(Da www.avvenire.it)l — Rischiando di rimanere isolata in Europa, stretta nella morsa dell’Ursula bis e del sorpasso da parte dei Patrioti di Orban e Salvini, Giorgia Meloni si gioca la carta dell’atlantismo convinto e dei suoi ottimi rapporti con Joe Biden sul palcoscenico internazionale del summit Nato di Washington. A margine del vertice, la premier ha ribadito che l’Italia «terrà fede ai suoi impegni» di spendere il 2% del Pil per la difesa: «Ovviamente con i tempi e le possibilità che abbiamo» e considerando anche «l’impegno complessivo del nostro Paese» nell’Alleanza nordatlantica, dove siamo «tra i maggiori contributori di personale in quasi tutte le missioni e le operazioni di pace, perché il nostro know how è molto richiesto».
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato da parte sua che per rispettare l’impegno Nato del 2% del pil per le spese militari o per accelerarlo chiederà «probabilmente alla nuova commissione Ue di interpretare come fattore rilevante gli investimenti per la difesa e quindi di escluderli dal patto di stabilità». Una richiesta già avanzata con la commissione uscente. «In caso diverso resta l’impegno a rispettare la scadenza del 2028 e a raggiungere l’obiettivo in ogni modo», ha aggiunto Crosetto. In merito all’Ucraina «ci siamo concentrati molto su un tema estremamente importante che è la difesa antiaerea: essa significa difendere soprattutto i civili e le infrastrutture critiche che la Russia continua ad attaccare, come abbiamo visto con l’ospedale pediatrico colpito a Kiev e i bambini malati oncologici in mezzo alla strada», così commenta Meloni la donazione da parte dell’Italia di un altro sistema d’arma Samp-T. Il nostro Paese inoltre si impegna a portare a 1,7 miliardi di dollari nel 2025 l’impegno finanziario per l’Ucraina.
La premier punta a incassare l’inviato speciale dell’Alleanza per il fronte sud, una nuova figura sollecitata da Roma per vigilare sull’area cruciale del Mediterraneo. L’Italia sfida la concorrenza della Spagna e soprattutto della Francia di Emmanuel Macron, che appare in parte resuscitato dopo il ballottaggio delle elezioni ma con una situazione così confusa per formare il nuovo governo che – secondo Le Figaro – alla fine potrebbe anche saltare il summit dell’Alleanza.
Meloni non ha perso occasione per ridimensionare il riscatto del capo dell’Eliseo e il mancato exploit di Le Pen: «La lettura di una sconfitta di Rn è un po’ semplicistica perché, se vogliamo guardare a quello che è accaduto in Francia, la verità è che nessuno può cantare vittoria e nessuno dei tre partiti è in grado di governare da solo». Quindi ha contrapposto la solidità del suo esecutivo: «Posso dire per esperienza personale che è più facile governare quando si sta insieme perché si condividono delle idee piuttosto che quando si sta insieme perché si condivide un nemico. Per quanto riguarda noi, eravamo abituati a un tempo nel quale l’Italia era una nazione instabile in un’Europa che aveva, soprattutto fra le grandi nazioni, governi molto solidi. Oggi vediamo una realtà molto diversa. Vediamo un’Italia con un governo molto solido in un’Europa nella quale ci sono invece dei governi meno stabili del nostro».
Un fattore che potrebbe favorire l’Italia nella partita per il fianco sud, con Washington propensa ad appaltarle la regione in virtù di un’alleanza di ferro. Cementata ulteriormente in questi due anni dalla stessa Meloni, ma anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e da quello della Difesa, entrambi presenti al summit – assieme al vertici di Camera e Senato – e fermi sostenitori degli aiuti a Kiev.
«La mia aspettativa è che la Nato nel suo 75mo anniversario, e in un momento storico molto particolare, mandi un grande messaggio di unità e di capacità di adattamento a un mondo che sta cambiando», ha detto la premier. «L’Italia porta l’attenzione necessaria sul fronte sud dell’Alleanza, che è inserito al momento nelle conclusioni del vertice», ha aggiunto Meloni, osservando che si tratta di una «dimostrazione di come la Nato deve saper immaginare il suo ruolo in un contesto geopolitico estremamente complesso».
La premier si dice convinta anche che «il sostegno all’Ucraina non mancherà neppure in questo summit», dopo aver condannato con fermezza l’attacco di Mosca all’ospedale oncologico pediatrico di Kiev che a suo avviso dimostra «la reale volontà rispetto ad una certa propaganda russa che dice di cercare soluzioni pacifiche».
Ma in casa dovrà continuare a fare i conti col vicepremier Matteo Salvini, che si sta smarcando sempre di più dalla linea atlantista. «Più armi si inviano, più la guerra va avanti», ha affermato il leader della Lega in una diretta sui social rispondendo a un follower che gli chiedeva di fermare il conflitto in Ucraina. Senza contare la sua adesione ai Patrioti di Orban, Le Pen e Abascal, il nuovo gruppo all’Europarlamento che ha scavalcato al terzo posto i Conservatori e Riformisti, candidandosi a essere la più forte opposizione di destra.
La premier ha cercato di ridimensionarne la posizione potenzialmente destabilizzante, definendo l’idea di un gruppo apertamente filoputiniano «una ricostruzione da osservatori». Ma Salvini rischia di continuare ad essere una spina nel fianco, anche per il suo tentativo di accreditarsi con Donald Trump auspicandone la vittoria in attesa di incontrarlo in Usa. Uno scenario di cui Meloni deve tener conto, con un Biden sempre più in bilico per la sua età e la sua salute.