Ci voleva il presidente della Repubblica, nel tradizionale appuntamento del Ventaglio, a ricordare a un Paese di smemorati el a tanti responsabili di giornali e redazioni l’importanza della libertà di stampa e quindi del giornalismo.
“Il bene dell’informazione è strettamente legato a quello della libertà – ha detto Sergio Mattarella – La democrazia si nutre della libertà di parola e di espressione, come ricordò Franklin D. Roosevelt nel suo famoso discorso del 1941.Finché l’informazione era veicolata attraverso la carta stampata, fondamentale, per potervi accedere, era l’alfabetizzazione dei cittadini. Con la radio e la tv l’accento si è spostato sulla capacità critica con cui valutare il panorama informativo offerto. Oggi, nell’epoca del web e dei Social, i due aspetti coincidono.
Vi è infatti più che mai, a fronte di un’abbondanza di mezzi di diffusione – alla quale, per la verità, non corrisponde obbligatoriamente una pluralità di contenuti – l’esigenza di una “alfabetizzazione” digitale e quello della crescita di una capacità critica rispetto all’offerta, per non essere in uno scenario che veda la propaganda sostituirsi ai fatti.
I giornalisti sono questo: testimoni di verità, spesso a prezzi molto alti. Penso ai numerosi inviati uccisi nella guerra condotta dalla Federazione Russa all’Ucraina. Vite sacrificate per svolgere quel servizio alla conoscenza che crea consapevolezza rispetto al velo dell’ignoranza dei fatti.
Esiste, naturalmente, anche una quotidianità dell’informare che non si nutre solo di comportamenti eroici ma che deve obbedire agli stessi canoni deontologici, perché contribuisce a irrobustisce la nostra cittadinanza democratica. All’informazione libera e indipendente, che ogni giorno, in ogni luogo e in ogni ambito, illumina le zone d’ombra per consentirci la formazione di un’opinione consapevole, le istituzioni devono riconoscimento e tutela massima.
Perché l’informazione libera e indipendente è l’antidoto alle forme più diverse di disinformazione che in modo massiccio si propalano nei sistemi delle comunicazioni digitali. La sua funzione deve essere quindi garantita, con rinnovato impegno, nelle nuove architetture tecnologiche che stanno ridisegnando i nostri modelli di convivenza rifuggendo ogni tentazione di subordinarla a velleitarie, se non confuse, iniziative di controllo.
E i giornalisti devono essere al riparo da ogni forma di intimidazione. L’effettiva libertà di stampa ha valore universale e, in questo ultimo anno, le istituzioni dell’Unione Europea hanno riservato diverse azioni a sostegno dell’indipendenza e della libertà dei media e per la tutela dei giornalisti, insieme alla nuova regolamentazione dello spazio digitale europeo.
Sono questioni cruciali per il dispiegarsi, nel tempo nuovo, dei contenuti dell’articolo 21 della Costituzione. Questo – per quanto riguarda il nostro Paese – è sostanziato anche dal necessario sostegno della Repubblica alle relative iniziative editoriali, con la garanzia di parità di accesso al mercato per le imprese, e di rispetto delle regole che riguardano la professione giornalistica.
Il contratto di lavoro dei giornalisti – scaduto ormai da anni – costituisce il primo elemento dell’autonomia della categoria.Vorrei ribadire che è compito dei giornalisti essere certificatori di fronte alla pubblica opinione della corrispondenza tra i fatti e la loro rappresentazione, concorrendo così all’esercizio di democrazia costituito dall’informazione.
RISPETTARE I CONFINI DELLE PROPRIE COMPETENZE. Un altro monito di Mattarella va alla Camere che, come nel caso della Coommissione Covid, non puiò sostituirsi alla magistratura – ha detto il Capo dello Stato – Più volte è stato ricordato, da molte sedi, l’esigenza ineludibile che i vari organismi rispettino i confini delle proprie competenze e che, a livello istituzionale, ciascun potere dello Stato rispetti l’ambito di attribuzioni affidate agli altri poteri.
Così quanto alla necessità che la Magistratura sia consapevole di esser chiamata – in piena autonomia e indipendenza – a operare e a giudicare secondo le norme di legge, interpretandole, anche, correttamente secondo Costituzione, e tenendo conto che le leggi le elabora e le delibera il Parlamento, perché soltanto al Parlamento – nella sua sovranità legislativa – è riservato questo compito dalla Costituzione.
Allo stesso modo, ovviamente, va garantito il rispetto del ruolo della Magistratura nel giudicare, perché soltanto alla Magistratura questo compito è riservato dalla Costituzione.
Iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre attività del Parlamento ai giudizi della Magistratura si collocano al di fuori del recinto della Costituzione e non possono essere praticate. Non esiste un contropotere giudiziario del Parlamento, usato parallelamente o, peggio, in conflito con l’azione della Magistratura.
Così come non sono le Camere a poter verificare, valutare, giudicare se norme di legge – che il Parlamento stesso ha approvato – siano o meno conformi a Costituzione, perché questo compito è riservato, dall’art.134, in maniera esclusiva, alla Corte Costituzionale. Non può esistere una giustizia costituzionale politica. I ruoli non vanno confusi, anche a tutela dell’ambito di cui si è titolari”