sabato 26 Aprile 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

TERZO MANDATO / Il No è un argine ai privilegi, e dovrebbe valere per tutti

di Paolo Boldrini
“Terzo mandato? No, grazie”. Sintetizzo così una riflessione sullo stop della Consulta alla legge della Campania (dopo il ricorso del governo) che avrebbe consentito al presidente uscente, Vincenzo De Luca (Pd), di candidarsi ancora dopo due mandati consecutivi. Un divieto valido in tutte le Regioni ordinarie che riguarda da vicino anche Luca Zaia (Lega), presidente del Veneto. (Foto: Luca Zaia e Vincenzo De Luca)
Rileggiamo alcune delle dichiarazioni dei due amministratori. De Luca: “Accolta una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti. La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà infatti cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta La legge è uguale per tutti”.
Zaia: “Siamo di fronte a un Paese che, in alcune delle proprie norme, vive nell’ipocrisia…Tuttavia è evidente che dietro certe posizioni, e dietro la normativa in vigore, si celano motivazioni politiche. Appare come l’unico strumento per impedire ad alcuni candidati di ripresentarsi. Dichiarazioni di questo tipo, inoltre, sono offensive nei confronti dei cittadini, considerati così ingenui da votare automaticamente chi è già in carica“.
Dietro queste sortite ci sono situazioni politiche ed equilibri diversi: in Campania il Pd non vede l’ora di liberarsi dell’ingombrante De Luca, in Veneto la Lega ha condotto una corsa solitaria visto che Fratelli d’Italia e Forza Italia sono contrari al terzo mandato. Qui sarà battaglia nel centrodestra per scegliere il candidato, con Salvini che punta i piedi e Meloni che vuol far valere il suo bottino di voti. Ma il ragionamento vuole spingersi oltre, sul rispetto delle regole.
Mi spiego: i presidenti di Regione, di Provincia, i sindaci e tutti gli amministratori conoscono la legge che disciplina l’elezione nei loro enti. Se ritengono ingiusto il tetto dei due mandati consecutivi possono rinunciare e fare altro. Chi gioca a calcio sa prima di uscire dallo spogliatoio che la partita dura 90 minuti e che le porte sono due. A fine partita non è corretto cambiare le carte in tavola. De Luca, Zaia e soci avrebbero potuto, forti del loro peso specifico nei rispettivi partiti, fare in modo che la legge fosse modificata o integrata. Ora queste invettive risultano stonate, mosse da un interesse personale più che della collettività. La politica è anche spirito di servizio, o meglio dovrebbe esserlo.
L’avvocato dello Stato, Ruggero Di Martino, è stato netto: “Il principio di democraticità richiede anche la tutela del fisiologico ricambio della leadership politica e il limite del terzo mandato pone un freno al prolungarsi dell’esercizio del potere da parte della stessa persona”. Una situazione evidente, in qualche città, dove politica e affari si intrecciano con una forte presenza di nicchie e privilegi tesi a escludere dai salotti buoni chi canta fuori dal coro. Concordo invece con chi sostiene che l’Italia è schizofrenica: nei piccoli e grandi Comuni le regole sulla durata dei sindaci sono diverse e ciò risulta incomprensibile agli occhi del cittadino.
Per quanto mi riguarda il limite dei due mandati dovrebbe valere per tutti, dal paesino alla metropoli. Anche in questo caso, va detto, gli amministratori citati del Pd e della Lega dovrebbero darsi da fare all’interno dei loro partiti che sono fatti apposta per ascoltare la voce del popolo e migliorare le condizioni di vita degli italiani. Infine, mi pare fuori luogo il parallelo tra sindaci imbrigliati e parlamentari senza freni. I primi in una città, con l’elezione diretta, riescono a fare il bello e il cattivo tempo. Deputati e senatori, che possono ripresentarsi un’infinità di volte, sono gocce in mezzo al mare. Spesso in burrasca, ma questa è un’altra storia.
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Paolo Boldrini. giornalista, ha diretto la Gazzetta di Mantova

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