Ezio Mauro ha diretto con successo La Repubblica per vent’anni dal 7 maggio 1996 al 14 gennaio 2016. Anche a Mauro,come al fondatrore del giornale Eugenio Scalfari, al momento della cessione del comando, fu assegnata una bella, grande stanza. Un po’ come si fa con i presidenti della Camera e del Senato, che mantengono un ufficio a Montecitorio e a Palazzo Madama. E Mauro, nella scia di Scalfari, assicurava tutti i giorni la sua presenza al giornale, sul modello di un ufficiale prussiano.
Da quindici giorni a Ezio Mauro, 75 anni da compiere a ottobre, è stato comunicato (a cura dell’amministratore delegato di Gedi, Maurizio Scanavino) che la sua stanza non c’è più. D’altronde a Repubblica non ci sono più scrivanie per tutti i redattori, ma solo un centinaio di postazioni, da utilizzare “a rotazione”, senza più effetti personali o foto di famiglia. La sede del quotidiano, che occupava vari piani del palazzo di Largo Fochetti, si è ridotta a un piano.
Mauro, dalla fine della sua direzione, ha collaborato con intensità alle pagine del giornale. Grandi ricostruzioni storiche (sull’avvento del comunismo in Russia, per esempio) e analisi politiche di alto livello. Sta pubblicando in questo periodo nelle pagine della Cultura di Repubblica le sue “Cronache della fine del fascismo” e interviene spesso con commenti in prima pagina sulla situazione politica, spiegando, in particolare, da dove viene e dove va il governo della Destra in Italia.
Con la nuova sistemazione logistica, non ci sarà più a Repubblica anche un luogo per le assemblee di redazione. L’Azienda ha risposto alla protesta del Comitato di redazione con l’argomento che si possono svolgere da remoto.