, trasformando una scelta ponderata in una battaglia politica o ideologica».
I sacerdoti, inoltre, ritengono che «la decisione, presa in modo collegiale, di chiudere la scuola in occasione della fine del Ramadan sia nata dal buon senso di chi opera ogni giorno in una realtà multietnica con passione e cura per ogni persona e per la sua identità». Da qui, appunto, la «piena solidarietà» alla comunità scolastica dell’“Iqbal Masih”. Nei giorni scorsi, il responsabile dell’ufficio Ecumenismo e dialogo dell’Arcidiocesi di Milano, Roberto Pagani, aveva dichiarato che la scelta dell’istituto «favorisce il dialogo».
Intanto, al termine di una settimana ad alta tensione, l’istituto comprensivo di Pioltello si prepara ad affrontare il giorno più importante. Oggi, lunedì, il Consiglio d’istituto, convocato in seduta straordinaria, dovrà decidere se confermare la sospensione delle lezioni per il 10 aprile oppure aderire all’invito del Ministero dell’Istruzione e del Merito di annullare la delibera votata all’unanimità lo scorso maggio.
Nei giorni scorsi, gli ispettori inviati dal Ministero attraverso l’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, avevano riscontrato «talune irregolarità» nella delibera e il direttore generale Luciana Volta, aveva «invitato il dirigente scolastico, nella sua qualità di garante della legittimità dell’azione amministrativa della scuola, a valutare la disapplicazione della delibera e la possibilità dell’annullamento in autotutela da parte dello stesso Consiglio d’istituto, al fine di assicurare il rispetto delle disposizioni in materia», si legge in una nota ministeriale.
Oltre a quella della Chiesa locale, non si ferma la solidarietà al dirigente Alessandro Fanfoni e ai docenti di Pioltello, che si sono appellati direttamente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invitandolo a visitare la scuola e a far cessare le polemiche. «Non vogliamo istituire nessuna nuova festività religiosa, lasciateci fare scuola», è stato l’appello degli insegnanti. Che avevano deciso di sospendere le lezioni perché oltre il 40% degli alunni è di religione musulmana e per la fine del Ramadan, una delle feste più importanti dell’islam, a scuola non ci sarebbero andati comunque.
«Non avrebbe senso far lezione con le classi semivuote», è stato il ragionamento dei docenti. Una giustificazione che, però, non è piaciuta al Ministero che ha mandato gli ispettori. A sostegno di preside e insegnanti è stata avviata anche una petizione, che ha raccolto tremila adesioni in ventiquattr’ore. E «piena solidarietà» è arrivata anche dal direttivo nazionale dell’Andis, Associazione nazionale dirigenti scolastici.
Un altro “caso” è, infine, scoppiato a Soresina, in provincia di Cremona. Qui, la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo “Bertesi”, Daniela Romano, ha inviato una circolare agli insegnanti, sollecitati a «dimostrare sensibilità culturale e religiosa» verso gli studenti musulmani che, in queste giornate, arrivano a scuola digiuni per rispettare il precetto del Ramadan e «potrebbero essere affetti dalla riduzione dell’energia».
Un’attenzione «inaccettabile» per la Lega, perché «realizza un trattamento di favore, non richiesto e non previsto, nei confronti degli alunni che professano una certa religione», dichiarano i consiglieri comunali Andrea Ferrari e Alice Ferrari.