Il consiglio comunale ha respinto la richiesta di dimissioni da Ferrara Arte di Vittorio Sgarbi. Centrodestra compatto nella difesa dell’ancora sottosegretario alla Cultura. Nel dibattio in aula è intervenuto anche il sindaco Alan Fabbri che ha lanciato insinuazioni su Tagliani e Modonesi e, soprattutto, attaccando il candidato in pecore del centrosinistra, Fabio Anselmo, per via di una lettera del suo studio legale in difesa di un imputato per omicidio.
VIDEO: L’INTERVENTO di Anna Fusari (Azione Civica)
Seduta accesa in consiglio comunale chiamato a discutere e votare la mozione di sfiducia a Sgarbi come presidente della Fondazione Ferrara Arte. La mozione, presentata dalla consigliera del Guppo Misto, Anna Ferraresi, è stata respinta dalla maggioranza di centrodestra al termine di una discussione che non ha lesinato polemiche e scintille.
La miccia è stata accesa dall’epiteto “politicamente miserabili” che la stessa Ferraresi ha riservato ai consiglieri di maggioranza. Ma anche il sindaco Fabbri ci ha messo del suo con accuse ad ex amministratori dem che sono sembrate fuori contesto.
Alan Fabbri è intervenuto parlando di “dibattito al limite della decenza” allineandosi all’assessore Gulinelli che aveva definito l’atteggiamento dell’opposizione di centrosinistra “giustizialismo sfrenato”. Il sindaco però è andato oltre la questione Sgarbi, parlando d’altro e lanciando accuse al suo predecessore Tagliani e allo sfidante del 2019 Aldo Modonesi. Sarebbero indagati.
Modlonesi in particolare per “questioni torbide legate alla Fiera di Ferrara”. Accuse, secondo i dem, in gran parte archiviate dalla magistratura. Tirarle fuori è stato un fatto estramente grave, ha contrattaccato il dem Colaiacovo, “perchè instilla dubbi sulle tipologie di reato di Modonesi e Tagliani in gran parte escluse dalla magistratura”.
Poi l’inelegante attacco al candidato in pectore del centrosinistra, Fabio Anselmo, colpevole di fare l’avvocato. “Il suo studio legale difende Michele Cazzanti che uccise in Comune il collega Roberto Gregnanini” ha detto Fabbri facendo riferimento a una lettera che lo studio legale Anselmo ha indirizzato al Comune chiedendo che Cazzanti non venisse licenziato poiché “incapace di intendere e volere”.
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IL DIBATTITO IN AULA. “Politicamente miserabili lo va a dire a qualcun altro, oppure se ne vada”, è stata la replica alla Ferraresi della consigliera Ziosi, del gruppo Prima Ferrara, benzina sul fuoco di una seduta che si preannunciava già calda da giorni . Nella mozione si faceva riferimento ai rapporti tra il Comune, Ferrara Arte e la fondazione Cavallini-Sgarbi.
Tommaso Mantovani: “Questa non è un’aula di giustizia. è una questione morale” dice il rappresentante dei Cinque Stelle al quale la maggioranza di centrodestra aveva dato del “giustizialista” associandolo a tutta la sinistra. La consigliera di maggioranza Savini: “Questo modo di agire non è nostro, appartiene all’ideologia di sinistra. Sgarbi è solo indagato e nessuno di voi ha gli elementi per valutarlo”.
La dem Ilaria Baraldi : “Non hanno capito”, mentre Paola Peruffo, di Forza Italia, interviene in difesa dell’ancora sottosegretario alla Cultura in nome del garantismo. Il dem Davide Nanni: “Non siamo populisti e manettari e non accettiamo lezioni di garantismo dagli eredi di chi, in Parlamento, agitava cappi e lanciava monetine a Craxi davanti all’hotel Raphael”.
Una discussione che vola quindi sulle polemiche di sempre, ma apparsa, soprattutto dai banchi della maggioranza di destra, una difesa di principio di Sgarbi, con poche attinenze alle questioni etiche che lo coinvolgono pesantemente nelle inchieste che lo riguardano. E non sfugge il comportamento del sindaco con affermazioni che sono sembrate fuori contesto, da campagna elettorale, o fumo per distrarre l’attenzione su una vicenda, quella di Sgarbi, che ha risvolti politici non di poco conto. Una chiusura netta della maggioranza che si può ascrivere al classico “Sgarbi è nostro e non si tocca”.