Si fa aspro lo scontro tra la premier Giorgia Meloni e il sindaco di Bologna Matteo Ldepore sui recenti scontri tra antagonisti e agenti di polizia alla Montagnola durante una manifestazione dell’estrena Destra di Casapound. La Meloni ha accusato Lepore di avere una doppia faccia e di averla definita “picchiatrice fascista”, frase mai pronunciata dal sindaco, che ha invece criticato il governo per la gestione dell’ordine pubblico nella sua città e di aver mandato a Bologna – testuale – 300  camicie nere.

Oggi Lepore replica alla presidente del Consiglio: “Cara Presidente del Consiglio Giorgia Meloni – ha scritto sui social – la mia faccia è sempre la stessa e guarda verso i cittadini di Bologna, quando chiedo collaborazione istituzionale al governo e quando chiedo il rispetto della nostra città. Non scambi le richieste di collaborazione per l’alluvione con l’obbedienza al capo. Bologna è una città libera, solidale e fiera della sua storia”.

“Le ho chiesto di collaborare, falso che le abbia dato della picchiatrice fascista. Ho chiesto spiegazioni sulla gestione dell’ordine pubblico e conto di 300 militanti di estrema destra e filofascisti a Bologna. Questa cosa che dovrebbe essere ovvia dentro le istituzioni democratiche. Il fatto stesso di doverla chiarire è un segno della confusione che attualmente esiste tra guida delle istituzioni e guida di una fazione politica”-
LE ACCUSE DEL SINDACATO DI POLIZIA

Gli scontri a Bologna tra gli antagonisti e le forze di polizia per la manifestazione dell’estrema destra di Casa Pound hanno portato all’arresto di tre giovani dei collettivi e al ferimento, in modo lieve, di alcuni agenti. Tanta tensione, ieri a Bologna, davanti al parco della Montagnola, ma sono le polemiche del giorno dopo a inasprire la situazione con la clamorosa denuncia del sindacato di Polizia, Silp Cgil, che parla di inaccettabili comportamenti dei funzionari responsabili dell’ordine pubblico “i quali _ scrive in una nota il sindacato – ricevevano ordini da uno dei leader di estrema destra”.

“Condanniamo con fermezza la violenza, indipendentemente dalla sua origine – si legge nel comunicato sindacale – tuttavia, riteniamo inaccettabile quanto abbiamo potuto osservare in alcune immagini che mostrano uno dei leader dei movimenti di estrema destra dare ordini ai funzionari”. La denuncia della segreteria nazionale del Silp Cgil arriva quando la polemica è più che mai cruenta. E vi si legge nero su bianco che c’era qualcuno di Casapound o della Rete dei Patrioti che durante il corteo neofascista “dava ordini ai funzionari pubblici”.

Un fatto gravissimo che il sindacato dei poliziotti stigmatizza, aggiungendo che chi ha deciso di consentire la manifestazione neofascista, “non ha tenuto conto del contesto delicato in cui si sono svolte le manifestazioni e ha posto i presupposti per l’intensificarsi di scontri e tensioni”. Il sindacato di polizia ricorda che la sicurezza pubblica deve essere assicurata “senza infiltrazioni né pressioni esterne da alcun gruppo o movimento politico”. Il sindacato fa appello all’unita delle forze dell’ordine, “che per altro non vanno mai neppure tirate per la giacchetta”.

E ancora, il Silp Cgil esprime “la propria solidarietà alle poliziotte e ai poliziotti che sono stati coinvolti nei gravi incidenti avvenuti a Bologna, in occasione della manifestazione di movimenti neofascisti, di estrema destra e di gruppi antagonisti”. E ricorda come “questi eventi inaccettabili riportino purtroppo a situazione già conosciute, dove le lavoratrici e i lavoratori in divisa si trovano spesso a dover affrontare le conseguenze di tensioni sociali e scontri pubblici, senza che vengano adeguatamente protetti e rispettati”.

I poliziotti della Cgil attaccano ricordando che gli agenti “non sono carne da macello”, e sottolineano come “la concessione di spazi di manifestazione a movimenti con forti connotazioni fasciste, specialmente in luoghi simbolici come piazza XX Settembre a Bologna, che ricorda alcuni tra i più gravi episodi di violenza neofascista della storia italiana, appaia non solo inopportuna, ma anche irresponsabile”.

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Interviene anche Giorgia Meloni che descrive il movimento dei collettivi antagonisti “in mano ai facinorosi con la sinistra che è complice”. La premier scrive su Facebook: “Ancora violenze e scontri generati dai collettivi, a Bologna, rivolti contro la Polizia di Stato. La mia totale solidarietà va agli uomini e alle donne delle Forze dell’Ordine, che con fermezza e professionalità hanno affrontato i soliti violenti, tra lanci di petardi e sassi, rischiando la loro incolumità. Spiace constatare che certa sinistra continui a tollerare e, talvolta, a foraggiare questi facinorosi, anziché condannare apertamente questi episodi e mostrare solidarietà a chi, ogni giorno, lavora per garantire la sicurezza di tutti.

Ma il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, non ci sta e nei confronti della Meloni e del governo non usa mezzi termini: “A Bologna ci avete mandato 300 camicie nere. Il ministro Piantedosi risponda della gestione dell’ordine pubblico”. Anche Elly Schlein lancia accuse: “La marcia nera è uno sfregio che la città non merita”.

ll sindaco Lepore è tornato sulle manifestazioni: “Io mi chiedo come sia possibile ancora una volta che Bologna non venga rispettata: domani ci sarà la presidente Meloni in città insieme a vari rappresentanti del governo. Io voglio dire che ci hanno mandato 300 camicie nere, noi invece vorremmo ancora chiedere i fondi per l’alluvione, i fondi per le infrastrutture, i fondi per le forze dell’ordine, che servono per fare il lavoro sul diritto alla sicurezza nella nostra città, i fondi per la sanità, il diritto alla casa”.

Il primo cittadino lo ha detto a margine della commemorazione dell’80esimo anniversario della battaglia di Porta Lame, rispondendo a una domanda dei giornalisti sulle manifestazioni di ieri nel capoluogo emiliano. Battaglia che per Lepore è “una tra le più importanti battaglie d’Europa, per rappresentare cosa i partigiani hanno fatto per la Liberazione dell’Italia e della nostra città”. Aggiungendo che sabato 9 novembre sono avvenute “cose gravi” a Bologna, Matteo Lepore ha sottolineato che “era importante esserci, anche dopo la giornata di ieri”.

Ma la Destra non placa la sua furia e lancia l’offensiva contro i centri sociali. Matteo Salvini: Sono occupati da zecche rosse, vanno chiusi”. E in pieno delirio parla di “delinquenti rossi a caccia di poliziotti” chiedendo a Piantedosi la “chiusura e una ricognizione di tutti i centri sociali di sinistra occupati abusivamente perché sono covi di delinquenti”. In un video sui social li chiama “zecche rosse, comunisti, criminali dal centro sociale”, invocando ancora la chiusura: “Questo dobbiamo fare, perché un conto è manifestare, altro conto è prendere a sassate i poliziotti o dare la caccia all’ebreo. Nel mio Paese, nell’Italia libera e democratica del 2024, queste scene non si possono più vedere”.

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