lunedì 25 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

Son tornata nella mia piccola e splendente Marrakech

di Sara Di Antonio

A cosa servono le amiche? A tornare nella splendente via Secchi, mentre Mohamed e i suoi amici camminano fieri sventagliando l’odore di hashish sotto il mio naso e ascoltando musica araba a tutto volume, io con la tranquillità nell’animo, con l’affetto che riesce a contenere tutti i dubbi e le paure del mio povero cuore.

Mohamed attraversa, ha i suoi pantaloncini bianchi – come quelli delle mie figlie? Forse – loggati, riconoscibili e marchiati e ha le ciabatte, come se passeggiasse per le vie di Marrakech, o Casablanca, ma poco importa.

Io, che ho visto le mie amiche, provo a fare come questi ragazzi, ma non ho vent’anni, sbuffo forte il fumo dalle mie piccole sigarette da signora di mezza età, e loro capiscono subito che è un bluff, sono invisibile per loro.

Mi hanno detto che il male passerà, recita la loro canzone, e sembrano crederci, mentre girano come in uno sciame di biciclette, si innervosiscono solo se passa la polizia, ma sono intenzionalmente scanzonati, leggeri.

In questo momento in Marocco o in Tunisia fa molto caldo, ma mai come a Reggio Emilia, che regala notti insonni anche ai giusti, anche a coloro che, poco più avanti, hanno chiuso gli scuri per rinserrarsi nell’aria condizionata delle loro case.

Le amiche ci fanno coraggio, sono capaci di leggere lo sguardo, le parole, di contare i gesti ripetitivi che facciamo tra una pausa e l’altra. Ho l’impressione che proprio tra questi silenzi si consumi il valore dell’amicizia, mentre nella mia via qualche rara ragazza ride, è troppo scoperta, forse troppo grassa, ma non posso dirlo e nemmeno pensarlo in questa epoca di body positivity, che forse si traduce in un nuovo positivismo dei corpi incerti, troppo grandi, fuori dagli standard, comunque sudati con queste temperature ingrate.

I monopattini sfrecciano, come se fosse giorno, qualcuno parla in hurdu, mentre altri fanni fatica ad addormentarsi. Il futuro del centro storico e bla bla bla, mentre io lentamente guadagno la via di casa, ragiono su cosa ho mangiato, e di cosa ho parlato sinceramente, trovando delle sorelle attorno a me.

Mohamed è davanti a casa mia, protegge i ragazzi più piccoli, li guida sulla strada come se fossimo in pieno giorno. Provo a spegnere la sigaretta, a lanciarla in aria lontana come ho visto fare loro, come forse si fa a Bizerte, ma onestamente non lo so.

Fa caldo, troppo caldo nel palazzo dei giusti, che vivono una notte differente, mentre nella via, in questa splendente via Secchi, resta solo chi non ha nulla da perdere.
Bonne nuit!

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