Semaforo verde di Stefano Bonaccini al ritorno di Matteo Renzi nella coalizione di centrosinistra. L’ex presidente dell’Emilia si oppone, infatti, al veto posto da Giuseppe Conte sull’ex segretario dem. Il Pd è chiamato ad affrontare a novembre le sfide delle regionali in Emilia, Umbria e Liguria.
Si ripropone quindi un dilemma che brucia e divide non solo il partito ma tutta l’area progressista: accettare o meno che l’ex segretario torni a pieno titolo nel centrosinistra dopo le clamorose sbandate a destra? Per il presidente uscente dell’Emilia non ci sono dubbi: il campo largo deve aprire le porte al “pentito” o quantomeno stare ad ascoltare quel che ha da dire.
L’eventualità sta suscitando malumori perfino in Italia Viva dove emerge, e non da oggi, un orientamento decisamente più favorevole al centrodestra. Secondo alcuni sondaggi d’opinione delle ultime settimane, l’apporto di Renzi alla coalizione, visti i suoi recenti scarsi risultati elettorali, sarebbe insignificante. E ciò tralasciando di prendere in considerazione la fetta di elettorato che, in una simile eventualità, deciderebbe di astenersi o guardare altrove. Molti, a sinistra, non digeriscono Renzi e non lo voterebbero mai.
Ma c’è di più: l’ex presidente della Regione Emilia, oggi europarlamentare, nell’intervista di stamani al Corriere della Sera ha confermato che non scioglierà la sua corrente nel Pd, Energia Popolare, anzi la rilancerà con forza a inizio ottobre con una manifestazione nazionale a Roma: “Da lì – dice Bonaccini – usciranno proposte per rafforzare il profilo riformista e la vocazione maggioritaria del Pd, quale perno del centrosinistra”. Per addolcire la pillola in presenza di un’evidente contraddizione, Bonaccini descrive il partito “unito come non mai” e che il rapporto con Elly Schlein è solido.
Le contraddizioni di Bonaccini sono palesi: come può Elly Schlein, a meno di un’intesa riservata, accettare che si rafforzi nel partito una corrente che mal digerisce la politica della segretaria? C’è da ricordare che non pochi esponenti dem, nei loro profili social, pubblicano il logo della corrente, Energia Popolare, e non quello del Pd. Come dire: “Noi siano una cosa diversa”.
Il tempo dei veti personali “è finito – ha spiegato Bonaccini al Corsera – Per me valgono i programmi su cui si fanno gli accordi e la coerenza nella costruzione dell’alternativa alla destra sia a livello nazionale che nei territori” sempre in riferimento al veto di Conte su Renzi.
“Non c’è un solo territorio in cui il Movimento 5 Stelle si sia presentato alleato con le destre, mentre tante sono le alleanze fatte con il Pd e il centrosinistra alle ultime elezioni. Mi auguro sentano la responsabilità e l’ambizione di costruire assieme all’alternativa al governo Meloni per fare dell’Italia un Paese più giusto, sostenibile e moderno”, ha sottolineato Bonaccini, che ha aggiunto: “Costruire un’alleanza ‘contro’ la destra non basta, serve invece ‘l’alternativa’ a destre sovraniste e regressive. Certo servirà convergenza anche sulla politica estera per difendere democrazie e libertà, ma anche pretendere un’Europa che diventi soggetto politico capace di muoversi per ridurre conflitti e promuovere la pace. Che poi Conte non veda la differenza tra Trump e Harris, non ci impedisce di schierarci senza indugi al fianco di Kamala. Come penso farebbe la maggioranza degli elettori del M5s”.
Così parlò Bonaccini. Si voterà a novembre: che dice al riguardo Elly Schlein? (PdA)