La Camera ha approvato con 184 voti favorevoli e 85 contrari il Ddl delega per la riforma fiscale. La delega dovrà essere esercitata dal Governo entro ventiquattro mesi dall’entrata in vigore della legge. Il provvedimento conta 23 articoli. Il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo ha confermato l’obiettivo di ridurre il numero delle aliquote Irpef da quattro a tre “per poi arrivare verso la flat tax”, senza abbandonare la logica della progressività”.
Il governo dovrà ora tradurre il disegno, entro i prossimi 24 mesi, con specifici decreti legislativi. L’esecutivo dovrà fare i conti con le risorse a diposizione e con ogni probabilità le prime misure ad essere attuate saranno quelle che non richiedono coperture. Il ddl disegna la cornice della riforma fiscale che non dovrà comportare oneri per le casse dello Stato, né aggravi della pressione fiscale.
In buona parte si finanzierà con la revisione delle oltre 600 tax expenditure, che hanno un costo di 165 miliardi, ma nel corso dei prossimi due anni serviranno ulteriori risorse per rivedere il sistema delle entrate.
La delega ha incassato il voto favorevole di Azione-Italia Viva. Arriva invece un giudizio negativo del Pd che con la segretaria Elly Schlein definisce la delega fiscale una misura che “rende più profonde le già insopportabili iniquità del sistema fiscale con la introduzione di nuovi regimi di favore che sottraggono altri redditi alla progressività e violano il principio di equità orizzontale”.
Bocciatura netta anche dal M5S che con Emiliano Fenu rileva che “questa riforma è una patacca che non abbasserà le tasse di mezzo euro, perché non sa o non ha il coraggio di recuperare davvero risorse utili ad alleviare il carico tributario a lavoratori, famiglie e imprese”.
Alleanza Verdi Sinistra sottolinea che nella delega “non c’è nessuna misura per alzare la tassazione sulle rendite, sulle grandi ricchezze e sugli extraprofitti da indirizzare al welfare e per abbassare la pressione fiscale sui soliti noti” mentre per +Europa “i principi della delega fiscale sono molto ampi, quasi una delega in bianco” mentre “è sparita dai radar la digitalizzazione del catasto, una misura di civiltà”.
Viene introdotta una tassazione agevolata su straordinari, tredicesima e premi di produttività. I contribuenti avranno in pratica la possibilità di aderire alla proposta che formula l’Agenzia delle Entrate sulla base delle informazioni contenute nelle banche dati, per il pagamento delle imposte sui redditi per due anni. Eventuali maggiori o minori redditi imponibili rispetto a quelli proposti dall’Agenzia diventano irrilevanti ai fini del pagamento delle imposte, fermi restando gli obblighi contabili e dichiarativi.
Questa misura ha attirato molte critiche dalle opposizioni che la vedono come un allentamento della lotta all’evasione tanto da spingere lo stesso Leo ad affermare in Aula che “Il concordato preventivo biennale non è un regalo agli evasori, tutt’altro. Si basa sulla tecnologia, sull’intelligenza artificiale, sull’interoperabilità delle banche dati, sull’analisi predittiva”.
Accanto all’aliquota ordinaria (24%), si prevedono due regimi di vantaggio complementari: il primo la riduce alle imprese che impiegano risorse in investimenti, nuove assunzioni o partecipazione dei dipendenti agli utili; le imprese che non beneficiano della riduzione possono fruire di eventuali incentivi fiscali in forma di superammortamento.
Superamento del superbollo. L’intenzione è l’eventuale progressivo superamento dell’addizionale erariale sulla tassa automobilistica per le auto con potenza superiore a 185chilowatt.