martedì 3 Dicembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

SANITA’ PUBBLICA / Il miraggio di una visita in Italia: da 300 a 526 giorni

Sono le difficoltà di accesso alle cure sanitarie in Italia a emergere dall’annuale Rapporto civico sulla salute, presentato a Roma da Cittadinanzattiva al Ministero della Salute. Su 24.043 segnalazioni dei cittadini nel 2023 (in crescita di 9971 rispetto all’anno precedente), quasi una su tre – il 32,4%, +2,8% rispetto al 2022 e +8,6 rispetto al 2021 – fa riferimento al mancato accesso alle prestazioni.

A seguire, con il 14,2%, il tema delle cure primarie (anche questo in crescita, +5,1% rispetto al 2022), ossia le difficoltà nel rapporto tra i cittadini e i medici di medicina generale e i pediatri di Libera Scelta, nella continuità assistenziale e nel raccordo ospedale territorio.

Poco sotto l’ambito dell’assistenza ospedaliera (13,3% nel 2023, -2,5% rispetto all’anno precedente), ossia le difficoltà relative ai Pronto soccorso, ai ricoveri e alle dimissioni; con l’11,1% segue l’ambito dell’assistenza territoriale (+5,4% rispetto al 2022), ossia le criticità relative allo scarso coordinamento delle strutture sul territorio, alla carenza di personale, alla scarsa presa in carico del paziente. Sotto al 10%, ma comunque rilevante, l’ambito della prevenzione che nel 2023 raccoglie l’8,6% delle segnalazioni (era il 15,2% nell’anno precedente).

Le segnalazioni del Rapporto civico, da sempre “termometro” del rapporto tra cittadini e Servizio sanitario, ci restituiscono un fermo immagine da anni bloccato sull’accesso, la piaga della sanità pubblica, capace per la sua portata e per la sua trasversalità di mettere in secondo piano ogni altro ambito, dal governo della sicurezza, alla necessità di umanizzazione, persino alla qualità delle cure. Avere la percezione di trovare chiusa la porta di accesso al Servizio sanitario – a causa delle difficoltà connesse alla desertificazione dei servizi, alla debolezza delle cure primarie, alla situazione dei Pronto Soccorso, alle lunghe liste di attesa – scolora gli altri problemi, pur rilevanti, e impedisce anche di cogliere le aree di miglioramento e innovazione o di assumere un atteggiamento fiducioso nelle riforme in corso”, dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva. “Rivendichiamo per la sanità pubblica risorse maggiori e continuative, dopo che per anni essa è stata considerata una specie di salvadanaio a cui attingere per tappare i buchi di bilancio del nostro Paese, impoverita e desertificata, ma allo stesso tempo dobbiamo chiederci in che modo sono impiegate le risorse, visto che i Livelli essenziali di assistenza non sono ancora mai stati aggiornati, dal 2008 non si propone al Parlamento un Piano sanitario nazionale, e visto che sono state di recente approvate riforme pur significative, come quella sulla non autosufficienza degli anziani, senza investimenti e senza un Patto di corresponsabilità fra Stato centrale e Regioni”.

Il Rapporto integra diverse fonti di informazione: quella civica fornita dalle segnalazioni spontanee dei cittadini raccolte dagli sportelli di tutela di Cittadinanzattiva sul territorio, quelle che provengono da monitoraggi, indagini ed analisi dell’organizzazione su singole tematiche e infine fonti derivanti da studi ed analisi prodotti da soggetti del mondo istituzionale, accademico o della ricerca. L’obiettivo è mostrare come si traduce oggi il diritto alla salute dei cittadini, nel complesso sistema del federalismo sanitario.

Le principali difficoltà di accesso alle prestazioni (32,4% delle 24.043 segnalazioni) sono determinate soprattutto da: liste d’attesa bloccate (31,1%), lunghe attese o difficoltà a contattare il Cup/Programmare visite (complessivamente il 20%).

Sui tempi di attesa, ecco alcuni dei tempi massimi segnalati dai cittadini: 468 giorni per una prima visita oculistica in classe P (programmabile, da eseguire entro 120 giorni); 480 per una visita di controllo oncologica in classe non determinata; 300 giorni per una visita oculistica di controllo in classe B (breve da erogare entro 10 giorni); 526 giorni per un ecodoppler tronchi sovraaortici in classe P (programmabile, da erogare entro 120 giorni); 437 giorni per un intervento di protesi d’anca in classe D (entro 12 mesi), 159 giorni per un intervento per tumore alla prostata in classe B (entro 30 giorni).

Nel 2023 il 7,6% dei cittadini ha rinunciato alle cure (+0,6% rispetto al 2022) e il 4,5% lo fa per le lunghe liste di attesa (era il 2,8% nel 2022). La quota di rinuncia è pari al 9,0% tra le donne e al 6,2% tra gli uomini, Sul territorio, “l’incremento alla rinuncia” rispetto all’anno precedente si concentra soprattutto al Centro (dal 7,0% all’8,8%) e al Sud (dal 6,2% al 7,3%) mentre il Nord con 7,1% mantiene lo stesso livello del 2022.

A conferma del fenomeno della rinuncia alle cure anche il decremento sul numero totale delle prestazioni erogate nel corso del 2023: il decremento medio è dell’8% rispetto all’anno precedente. È minimo lo scarto in Lombardia e in Toscana (-2%), seguite dall’Emilia Romagna (-3%), ma in ben 14 Regioni le percentuali superano la media nazionale con picchi di -25% in Sardegna, -27% e -28% in Valle d’Aosta e nella provincia di Bolzano. È soprattutto sul fronte delle prime visite che i sistemi regionali arrancano: queste sono diminuite mediamente del 10%.

Le segnalazioni dei cittadini nell’ambito delle cure primarie (14,2% delle 24.043 totali) ci raccontano di difficoltà con il proprio medico di famiglia o pediatra di libera scelta (47,1%), a causa dello scarso tempo a disposizione o di un deficit nelle informazioni che vengono fornite ai cittadini. Ricorrono le segnalazioni di chi non riceve un appuntamento in tempi ritenuti “congrui” oppure lamenta visite troppo brevi nelle quali non riesce a riferire tutti i propri problemi al medico.  ùMentre le criticità relative all’assistenza sanitaria di prossimità (11,1% delle 24.043 segnalazioni complessive) riguardano principalmente le strutture presenti sul territorio che dovrebbero attivarsi per una presa in carico integrata dei pazienti. Le auspicate ricadute positive degli investimenti sui territori legati al Pnrr tardano ad arrivare e i cittadini, anche nel 2023, hanno lamentato molte criticità legate all’assistenza sanitaria di prossimità che di fatto anziché “prossima” sembra essere sempre più “distante” dalle loro esigenze.

ASSISTENZA OSPEDALIERA

Un’altra area particolarmente critica, rileva Cittadinanzattiva, è quella dell’assistenza ospedaliera che quest’anno si classifica al terzo posto per percentuale di segnalazioni (13,3% delle 24.043 totali). In questo ambito le difficoltà riguardano in larghissima misura l’Emergenza-Urgenza e i Pronto Soccorso (82,1%).

In particolare i cittadini segnalano lunghe attese in chiamata prima di entrare in contatto con l’operatore, sovraffollamento nei Pronto Soccorso, lunghe ore d’attesa, disorganizzazione nella gestione delle priorità e carenza di personale. È evidente che la carenza di personale, il ritardo nell’impiego dei fondi del PNRR e la pandemia appena conclusa, hanno ridotto quasi al “collasso” un settore già di per sé molto critico.

I dati ufficiali ci confermano che in questa area mancano oltre 4.500 medici e circa 10.000 infermieri, per contro il trend di accesso dei cittadini ai Pronto soccorso è di nuovo in aumento dopo il calo determinato dalla pandemia. I cittadini del nord hanno effettuato sia nel 2019 sia nel 2023 maggiori accessi, in numeri assoluti, rispetto a quelli del centro sud. Ad effettuare un numero davvero elevato di accessi con codice bianco sono i cittadini del Veneto. I nostri dati, come quelli ufficiali, ci confermano che i cittadini attendono molte ore in Pronto Soccorso: si va da una media di 111 minuti per i codici bianchi a 147 per i codici verdi. Faticano a contenere i tempi di permanenza al PS regioni come la Sardegna (184 minuti) e l’Abruzzo (162 minuti ) per i codici verdi, e sempre Abruzzo (126) e Friuli Venezia Giulia (128) per i codici bianchi.

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