“Spesso l’intelligenza artificiale è sotto il controllo di pochissime aziende che possono usarla unicamente per fare profitti”, e già ora nei social media “crescono polarizzazione e fake news, fenomeni in accelerazione attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale”. Lo ha affermato il Nobel Joseph Stiglitz, al Festival dell’Economia civile a Firenze. Sono state presentate anche le esperienze dell’economia di strada, tra cui quella di Eugenia Carfora, la preside che ha trasformato a Caivano la scuola peggiore d’Italia in un simbolo di bellezza.
“In alcuni casi – ha osservato – esiste un terreno di incontro tra il profitto e il bene sociale, ma non sempre. Anzi, accade che entrino a volte in conflitto e questo mi preoccupa molto”. L’intelligenza artificiale, ha concluso Stiglitz, “è un potenziale e potente agente di trasformazione. Come qualsiasi cosa abbia un potere così forte, il risultato dipende dall’uso che se ne fa; nel bene e nel male. Può essere, ad esempio, un grande aiuto per la cura contro il cancro; ne sono convinti molti ricercatori e scienziati. Al tempo stesso, può anche essere un elemento che induce una quota maggiore di sfruttamento della popolazione”.
DA NAPOLI L’ESPERIENZA di Cesare Moreno, presidente di” Maestri di Strada Onlus”: “Siamo segugi e cerchiamo le tracce dell’umano dentro una giungla priva di odori. L’umano si può rintracciare nelle periferie e bisogna tenere a mente che qualsiasi individuo, anche se è solo, si può prendere cura del mondo intero.
We care è lo slogan alla base dell’economia circolare: se non abbiamo un pensiero circolare, l’economia circolare sarà una barzelletta. È ecologica l’auto elettrica? Sì, ma sono ecologiche le miniere da cui si estraggono le materie prime necessarie per fare le batterie? È ecologico lo sfruttamento dei lavoratori in queste miniere?
We care significa tenere conto di tutto questo, avere un pensiero circolare. Allo stesso modo, la scuola deve coltivare la pluralità dei legami dell’individuo mentre, purtroppo, fa il contrario coltivando l’individualismo e la competitività: questo è devastante. Lo abbiamo visto bene durante la pandemia quando le scuole sono state chiuse: il disastro non è stato perdere i capitoli di storia e di geografia, ma il sistema di relazioni nel quale i ragazzi sono immersi e che permette loro di conferire significato alla realtà”.
L’educazione di strada può essere un viatico importante per il recupero dei ragazzi più svantaggiati e, soprattutto, per contrastare il fenomeno della violenza. La cultura, d’altra parte, può invece giocare un ruolo importante per incrementare la parte formativa delle nuove generazioni. Anche di questo si è parlato durante la prima giornata del Festival.
DA CAIVANO. Testimonianza importante è arrivata da Eugenia Carfora, preside Iti e Alberghiero di Caivano, Napoli, nella foto: “Si può cambiare. Sono lì da 16 anni e non ho fatto altro che quello che sentivo dentro. Non so se è quello che intendeva Don Milani. Sono venuti a dirmi che a Caivano gestivo la cosa più brutta d’Italia, sono parole che mi porterò dentro fino alla morte”.
“Mi hanno dato un fazzoletto di terra deserto nel 2007, dove la scuola, che è la casa dello Stato, era abbandonata, degradata e sporca. Per prima cosa mi sono messa a pulire: alcuni hanno pulito con me, altri se ne sono andati. Oggi la mia scuola è bellissima. Poi denunciavo troppo, parlavo troppo, perché tutti sanno ma fanno finta niente, e mi hanno trasferita: una nuova scuola, con 14 pittbull che controllavano gli ingressi, i materassi e le siringhe in terra”.
“Oggi c’è una scuola che funziona, i ragazzi sono bravissimi e li vogliono ovunque per gli stage, c’è un albergo a 4 stelle. Adesso vogliamo l’università di agraria, vogliamo fare la serra idroponica dove c’erano le pistole nascoste sottoterra, vogliamo rimettere a posto le case vuote per gli studenti: venite a studiare qui, non andate all’estero, riprendiamoci ciò che è nostro”.
La 5ª edizione del Festival, che ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica,
prevede domani mattina, sabato 30, a Palazzo Vecchio, il confronto tra due premi Nobel: Joseph Stiglitz e Shirin Ebadi, avvocatessa iraniana e Premio Nobel per la Pace nel 2003.