mercoledì 19 Febbraio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

SANREMO / VINCE OLLY, grazie ai social / Il Festival normalizzato, tutto casa e chiesa, finisce tra i fischi

Sorpresa “Balorda nostalgia” al Festival numero 75. Dopo il ballottaggio nel voto popolare tra Lucio Corsi, con Volevo essere un duro, e Olly, con Balorda nostalgia: è stato quest’ultimo, 23 anni, a prevalere. Due sorprese quindi nel finale della rassegna della canzona italiana. Terzo posto per Brunori Sas, al quarto Fedez, e quinto posto per Simone Cristicchi.

Olly canta Balorda nostalgia”

All’annuncio dei cinque finalisti, in ordine sparso ( Lucio Corsi, Brunori Sas, Olly, Simone Crisricchi e Fedez) il pubblico del teatro Ariston ha sonoramente protestato con fischi e urla le scelte del televoto, della giuria della stampa e delle radio. Particolarmente contestate le esclusioni di Achille Lauro e di Giorgia (per lei un’autentica ovazione) che venivano dati come grandi favoriti o quantomeno tra i cinque finalisti. Riaperto il televoto, il verdetto finale a sorpresa.

Lucio Corsi canta Volevo essere un duro

Ecco le percentuali di voto. Olly ha vinto con il 23,8% delle preferenze, Lucio Corsi si è fermato a 23,4%. Ma al televoto il divario era molto più ampio (e Fedez si piazzava prima di Brunori Sas): tutti i numeri di un festival a classifiche ‘silenziate”.  L’effetto sorpresa, avendo tenuto nascoste le percentuali di voto fino alla fine, era una possibilità molto elevata. E così è stato, con un vincitore, Olly, che nessuno si aspettava davvero. Pur essendo noto la sua grande forza su TikTok, sui social e su Spotify (dove nel secondo giorno di festival era balzato al primo posto con due milioni di ascolto partendo dalla 62esima posizione), in pochi credevano davvero che il giovane rapper genovese potesse vincere davvero. Giorgia fuori dalla Top 5 ha scatenato le proteste del pubblico dell’Ariston e sui social:  “L’Italia non ti merita”. Soprattutto i social particolarmente furiosi con Conti: “Il Festival peggiore”.

Le polemiche sono scoppiate dopo l’ascolto di tutte le canzoni in gara, quando è arrivato il momento di scoprire la classifica. A Giorgia, giunta al posto posto, come ‘contentino’, è stato assegnato il premio TIM e quel momento, in pochi secondi, è stato il migliore della serata, per lei e anche per noi: il pubblico dell’Ariston prima l’ha applaudita e poi ha urlato “hai vinto, hai vinto“, facendo commuovere l’artista con la voce più bella di questa edizione. “L’affetto del pubblico è la vera vittoria, soprattutto dopo questi anni ha un valore inestimabile. Non so se lo merito, ma vi ringrazio con tutto il cuore” ha risposto Giorgia in lacrime (nella foto)

Le nuove regole di questa edizione hanno fatto calare il silenzio sui numeri e sulla classifica (quella reale), ma di fatto hanno silenziato anche tutte le polemiche (vedi quello dello scorso anno) sul peso del voto da casa, sul televoto, sulla giuria. Ma il disappunto è arrivato tutto alla fine, con l’esplosione di fischi dalla platea dell’Ariston all’annuncio degli ultimi cantanti esclusi dalla top 5.

Il nome di Achille Lauro, e poi ancor più quello di Giorgia, hanno provocato sconcerto, scuotimenti di testa e fischi su fischi. C’è da scommetterci che le polemiche proseguiranno anche nei prossimi giorni. La classifica finale (che metteva insieme i voti della sala stampa, di radio e web e il televoto, conteggiando le preferenze prese in tutte le serate di festival ad esclusione della serata cover) ha visto Olly e Lucio Corsi vicinissimi, divisi da pochissimi voti. Si sono entrambi attestati sul 23% delle preferenze, ma Olly ne ha presi alla fine un po’ di più, grazie al traino del televoto. Ecco le percentuali totali di voto dei cinque finalisti. Si tratta delle percentuali che hanno portato a decretare il vincitore:

1. Olly 23,8%
2. Lucio Corsi 23,4%
3. Brunori Sas 20,3%
4. Fedez 17,7%
5. Simone Cristicchi 14,8%

La classifica del televoto, invece, aveva sfumature diverse. La preferenza per Olly era più marcata, Fedez era più forte di Brunori Sas e Cristicchi aveva totalizzato un gradimento inferiore.

1. Olly 31,8%
2. Lucio Corsi 25,7%
3. Fedez 20,5%
4. Brunori Sas 16,6%
5. Simone Cristicchi 6,1%

LA STRONCATURA

Il magazine Rolling Stone, con Claudio Todesco (leggi),  indica in Simone Cristicchi il simbolo di questo Sanremo normalizzato. Nel 2007 cantava che “il cristianesimo è la più grande bugia della storia”. Oggi porta la chitarra in chiesa e recita il Padre nostro col vescovo di Ventimiglia. Insomma, i buoni sentimenti e la noia sono stati i messaggi rassicuranti alla nazione. Al posto di fare marketing per le vie di Sanremo come i colleghi, Simone Cristicchi è andato a un incontro di preghiera e musica organizzato col vescovo di Ventimiglia nella chiesa di San Siro. «La piazzetta di Sanremo – scrive Annalisa Cuzzocrea, fortunata testimone per Repubblica – è gremita già un’ora e mezza prima dell’evento: c’è solo qualche locandina sparsa per la città, ma sono arrivati a centinaia». Cristicchi ha cantato, pregato, recitato il Padre nostro col vescovo, declamato Walt Whitman. Ha intonato Quando sarai piccola e ha fatto cantare a tutti Che sia benedetta, la canzone di Fiorella Mannoia del 2017. La co-autrice di questo inno alla vita è del resto Amara, la fidanzata di Cristicchi.

PIACE TANTO ALLA DESTRA CLERICALE. Il disco si apre proprio con Quando sarai piccola, una delle poche canzoni di questo Festival che dividono la platea in modo netto tra commossi che postano cuoricini e scettici che citano il «ricatto del contenuto» di Edmondo Berselli. Pare d’intravedere in quest’unica canzone del Festival anche una divisione politica tra destra e sinistra, o almeno la sinistra che quelli di destra chiamano radical chic, che non conosce i buoni sentimenti e pensa troppo.
E difatti è arrivato puntuale il doppio tweet dell’ex senatore leghista Simone Pillon. «Quando a Sanremo si fa musica e non propaganda LGBT escono canzoni coraggiose, come quella di Cristicchi che affronta con dolcezza il tema delle malattie neurodegenerative dei nostri anziani. La famiglia è anche questo: prendersi cura dei nonni, che tornano bambini. Bravo Simone!». Quando il cantautore ha detto che Quando sarai piccola è stata rifiutata da Amadeus e va bene così perché «nei suoi Festival mi sarei sentito a disagio», Pillon ha notato soddisfatto che «Cristicchi prende le distanze da Amadeus e dalle edizioni LGBT del Festival di Sanremo. Questo ragazzo comincia a starmi molto simpatico».

Questa non è un’edizione LGBT, ma CC, casa e chiesa. Mentre noialtri facciamo il tifo per la magnifica stranezza di Lucio Corsi o per lo stile di Joan Thiele, forse è Cristicchi il simbolo del Sanremo normalizzato da Carlo IV, senza strusciate in platea né grandi proclami, democristiano e quindi italianissimo, in sintonia con l’aria di restaurazione che tira. I buoni sentimenti, ma anche la noia come messaggio rassicurante alla nazione, le mamme nelle canzoni, gli struggimenti del cuore. Persino a Malgioglio gli si chiede che cosa ama nelle donne e non negli uomini. In scena niente limonate gaie, al limite un bacetto tra Simon e Katia Le Bon, figuriamoci i riferimenti a Gaza. Conti è un hobbit, questo lo dice Giampaolo Rossi, AD della Rai.

Un festival sia antifascista, come ha detto il direttore artistico, sia di destra, di una destra che non ha bisogno di far propaganda, ma solo di normalizzare le mattane dei sinistrorsi che Amadeus aveva lasciato scorrazzare liberamente sopra e sotto al palco. Funziona perché gli effetti sono anche positivi visto che ci hanno risparmiato le letterine a sé stessi e i pensierini spacciati per pensiero. Normalizzare significa anche canzoni senza grandi contenuti, al limite un poco immalinconite o autocelebranti. Normalizzare significa metterci un po’ di noia, che gli ascolti comunque premiano, per quanto non comparabili per questioni metodologiche a quelli degli anni passati. Anche a sinistra qualcuno è rassicurato: non vogliono toglierci le libertà, solo farci sbadigliare.  Onestamente la canzone di Cristicchi non è una gran canzone, il testo è banale, ma fa un certo effetto riascoltarla conoscendo la strada che ha imboccato Cristicchi.

VENERDI’ 14 febbraio, LA SERATA DELLE COVER E DI BENIGNI

La quarta serata del Festival di Sanremo, dedicata alle cover e che ha visto vincitrice la coppia Giorgia-Annalisa, si è aperta con Roberto Benigni. L’attore toscano, la cui presenza era stata annunciata a sorpresa nella conferenza stampa di mezzogiorno, ha fatto una gag con  Carlo Conti.

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Benigni ha ironizzato sulle polemiche riguardanti il rapporto tra Elon Musk e l’Italia, collegando una possibile preferenza per la cantante Giorgia, in gara all’Ariston, con la simpatia per la presidente del Consiglio, Meloni. “Elon Musk è innamorato dell’Italia, ci sta guardando da lassù…dai satelliti segue Sanremo e fa il tifo per Giorgia…lui è proprio innamorato. Loro sono innamorati. Vi assicuro che Giorgia c’era l’anno scorso, c’è quest’anno, ci sarà l’anno prossimo… sarà qui per molti anni”.

 

Una stoccata l’ha data al problema della viabilità ferroviaria, dicendo a Conti: “Hai bloccato l’Italia. Dovresti fare il ministro dei Trasporti”. Una battuta rivolta al leader della Lega, Matteo Salvini, e ai continui disagi che anche oggi hanno fermato mezza Italia per un guasto sull’alta velocità tra Bologna e Firenze.

E poi: “Ero dietro le quinte, ho incontrato Marcella Bella, la conosco, l’ho salutata Bella Ciao!…. mi hanno detto Noooo non si può più dire! Dovevo salutare anche i Neri per caso. Benigni è poi tornato sul rapporto tra la premier e il magnate americano. “Sono capaci di  sposarsi e andare su Marte in luna di miele. Lui sta preparando la Marcia su Roma, ama troppo l’Italia. E pure Trump segue Sanremo insieme a Musk. Trump vuole tutta la Liguria, dopo la Groenlandia. O la Liguria accetta pacificamente o gli mette un dazio del 200 per cento sulle trofie al pesto“.

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Poi il messaggio di Benigni a Sergio Mattarella, nelle ultime ore destinatario di attacchi diretti da parte del governo russo: “Un saluto al nostro Presidente, che è una persona straordinaria. Siamo vicini alle sue parole e ci riconosciamo in quello che dice. Siamo orgogliosi di essere rappresentati da Mattarella nel mondo”. (Agenzia Dire – www.dire.it)

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