domenica 24 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

RIDER / Profondo rosso per i colossi della consegna del cibo a domicilio

Comodo per i consumatori, problematico e controverso per i lavoratori, non un grande affare per gli azionisti. Il business del food delivery fino ad ora sembra avere soddisfatto soltanto le aspettative e i bisogni dei suoi clienti, che con pochi tocchi sullo smartphone si assicurano un pasto a domicilio risparmiandosi il tempo ai fornelli.

Ma c’è un profondo rosso per il food delivery: a confermarlo sono le perdite di oltre 20 miliardi in Italia e non solo che ha fatto scattare l’allarme per i colossi del settore. Per chi in queste aziende ha investito il proprio denaro l’affare fino ad ora non si vede. Come ha messo in evidenza il Financial Times, da quando si sono quotati, i colossi  – DoorDash (Glovo), JustEat, Delivery Hero e Deliveroo – hanno accumulato perdite operative cumulate per 20,3 miliardi di dollari. In Borsa stanno accusando vistose perdite dalla loro quotazione.

Secondo le ultime indagini, negli ultimi tre anni le società del food delivery hanno bruciato in media il 57% della capitalizzazione, e in questo momento devono tentare il rilancio.

Il settore del food delivery si è andato affermando sempre di più nel corso degli ultimi anni, soprattutto in Italia: è diventato un mercato globale del valore di oltre 150 miliardi di dollari, con un fatturato che è triplicato rispetto a quello registrato nel 2017.

Tale settore non ha risentito la perdita vissuta dai ristoranti, con solo sede fisica, nel periodo della pandemia da COVID-19 anzi, il mercato negli Stati Uniti è più che raddoppiato, diventando una fonte di sostentamento per i ristoranti in difficoltà. Tuttavia, nonostante il boom registrato, le piattaforme di consegna, con poche eccezioni, sono rimaste poco redditizie poiché le commissioni che i ristoranti pagano alle app di food delivery sono circa il 15% sul 30% del prezzo del biglietto.

Gli investitori, sottolinea il FT, non sarebbero orientati a continuare a sostenere il business alla cieca: «La volontà degli investitori di finanziare le perdite è cambiata, ora vogliono che questo business si dimostri sostenibile e in crescita», evidenzia l’analista di Ubs Jo Barnet-Lamb, citato dal quotidiano economico londinese.

Nel settore sono stati evidenziati due problemi importanti: da un lato c’è una competizione molto serrata dei prezzi, con le aziende costrette a ridurre le commissioni per prevalere sui concorrenti, dall’altro la crescente vigilanza dei Paesi sullecondizioni di lavoro dei rider e sul controverso rapporto con l’algoritmo che ne regola l’attività.

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