giovedì 30 Gennaio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

TRUMP E L’AMERICA / E dopo la luna di miele?

di Nicola Perrone *

— Via alla prova muscolare, almeno fotografica. Il Presidente Trump a poche ore dal suo insediamento posta la foto di alcune centinaia di immigrati in manette caricati su un aereo e portati chissà dove. E già questo è un primo elemento che fa pensare al diversivo. Perché magari adesso quegli immigrati delinquenti, come li definiscono i Maga boys, sono stati scaricati a ridosso del confine ancora americano. Comunque la foto, con la massiccia propaganda innescata immediatamente sui media controllati da Musk e dagli altri alleati di destra, sicuramente dà la scossa e suona d avvertimento: attenzione, facciamo sul serio, guai a voi.

Ma stiamo parlando di centinaia, Trump ha promesso di spedirne fuori decine di milioni. E cosa farà se i Paesi destinatari non li faranno rientrare e vorranno rispedirli al mittente? Dichiarerà guerra a tutti? Ma non si è presentato al mondo come il pacificatore, quello che le guerre le scansa o le fa finire? I supermiliardari hi-tech al suo seguito, che si sono fatti subito fotografare al fianco del ‘padrone’ politico. Almeno questo spera Trump, perché le cose purtroppo per lui andranno in un’altra direzione.

Questi ‘lor signori’, infatti, sono lì a ricordare al ‘povero’ politico che tutto dipenderà da loro. Come lo hanno appoggiato così possono scaricarlo. Vero che ognuno di loro non sopporta l’altro e viceversa. In un primo tempo faranno a gara per risultare il più simpatico e il più affidabile. Ma durerà poco. Intanto perché Elon Musk, che si è già piazzato quasi dentro la Casa Bianca, già si muove da padrone. Tanto che, come narrano le cronache, Trump più di una volta si è incavolato per atteggiamenti o dichiarazioni che lo avevano messo in ombra.

Trump spera, forse, che potrà essere libero di governare e fare le sue cose mentre questi ‘ragazzotti’ si menano tra di loro. Ma i ‘ragazzotti’, lo hanno dimostrato in tutti questi anni, ad un certo punto pensano soltanto a come aumentare il ‘grano’ nei loro silos, e quindi appena Trump si metterà a guerreggiare a livello commerciale con tutto il mondo, mettendo a rischio i loro magazzini, beh allora suonerà la campana.

Per non contare che anche tra i seguaci di Trump, a partire da Steve Bannon e il suo vasto movimento popolare Maga, già odiano Musk e gli altri stramiliardari e non vedono l’ora, come hanno già detto, di prenderli a calci e mandarli via. Ci sono poi i gravi problemi interni. A partire dalle grandi catastrofi ambientali in California e in Sud Carolina che necessitano di centinaia e centinaia di miliardi di dollari di aiuti. Ed anche le altre crisi che potrebbero scoppiare e creare una catena di tensioni in tutti gli Stati se Trump dovesse cominciare a smantellare, per trovare i soldi da ridare agli amici miliardari, i servizi sociali, la sanità e altre politiche di welfare.

Che accadrà quando queste persone non più assistite cominceranno a protestare nelle piazze? Con la polizia schierata, che magari pensando di avere le spalle coperte dall’alto, non manterrà saldi i nervi e sparerà sui rivoltosi? Per non parlare dei lavoratori, di quella classe media penalizzata che non ce la fa ad arrivare a fine mese perché i prezzi sono esplosi.

Che accadrà quando Trump sparerà i suoi dazi contro i Paesi esportatori e subito dopo gli americani non solo si ritroveranno non solo sprovvisti ma con prezzi ancora più alti? Ora Trump è in luna di miele, il mondo sta a guardare e i suoi primi atti sono lì a confermare che sì, LUI farà sul serio, che rimetterà l’America al primo posto non solo in casa ma in tutto il mondo. Ma il mondo è già cambiato e lui lo sa.

Sono sempre di più i Paesi che si stanno organizzando proprio per non dipendere più alle voglie americane. I Democratici, gli avversari politici, sono tramortiti, annaspano e ancora si devono riprendere dalla botta. Vero che è proprio nei momenti più bui, più duri e complicati che qualcosa di buono può spuntare. Chiaro che la vecchia classe dirigente, oramai vecchia e decrepita, deve essere accompagnata alla porta. Tanto hanno belle villone e tante belle cose da fare con i soldi accumulati.

Chiaro che deve farsi avanti, con coraggio e rischiando, una nuova e giovane classe politica capace di comprendere i problemi di oggi, con gli occhi e la testa di oggi, guardando al futuro e non pensando di restaurare un mondo che esiste soltanto nella mente di vecchi preda della nostalgia. Partendo dai dati reali, non quelli che a Trump fa comodo sventolare. E i dati reali sono i 77 milioni di voti andati a Trump e i 75 milioni a Kamala Harris. Il divario non è stratosferico. Da qui occorre ripartire, avendo ben chiaro in testa che non si tornerà a vincere se non si metterà in discussione il modello statale, ormai stravecchio e non più funzionante.

Lo Stato va cambiato profondamente, bisogna che le sue risposte risolvano per davvero i problemi dei cittadini e non, con rinvii e regole su regole, esasperando ancora di più gli animi, invogli i delusi a votare qualsiasi personaggio prometta loro che a quelli gliela farà pagare.

* agenzia Dire (www.dire.it)

 

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