In Libano non si arrestano le esplosioni di massa: i media locali riportano stavolta di walkie-talkie, tv, pannelli solari e smartphone appartenenti a esponenti di Hezbollah, attivati a distanza e trasformatisi in bombe. Esplosioni anche di pannelli solari. Avrebbero già provocato – questo il bilancio a fine giornata secondo il ministero della Sanità libanese- 20 morti e oltre 450 feriti. Solo ieri gli attacchi attraverso i cercapersone avevano causato 12 morti in Libano e 7 in Siria e tra i 3-4 mila feriti. Esplosi anche pannelli solari.
Tra le altre, la testata L’Orient Le Jour scrive che una delle vittime si è registrata a Bint Jbeil, nel sud, in seguito a una “serie di esplosioni verificatesi in abitazioni e automobili private”. Il ministero della Sanità di Beirut aveva riferito a metà pomeriggio un primo bilancio di oltre cento feriti, che accusano principalmente danni a occhi, testa, mani e addome. Una fonte della sicurezza libanese ha dato un bilancio più pesante, indicando già diverse centinaia di feriti.
Fonti della stampa internazionale riferiscono inoltre che tra le località colpite c’è anche il corteo funebre di un combattente dell’ala militare di Hezbollah. Un filmato realizzato da uno dei partecipanti, e trasmesso dalla televisione israeliana, mostra il momento dell’esplosione in mezzo a un affollato corteo, con un uomo che cade a terra e la folla che subito si allontana per mettersi al riparo.
Ieri, martedì 17, a mezzogiorno sono stati fatti esplodere contemporaneamente a Beirut e Damasco, con tutta probabilità dal Mossad israeliano, i cercapersone di miliziani Hezbollah, provocando almeno 18 morti e quasi 4mila feriti (di cui 200 gravi) tra la capitale libanese e quella siriana. La maggior parte delle vittime e dei feriti è in Libano. Secondo La Repubblica “un segnale sonoro ha preceduto l’esplosione che ha accecato 500 membri di Hezbollah. Ha perso la vita anche l’ambasciatore iraniano a Beirut”.
I cercapersone coinvolti nelle esplosioni sono stati prodotti da un’azienda con sede a Budapest, in Ungheria, la BAC Consulting KFT. Lo riferisce la società taiwanese Gold Apollo, il cui marchio compare sui cercapersone esplosi. Israele ha piazzato degli esplosivi nei cercapersone che Hezbollah aveva ordinato a un’azienda taiwanese. Lo riporta il New York Times, citando funzionari statunitensi.
“La Resistenza islamica in Libano continuerà, oggi come in tutti i giorni passati, le sue operazioni benedette a sostegno di Gaza, del suo popolo e della sua resistenza, e in difesa del Libano, del suo popolo e della sua sovranità. Questo percorso è in corso ed è separato dalla severa resa dei conti che il nemico criminale (Israele, ndr) deve affrontare per il massacro che ha commesso martedì contro il nostro popolo, le nostre famiglie e i nostri combattenti in Libano”. È quanto afferma il gruppo libanese Hezbollah in una dichiarazione diffusa via Telegram. “La resa dei conti è un’altra cosa e sicuramente arriverà”, assicura Hezbollah in riferimento alle esplosioni dei cercapersone, per le quali il gruppo libanese accusa Israelei. “Quello che è successo ieri non farà che rafforzare la nostra determinazione e la nostra volontà di continuare sulla strada del jihad e della resistenza”, conclude Hezbollah.
I cercapersone potrebbero essere esplosi perché contenevano una piccola carica esplosiva, secondo fonti di intelligence statunitensi citate da vari media internazionali, compreso il New York Times. L’esplosivo sarebbe stato inserito nei cercapersone prima che questi fossero venduti in Libano e sarebbe detonato grazie a un innesco attivabile a distanza, anche questo inserito in fase di costruzione. Gli esperti non ritengono invece credibile che i cercapersone siano esplosi per un surriscaldamento indotto delle batterie al litio, una delle ipotesi circolate martedì.
I cercapersone sono apparecchi elettronici capaci di ricevere brevi messaggi. Erano molto diffusi negli anni Ottanta e Novanta, ma sono poi stati sostituiti dai telefoni cellulari. Hezbollah li usa per le comunicazioni fra i suoi membri perché ritiene che non siano rintracciabili da Israele: a febbraio il gruppo aveva deciso di limitare o abbandonare l’uso dei telefoni cellulari perché spesso geolocalizzati dai servizi segreti israeliani, che usavano quelle informazioni per attaccare e uccidere i miliziani. Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, in un discorso andato in onda sulle televisioni locali il 13 febbraio aveva invitato i membri del gruppo a distruggere i propri telefoni. Hezbollah aveva quindi fornito circa 5mila cercapersone ai suoi membri: permettono di ricevere messaggi di testo, ma non di telefonare.
Secondo informazioni di intelligence all’interno dei cercapersone, vicino alla batteria, sarebbero stati inseriti 20-30 grammi di esplosivo (secondo altre fonti una quantità anche minore, pochi grammi), pressoché impossibili da identificare.
L’azienda taiwanese Gold Apollo ha detto di non aver prodotto i cercapersone in questione, ma di aver solo concesso i diritti di produzione e apposto il proprio marchio sui prodotti. Secondo il presidente Hsu Ching-Kuang, i cercapersone sarebbero stati prodotti da una società chiamata BAC: inizialmente ha detto che si trattava di una azienda europea, poi non ha confermato questa informazione.