lunedì 10 Marzo 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

SCUOLA / Bulli in aumento già dalle elementari, se in classe ci sono più maschi

Gli atti di bullismo a scuola sembrano oggi riguardare soprattutto la fascia d’età 11-13 anni. Nella composizione delle classi va data più attenzione all’equilibrio tra i generi perché il fenomeno aumenta quando in classe ci sono prevalentemente maschi.

di Maria Laura Di Tommaso, Silvia Mendolia e Giulia Savio *

In Italia, l’incidenza della violenza tra gli adolescenti è molto alta. Quasi il 46 per cento degli studenti e il 34 per cento delle studentesse tra i 15 e i 19 anni ha partecipato a zuffe o risse nel corso del 2023. Il dato è piuttosto stabile tra il 2018 e il 2023 (Rapporto Espad Italia 2023), condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa – Cnr-Ifc). In più, l’età media delle vittime si è abbassata. Secondo i dati della sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children (Hbsc) Italia 2022, gli atti di bullismo subiti a scuola riguardano oggi principalmente la fascia d’età 11-13 anni.

LO STUDIO. È quindi urgente studiare queste forme di violenza non solo tra gli studenti delle scuole secondarie, ma anche tra i più giovani, nelle scuole primarie. Per analizzare il bullismo in Italia si possono utilizzare i dati Invalsi dove il bullismo viene definito chiedendo a bambini e bambine con quale frequenza (ogni giorno, ogni settimana, qualche volta, mai) siano stati derisi, insultati, isolati, esclusi o picchiati nell’ultimo anno e con quale frequenza hanno deriso, insultato, escluso, isolato o picchiato i loro compagni o compagne. Il problema è che mentre i dati Invalsi sul rendimento scolastico sono disponibili ogni anno, quelli sul bullismo sono disponibili solo nel 2013 e nel 2014.

In un nostro articolo con Scott Cunningham e Antonio Melo (“It starts early! Male-dominated classes and girls’ bullying”) abbiamo appunto utilizzato i dati Invalsi relativi agli studenti di quinta elementare nell’anno scolastico 2013-2014. Poiché lo studio si riferisce a un periodo antecedente alla diffusione su larga scala dei social media, la nostra analisi esclude il bullismo digitale (cyberbullismo), concentrandosi invece sulle forme più tradizionali.

Dai dati emerge che il bullismo appare un fenomeno prevalentemente maschile: il 25 per cento dei bambini dichiara di esserne stato vittima almeno una volta alla settimana durante l’anno, rispetto al 17 per cento delle bambine. Lo stesso schema si osserva anche nelle dichiarazioni dei responsabili del bullismo, con dati rispettivamente dello 0,11 per cento per i bambini e dello 0,04 per cento per le bambine.

Bullismo più frequente se in classe c’è una maggioranza di maschi. Come incide la composizione di genere delle classi sulla diffusione del bullismo? In generale le scuole tendono a comporre classi omogenee rispetto al genere. Esiste però una certa variazione nella percentuale di bambini maschi presenti in classe dovuta al caso. Infatti, nei dati Invalsi si può vedere che la percentuale di maschi nelle classi seconde primarie va dal 5 al 100 per cento. Nelle classi con una maggiore presenza di bambini maschi, l’incidenza media del bullismo riportato dalle vittime aumenta. Precisamente, l’aumento di una deviazione standard nella percentuale di alunni maschi si traduce in un incremento della probabilità di essere una vittima frequente di bullismo del 4 per cento.

Questo aumento riguarda esclusivamente le bambine. In particolare, nelle classi con una maggiore presenza di maschi, aumenta la percentuale di bambine vittime di bullismo. Se la percentuale di bambini maschi è inferiore al 25 per cento (primo quartile), la percentuale di bambine vittime di violenza è pari al 16,5 per cento. Se la percentuale di maschi è superiore al 75 per cento (quarto quartile), la percentuale di bambine vittime di violenza sale al 19 per cento (la figura 1 documenta questi risultati).

Inoltre, nelle classi con più maschi osserviamo una minor propensione delle studentesse a fare amicizia e un deterioramento dello stato di benessere riportato. Complessivamente questa analisi mostra che la vulnerabilità femminile a contesti violenti può emergere già in giovane età. Dato l’ampio corpus di evidenze sugli effetti negativi del bullismo su rendimento scolastico, salute e reddito, ciò implica che le bambine in classi con un forte squilibrio di genere potrebbero subire perdite permanenti nel loro benessere.

Questi risultati hanno implicazioni interessanti in materia di politiche educative. In particolare, sembra cruciale porre attenzione all’equilibrio tra i generi nella composizione delle classi e potrebbe essere appropriato introdurre interventi specifici volti a ridurre il bullismo, anche tenendo in considerazione le necessità specifiche di bambini e bambine.

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