Nuovo sciopero dei taxi, questa volta di due giorni, il 5 e 6 giugno. A proclamarlo le sigle sindacali Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Satam, Tam, Claai, Unione Artigiani, Unione Tassisti d’Italia, Uritaxi, Fast Confal taxi, Unica taxi Cgil, Orsa taxi, Usb taxi, Unimpresa, Sitan/Atn. La mobilitazione avrà inizio alle 8 fino alle 22, fatte salve le fasce di garanzia e i servizi sociali previsti dalla normativa.
“Non essendo pervenuta alcuna convocazione dopo lo sciopero nazionale indetto per lo scorso 21 maggio, contro i diffusi fenomeni di abusivismo presenti nel settore e per chiedere la regolamentazione delle piattaforme tecnologiche, siamo stati costretti a proclamare un nuovo fermo nazionale di 48 ore, per le giornate del prossimo 5 e 6 giugno”, affermano le sigle sindacali.
“Le motivazioni che ci hanno condotto a questa nuova proclamazione sono, come per la precedente svolta il 21 maggio scorso con una grande partecipazione – si legge in una nota delle sigle sindacali e associazioni di settore – riconducibili alla situazione riguardante il confronto sui decreti attuativi della Legge n.12/2019. Aver disatteso ad oggi, le legittime richieste di una ripresa del confronto rischiano di esasperare ancor di più i lavoratori del settore Taxi”.
“Il servizio pubblico taxi – aggiungono – riveste per i territori e per l’utenza un’importanza estremamente rilevante, in quanto complementare e integrativo del Trasporto Pubblico Locale di linea, tale delicata funzione deve esser tutelata, dall’azione di soggetti che basano la loro attività su logiche meramente speculative, a discapito del lavoro e delle garanzie per l’utenza”.
“L’auspicio è che sarà possibile riprendere il confronto con tutte le componenti istituzionali coinvolte – concludono -al fine di concludere quanto previsto da una Legge dello Stato pubblicata in Gazzetta Ufficiale da oltre 5 anni”.
I sindacati lamentano inoltre che “non si può con una autorizzazione di noleggio presa in Calabria continuare a fare impunemente il tassista a Roma o a Milano, impedendo così di fatto alle amministrazioni locali, in una logica di programmazione, di poter dimensionare i propri organici in funzione dei propri bisogni. Non si può continuare a limitare il potere decisionale dei sindaci delle grandi città italiane, consentendo parallelamente agli amministratori di piccoli paesini con poche migliaia di abitanti, di rilasciare in modo indiscriminato centinaia e centinaia di autorizzazioni di noleggio che non serviranno mai i loro territori. Autorizzazioni destinate a servire altre realtà, alimentando un fenomeno degenerativo presente in tutti i grandi centri urbani, ed oggi ulteriormente amplificato dalle piattaforme digitali che variano i prezzi con i loro algoritmi e moltiplicatori tariffari, schiacciando ulteriormente il servizio taxi con la loro concorrenza sleale”.
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