Giornaliste e giornalisti del Tg3 denunciano “una situazione allarmante” a Rai3. Parlano di “innesti esterni graditi solo alla politica”, “identità snaturata e indebolita”, “terra bruciata”. Parlano di “scarsità di troupe, mezzi e redattori”. Del calo di ascolti di Rai3, che si ripercuote sul Tg3.
L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Tg3 esprime in una nota “viva preoccupazione per lo stato in cui versa Rai 3, penalizzata da scelte aziendali che hanno privato la Rete di volti storici e regalato alla concorrenza programmi e audience. Allo stesso tempo, i nuovi programmi non hanno saputo attrarre nuovi spettatori e hanno conseguito risultati decisamente sotto le apettative. E mentre si investe su nuovi format, affidati anche a produzioni esterne, con un ulteriore aggravio per le casse aziendali, il Tg3 fa i conti con le tante difficoltà quotidiane: scarsità di troupe, mezszi e redattori, a causa del blocco del turn over. Inoltre, il calo di ascolti su Rai3 dispiega drammaticamente i suoi effetti anche su alcune edizioni del Tg3, precedute da programmi che fanno ascolti molto bassi”.
La situazione – si legge nella nota diffusa dal Cdr della testata – “è allarmante, come avevamo già denunciato a novembre, in un precedente comunicato. Speravamo che l’azienda tornasse sui propri passi, ma non è stato così. Anzi, si insiste pervicacemente su questa linea fallimentare, con nuovi innesti esterni nel palinsesto graditi solo alla politica. In questi mesi, l’identità di Rai3 è stata snaturata e indebolita e, al cambio di narrazione, il pubblico storico ha reagito cambiando canale”.
Per l’assemblea del Tg3, “l’appiattimento su un’unica visione del mondo è un pessimo servizio alla democrazia. Ci sono pezzi di realtà che non vengono raccontati quanto meriterebbero. Lavoreremo affinché la nostra voce sia ancora più chiara e distinguibile, ma bisogna salvare Rai3 e riconquistare il suo pubblico. Serve un cambio di passo urgente, che implichi anche la riforma della governance aziendale, alla luce del fallimento delle direzioni di genere”. (da professionereporter.eu)