venerdì 22 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

SPIONI E SPIATI / Un arresto e 4 indagati a Reggio e Ferrara

La maxi inchiesta sui dati sensibili rubati dalle banche dati istituzionali vede un arresto e tre indagati a Reggio Emilia e un quarto indagato a Ferrara, un 62enne. Secondo i magistrati antimafia e della procura di Milano, il ferrarese faceva parte di un’associazione per delinquere che avrebbe promesso e si sarebbe vantata di poter intervenire su indagini e processi. Una struttura “a grappolo” in cui ogni “componente” e “collaboratore” aveva a sua volta “contatti nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni” con cui “reperire illecitamente dati”. Attraverso funzionari del fisco il ferrarese era riuscito ad acquistare dati su un’imprenditrice e un’azienda entrambi invischiati in un’indagine tributaria.

Grazie a lui che le spie dell’agenzia di investigazione milanese Equalize sono riuscite a “bucare” oltre 52.000 volte la banca dati Sdi, quella che intreccia i dati più sensibili, in capo alle forze dell’ordine, e ad aver violato oltre 100mila atti giudiziari o amministrativi.

Stando alle ipotesi della Dda di Milano, sarebbero anche molte di più di 800mila le persone che potrebbero essere state spiate con accessi abusivi alle banche dati. Nunzio Samuele Calamucci, come emerso dagli atti, diceva che avrebbe avuto “a disposizione” un “hard disk contenente 800mila Sdi”, ossia informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell’ordine.

Giulio Cornelli, 38 anni, originario di Correggio, ma residente a Reggio Emilia, è stato arrestato per l’inchiesta della Procura antimafia di Milano sui dossieraggi che puntavano a “spiare” nomi eccellenti del mondo della finanza, dell’impresa e della politica. Non immune neppure il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di cui sarebbero state intercettate le mail.

Le propaggini dell’inchiesta milanese arrivano fino a Reggio Emilia, dove quattro persone risultano coinvolte nell’inchiesta: tre indagate e uno, appunto Cornelli, finito ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Per la Procura antimafia di Milano la presunta associazione di cyberspie, facente capo all’agenzia di investigazione Equalize, rubava a scopo di ricatto i segreti della finanza e della politica.

L’arrestato reggiano è Giulio Cornelli, 38 anni, risiede nel capoluogo emiliano, in via Gandhi, e nella stessa strada risulta avere sede la sua società, la “Develope and Go Srls”, che è stata perquisita.

Che ruolo aveva Cornelli? Nell‘ordinanza di oltre 500 pagine, che dispone le misure cautelari, si legge: “Gestiva l’apparato informatico-telematico del gruppo, redigeva i report” e si occupava in sostanza di reperire i dati salienti dalla banca dati dello Sdi, (il cervellone in cui confluiscono tutte le informazioni rilevate dalle forze dell’ordine sul territorio) inserendoli poi nei dossier. Di fatto, secondo i magistrati svolgeva “tutte le attività illegali del sodalizio, comprese le intercettazioni abusive e l’acquisizione illecita delle Sos Uif (segnalazioni di operazione finanziarie sospette della banca d’Italia, ndr) e dei dati fiscali (modelli 730, CU, redditi, F24), anagrafici e finanziari”.

LA CRONACA

Emergono dettagli inquietanti sulla maxi inchiesta della Procura di Milano e della Dda per dossieraggio e accesso abusivo a data base istituzionali. Le indagini sono durate anni e non sono ancora concluse, vedono coinvolte figure di spicco del mondo imprenditoriale, della finanza e “agenti di polizia infedeli”.

Tra gli indagati anche il nome di Leonardo Maria Del Vecchio, 29 anni, uno dei sei figli dello storico fondatore di EssiLux, l’azienda leader mondiale nella produzione di occhiali. Il giovane imprenditore è accusato di aver raccolto informazioni riservate sui familiari (e anche sulla fidanzata) nella lotta alla successione.

Il Procuratore Nazionale Antimafia Melillo l’ha definito “un gigantesco mercato delle informazioni”. Il cuore dell’organizzazione era l’agenzia investigativa Equalize srl. Una società legata al Presidente della Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali e gestita dall’ex ‘superpoliziotto’ Carmine Gallo. Grazie all’informatico e hacker Samuele Calamucci, l’agenzia Equalize aveva “una posizione di vantaggio enorme rispetto alla necessità di corrompere operatori di polizia al fine di ottenere le informazioni contenute nelle banche dati”.

Politici, imprenditori, giornalisti. Nelle carte dell’inchiesta, alla voce ‘spiati’, c’è di tutto. A partire da Letizia Moratti, all’epoca dei fatti – è il 2022 – candidata alla presidenza della Regione Lombardia. Secondo i magistrati, Pazzali avrebbe chiesto a Gallo “informazioni riservate su Moratti allo scopo di reperire qualche notizia pregiudizievole idonea a mettere in cattiva luce l’immagine di Moratti, favorendo così la candidatura di Attilio Fontana”.

Ma anche accessi abusivi “ai telefoni e computer del presidente di Cassa Depositi e Prestiti e già presidente di Fiera Milano, Giovanni Gorno Tempini, del giornalista Guido Rivolta che aveva lavorato con lui, della manager di relazioni pubbliche Giuliana Paoletti, del caporedattore del Sole 24 ore Gianni Dragoni e del giornalista di Repubblica Giovanni Pons, acquisendo informazioni sui loro contatti e spostamenti, studiando le loro chat WhatsApp con le parole chiavi ‘Pazzali’, ‘Eur’, ‘Fiera’, ‘Fontana’ e ‘Bonomi’”.

Materiale che Pazzali avrebbe utilizzato “nei suoi rapporti con Paoletti e con Daniela Santanchè: con Paoletti per rimproverarla di ‘aver parlato male di lui’; con la ministra del Turismo il 24 gennaio 2023 per ‘screditare Rivolta e tentare di boicottarne’ le voci di ‘nomina nello staff del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni’”.

Ci sarebbero anche ricerche su Silvio Berlusconi. Nel luglio 2022, Pazzali chiede a Gallo di verificare se la manager di Autogrill Simona Gelpi (oggi in Barilla) “ha qualche roba con Berlusconi”, richiesta che “mi arriva dalla senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli, mi fa un po’ paura”. E verifiche su “informazioni compromettenti che possano escludere il Presidente del Milan ed ex vertice di Eni ed Enel Paolo Scaroni dalla corsa ad a.d. della società Milano-Cortina 2026″.

Poi i dossier sui dipendenti dei grandi gruppi aziendali. Secondo i magistrati, i manager interni del colosso petrolifero Erg avrebbero indagato sui “dipendenti” per sapere se “sfruttino in Borsa notizie dell’azienda”, installando “un virus-trojan” per captare “conversazioni, anche quelle intime e personali su WhatsApp, nella piena e condivisa consapevolezza di manager Erg”. Dinamica analoga a quanto accaduto in Barilla, attraverso il capo della security Maurizio D’Anna, che avrebbe “commissionato un’acquisizione illecita di tabulati telefonici di alcuni dipendenti con il proposito di verificare se qualcuno tra loro avesse passato informazioni sul management al giornalista Andrea Deugeni di ‘Milano Finanza’”. (In collaborazione con l’Agenzia Dire – www.dire.it)

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