Dopo il piano di trasformare Gaza nel sogno californiano, lanciato trionfalmente da Trump – per poi ripensarci un attimo – arriva quello delle “partenze volontarie” di chi, al contrario, lotta da decenni per restarci.
Un piano per “partenze volontarie” degli abitanti della Striscia di Gaza dalla regione palestinese sarà infatti predisposto dall’esercito di Israele: a deciderlo, e a renderlo noto attraverso un comunicato, è stato il ministro della Difesa Israel Katz (nella foto).
C’è da premettere che la proposta di Trump è stata accolta con un certo interesse da Netayahu: “Un’idea notevole, la prima buona idea per risolvere il problema di Gaza finora sentita. Così il primo ministro israeliano Netnayahu, in visita negli Usa, ha detto in un’intervista rilasciata a Fox News e riportata anche dal quotidiano The Times of Israel.
All’indomani della proposta shock di Trump (poi ridimensionata dallo stesso segretario di Stato Usa, Marco Rubio) per trasferire tutti i palestinesi fuori dalla Striscia e farne una Riviera, Netanyahu ha espresso apprezzamenti definendo l’idea “notevole”. “Questa è la prima buona idea che ho sentito”, dice ai microfoni dell’emittente, “e penso che dovrebbe essere esaminata, perseguita e realizzata perché credo che creerà un futuro diverso per tutti”.
Secondo The Times of Israel, in prima battuta, il premier israeliano “era sembrato colto di sorpresa dal piano di Trump” e, durante la conferenza stampa congiunta, “ha offerto una risposta piuttosto non impegnativa all’idea”. Rispondendo al giornalista di Fox, tuttavia, Netanyahu ha chiarito che “non credo che Trump abbia parlato di inviare truppe statunitensi per completare il lavoro di distruzione di Hamas” e “non credo nemmeno che abbia detto che finanzierà la ricostruzione: ha detto che lo faranno gli Stati vicini, gli Stati ricchi”.
“Ma l’idea vera e propria di permettere agli abitanti di Gaza che vogliono andarsene di andarsene… Voglio dire, cosa c’è di sbagliato in questo? Possono andarsene, possono poi tornare, possono trasferirsi e tornare”. Anche se l’entourage del presidente Usa ha cercato di correggere il tiro della proposta affermando che l’allontanamento sarebbe stato solo “temporaneo”, The Times of Israel rammenta che lo stesso Trump aveva dichiarato in precedenti occasioni di sperare che i gazesi “non volessero tornare” nella Striscia.
Oggi Trump è tornato a parlare del suo piano per il futuro della Striscia sul suo social, Truth: “Gaza verrebbe consegnata agli Stati Uniti da Israele al termine dei combattimenti. I palestinesi sarebbero reinsediati in comunità molto più sicure e belle, con case nuove e moderne, nella regione. Avrebbero davvero la possibilità di essere felici, sicuri e liberi”.
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Ma il “piano Riviera” ha suscitato sia in Europa, sia nei Paesi arabi critiche e denunce di “deportazioni di massa”, che costituirebbero “crimini di guerra”. Sulla proposta è tornata ieri sera una portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt. Ai giornalisti la funzionaria ha detto che Trump è impegnato per la ricostruzione di Gaza e che la sua idea è che i palestinesi siano trasferiti “temporaneamente” e non in modo definitivo.
Nel frattempo un piano per “partenze volontarie” degli abitanti della Striscia di Gaza dalla regione palestinese sarà ora predisposto dall’esercito di Israele: a deciderlo, e a renderlo noto attraverso un comunicato, è stato il ministro della Difesa Israel Katz (nella foto).
Secondo Katz, l’iniziativa per le “partenze volontarie” da Gaza includerà “opzioni di uscita attraverso i valichi terrestri, nonché disposizioni speciali per le partenze via mare e via aerea”. Ecco come lo stesso ministro ha presentato il piano su X: “Ho incaricato l’Idf di preparare un piano che consenta a qualsiasi residente di Gaza che lo desideri di andarsene, di recarsi in qualsiasi Paese disposto ad accoglierlo. Hamas ha utilizzato gli abitanti di Gaza come scudi umani, ha costruito la sua infrastruttura terroristica nel cuore della popolazione civile e ora li tiene in ostaggio, estorcendo loro denaro attraverso il sistema di aiuti umanitari e impedendo loro di partire da Gaza”.
“Il piano includerà opzioni di uscita tramite attraversamenti terrestri, nonché accordi speciali per la partenza via mare e via aria. Paesi come Spagna, Irlanda, Norvegia e altri, che hanno falsamente accusato Israele per le sue azioni a Gaza, sono legalmente obbligati a consentire ai cittadini di Gaza di entrare nel loro territorio. La loro ipocrisia verrà smascherata se si rifiutano. Nel frattempo, Paesi come il Canada, che ha un programma di immigrazione strutturato, hanno precedentemente espresso la volontà di accogliere residenti da Gaza. La popolazione di Gaza dovrebbe avere diritto alla libertà di movimento e di migrazione, come è consuetudine in tutto il mondo”.
E ancora: “Accolgo con favore l’iniziativa coraggiosa del presidente Trump – conclude il ministro israeliano che di recente il giornale progressista israeliano Haaretz ha definito il ministro dell’apartheid – che può creare ampie opportunità per coloro che a Gaza desiderano andarsene, aiutarli a reinsediarsi nei Paesi ospitanti e sostenere gli sforzi di ricostruzione a lungo termine in una Gaza smilitarizzata e libera da minacce dopo Hamas, uno sforzo che richiederà molti anni”.
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Il piano di “partenze volontarie” per svuotare la Striscia di Gaza piace molto all’estrema destra religiosa israeliana che ha espresso sostegno all’ordine del ministrodella Difesa, Katz, che ha ordinato all’esercito di preparare un piano per consentire la “partenza volontaria” dei residenti della Striscia. «Mi congratulo con il ministro della Difesa per la sua decisione di ordinare all’IDF di prepararsi a svolgere il nostro ruolo nel piano di migrazione per permettere ai gazawi di lasciare Gaza verso paesi che li accoglieranno», ha dichiarato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che ha aggiunto: «Come diciamo da molti anni, e ancor più dall’inizio della guerra, non esiste altra soluzione realistica che garantisca pace e sicurezza a Israele e benessere personale ai residenti di Gaza».
Il leader della destra radicale rivale, Itamar Ben-Gvir, ha definito le direttive di Katz un «passo importante, che riconosce che la vera soluzione per Gaza non è più il sogno della ‘ricostruzione’ e del ritorno alla situazione precedente, ma un cambiamento radicale della realtà». Secondo il Times of Israel, Ben-Gvir ha esortato il governo israeliano «ad andare avanti con determinazione, rimuovere ogni ostacolo burocratico e garantire che questa opzione diventi realtà il prima possibile».