La Commissione Europea ha inflitto ad Apple una multa di 1,8 miliardi di euro per “condotta anticoncorrenziale” nei confronti dei servizi di streaming musicale rivali. (Lo streaming nel linguaggio di Internet è la modalità di accesso in Rete a file audiovisivi di cui si può fruire in tempo reale senza provvedere a salvarli sul proprio sistema).
L’importo di 1,8 miliardi di euro è decisamente più alto delle indiscrezioni di stampa che parlavano di una multa di 500 milioni. Secondo la Commissione, questo importo è proporzionato ai ricavi globali di Apple ed è necessario per ottenere un effetto deterrente.
In una risposta pubblicata sul suo sito ufficiale, oltre ad attaccare duramente il comportamento di Spotify, che ha fatto avviare l’indagine, Apple ha giudicato la commissione “incapace” di “scoprire qualsiasi prova credibile di danno ai consumatori” e di “ignorare la realtà” di un mercato fiorente, competitivo e in rapida crescita.
Secondo la Commissione, la società di Cupertino ha abusato della sua posizione dominante nel mercato vietando alle app di streaming musicale di informare in modo completo gli utenti in merito a prezzi di abbonamento più economici al di fuori dell’app. Questo comportamento, ha evidenziato la Commissione, è “illegale secondo le norme antitrust dell’Ue. Le disposizioni “anti-steering” di Apple equivalgono a condizioni commerciali sleali, in violazione dell’articolo 102, lettera a), del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (“TFUE”).
“Queste disposizioni non sono né necessarie né proporzionate per la protezione degli interessi commerciali di Apple in relazione all’App Store sui dispositivi mobili smart di Apple e incidono negativamente sugli interessi degli utenti iOS, che non possono prendere decisioni informate ed efficaci su dove e come acquistare abbonamenti in streaming musicale da utilizzare sul loro dispositivo.”
Ripercorrendo le varie tappe di tutta questa indagine, nel giugno 2020, dopo le accuse mosse da Spotify, la Commissione aveva avviato un procedimento formale nei confronti delle norme di Apple per gli sviluppatori di app sulla distribuzione di app tramite l’App Store.
Nell’aprile 2021, la Commissione aveva inviato ad Apple una comunicazione degli addebiti, alla quale Apple rispose nel settembre 2021. Nel febbraio 2023 la Commissione aveva sostituito la comunicazione degli addebiti del 2021 con un’altra comunicazione aggiornata che chiariva le obiezioni della Commissione, alla quale Apple rispose nel maggio 2023.
Secondo quanto affermato da Margrethe Vestager, (Nella fotovicepresidente esecutiva responsabile della politica di concorrenza, “per un decennio Apple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato della distribuzione di app di streaming musicale tramite l’App Store. Lo hanno fatto impedendo agli sviluppatori di informare i consumatori sui servizi musicali alternativi ed più economici disponibili al di fuori dell’ecosistema Apple. Ciò è illegale secondo le norme antitrust dell’UE, quindi oggi abbiamo multato Apple per oltre 1,8 miliardi di euro”.
La risposta di Apple. Apple ha osservato che se Spotify detiene attualmente una quota dominante del mercato europeo dello streaming musicale, circa il 56%, “gran parte del loro successo è dovuto all’App Store” e che Spotify non paga nulla ad Apple in quanto si “rifiuta di vendere abbonamenti nella sua app”.
Apple ha anche elencato un gran numero di servizi che fornisce a Spotify gratuitamente, come la distribuzione, la revisione delle app e l’assistenza tecnica di persona. “Ma la gratuità non è sufficiente per Spotify. Vogliono anche riscrivere le regole dell’App Store, in un modo che li avvantaggi ancora di più. Spotify, secondo Apple, vuole invece “piegare le regole a suo favore” incorporando i prezzi degli abbonamenti nella propria app senza utilizzare il sistema di acquisto in-app dell’App Store. L’azienda svedese, a detta di Apple, vuole “utilizzare gli strumenti e le tecnologie di Apple, distribuirli sull’App Store e beneficiare della fiducia che abbiamo costruito con gli utenti, senza pagare nulla ad Apple per questo”.
Apple afferma che tre diversi casi correlati avviati contro di lei dalla Commissione Europea negli ultimi otto anni non hanno costantemente trovato prove di danni ai consumatori né prove di comportamenti anticoncorrenziali. “La realtà è che i consumatori europei hanno più scelte che mai. Paradossalmente, in nome della concorrenza, la decisione odierna non fa altro che consolidare la posizione dominante di un’azienda europea di successo che è leader indiscusso del mercato della musica digitale.”
Apple ha annunciato che intende presentare ricorso contro la decisione.
UN’ALTRA GRANA: IN ARRIVO LA CLASS ACTION PER iCLOUD
Lo studio legale Hagens Berman ha presentato una denuncia contro Apple per la violazione delle leggi antitrust statunitensi. L’azienda di Cupertino avrebbe stabilito un monopolio illegale, costringendo gli utenti iOS a utilizzare esclusivamente il servizio iCloud per conservare alcuni dati. Il giudice dovrà ora stabilire se concedere lo status di class action.
(iCloud – o nuvola informatica – è il servizio di Apple che archivia in modo sicuro le foto, i file, le note, i documenti commerciali, le password e altri dati nel cloud e li mantiene aggiornati su tutti i dispositivi, automaticamente. iCloud semplifica anche la condivisione di foto, file, note e molto altro ancora con amici e membri della famiglia).
Nella denuncia viene sottolineato che Apple genera profitti con gli abbonamenti a diversi servizi. Uno di essi è iCloud che possiede un market share del 70% sui dispositivi dell’azienda californiana. Lo studio legale evidenzia che questa popolarità non è stato ottenuta perché iCloud è superiore ad altri servizi, come Google Drive, Microsoft OneDrive o Dropbox, ma solo perché Apple ha imposto “restrizioni tecnologiche chirurgiche“.
Gli utenti possono caricare diversi file (ad esempio foto e video) sui servizi concorrenti. Tuttavia alcuni tipi di file, come dati delle app e impostazioni del dispositivo, possono essere ospitati solo su iCloud. Si tratta di file importanti in quanto necessari per il ripristino su un nuovo dispositivo.
Lo studio legale afferma che non esiste nessuna giustificazione tecnologica o di sicurezza per tale limitazione. Il vero scopo è ostacolare la concorrenza, garantire il monopolio di iCloud e ottenere un incremento dei profitti. Apple avrebbe pertanto violato le leggi antitrust nazionale (Sherman Act) e statale (California Unfair Competition Law).
L’obiettivo dello studio legale è avviare una class action e chiedere un risarcimento danni e un’ingiunzione per bloccare le pratiche anticoncorrenziali di Apple. Gli avvocati di Hagens Berman hanno già vinto in passato contro l’azienda californiana, ottenendo accordi per 716 milioni di dollari.