Dal primo aprile anche la prostituzione e i servizi forniti da escort ed accompagnatori hanno un loro codice Ateco, ovvero un numero con cui Istat classifica le attività economiche a fini statistici, con numerose ricadute. Il codice viene fornito a ciascuna impresa all’atto della comunicazione al Registro imprese dell’avvio dell’attività economica e dunque utilizzato in sede di registrazione di una partita Iva. (Nella foto: l’escort più famosa del cinema: Julia Roberts con Richard Gere in Pretty Woman)
Secondo la spiegazione allegata al codice questo riguarda “attività connesse alla vita sociale, ad esempio attività di accompagnatori e di accompagnatrici (escort), di agenzie di incontro e agenzie matrimoniali; fornitura o organizzazione di servizi sessuali, organizzazione di eventi di prostituzione o gestione di locali di prostituzione; organizzazione di incontri e altre attività di speed networking”.
La nuova classificazione Ateco 2025 sviluppata dall’Istat è in vigore da gennaio e ha iniziato ad essere utilizzata dall’ 1°aprile. La divisione 96 – spiegava l’Istat – “è stata completamente ristrutturata prevedendo nuovi gruppi e nuove classi”.
L’Istat travolta dall’effetto della notizia ha precisato: “L’implementazione della classificazione Ateco 2025 a livello nazionale riguarderà solo gli operatori economici residenti che svolgono attività legali”. E comunque è solo “stato recepito dalla classificazione europea delle attività economiche il codice 96.99”, una classificazione che originariamente può riguardare anche attività illegali e serve soprattutto per rendere omogenee a livello europee le statistiche. La questione non è semplice: avendo codificato e dunque riconosciuto fiscalmente questi lavoratori, l’Agenzia delle Entrate, così come fa con gli autonomi, potrebbe contestare il mancato pagamento delle tasse. Ma il problema oltre ad essere fiscale è anche legale: la nuova classificazione sembrerebbe cozzare con il reato di sfruttamento. Diverso il discorso per gli/le escort che prestano solo un servizio di rappresentanza.
Dubbi anche dal Codacons che parla di un “cortocircuito fiscale”. La decisione Istat “si pone in netto contrasto con la legge italiana che se da un lato non vieta la prostituzione, dall’altro prevede il reato di sfruttamento della prostituzione, inteso anche come partecipazione ai proventi dell’attività di prostituzione”.
Sull’argomento non manca la polemica politica: “Se confermato, sarebbe grave che il fisco prevedesse nei nuovi codici Ateco l’organizzazione di servizi sessuali. – ha detto Alessandra Maiorino, vicecapogruppo M5S al Senato – Perché è vero che la prostituzione in Italia non è illegale, ma lo sono tutte le attività di favoreggiamento, sfruttamento e induzione. Esattamente ciò che si va a regolarizzare, dal punto di vista fiscale. Un orientamento palesemente in conflitto con le leggi esistenti – ha proseguito – e sul quale sto depositando un’interrogazione al ministro Urso. Come è possibile che si vada così palesemente in contrasto con le leggi esistenti? Chi lo ha deciso? Vogliamo delle spiegazioni”
Da FdI la replica: “La collega Maiorino ha preso un granchio, tirando in ballo il Mimit e Urso rispetto al recepimento nei codici Ateco delle attività servizi sessuali e di accompagnamento”, dice il senatore di Fratelli d’Italia Matteo Gelmetti. “La Maiorino è di fatto smentita dall’Istat – dice Gelmetti – che ha messo nero su bianco quanto era già ovvio a tutti, tranne che a lei, ovvero che l’Istat ha recepito la nuova classificazione elaborata a livello europeo dall’Eurostat per garantire l’esaustività della classificazione e la piena comparabilità dei dati tra i Paesi dell’Ue, indipendentemente dal loro regime normativo. Nulla dunque a che vedere con il governo, con il Mimit e nulla a che vedere col ministro Urso”.