Se la Russia decidesse di continuare il conflitto armato in Ucraina subirebbe sanzioni “devastanti”: lo ha detto oggi il presidente americano Donald Trump, incontrando alcuni giornalisti alla Casa Bianca. Un Trump senza freni anche oggi. Stavolta ha preso di mira la Russia. “Ci sarebbero cose non piacevoli da un punto di vista finanziario” ha detto il capo dello Stato. “Posso fare cose sul piano finanziario”. Trump ha aggiunto: “Andrebbe molto male per la Russia; ma non lo vorrei fare perché vorrei ottenere la pace”. Il presidente degli Stati Uniti ha riferito ai giornalisti chenegoziatori americani si stanno dirigendo oggi a Mosca con il compito di trattare. Sul tavolo una proposta di tregua di 30 giorni che ieri è stata accettata dal governo di Kiev al termine dei colloqui americano-ucraini in Arabia Saudita.
Ma è la situazione economica degli Stati Uniti – come ci informa Massimo Jaus su The Voice of New York – a essere ancora in primo piano. Le mosse di Trump sulle tariffe doganali non sembrano ottenere i risultati sperati dal presidente americano. Il giorno dopo la tempesta economica che lunedì aveva travolto Wall Street, i mercati finanziari avevano aperto nella “normalità”: gli scambi erano pochi e, soprattutto, contenuti. Poi, a metà mattinata, la Casa Bianca ha rabbiosamente annunciato altri dazi e si è innescata una nuova corsa alle vendite. Le azioni delle società industriali e finanziarie sono state tra le più penalizzate.
Dazi del 25% sugli import di acciaio e alluminio da tutto il pianeta sono entrati in vigore a mezzanotte “senza eccezioni o esenzioni”. L’Unione Europea ha risposto annunciando che imporrà dazi di ritorsione su beni statunitensi per un valore di 26 miliardi di euro (28 miliardi di dollari) a partire dal prossimo mese.
“Rimpiangiamo profondamente questa misura”, ha dichiarato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Il vice primo ministro australiano Richard Marles ha dichiarato che la mancanza di esenzioni è “davvero deludente”, definendo i dazi “un atto di auto-sabotaggio economico”: “Troveremo altri mercati per il nostro acciaio e il nostro alluminio e abbiamo già diversificato queste destinazioni”.
A Wall Street, tra le società più colpite dal panico degli investitori, c’è anche l’azienda di auto elettriche di Elon Musk, che lunedì aveva accusato il colpo più pesante, perdendo più del 14%. E mentre in tutti gli Stati Uniti si moltiplicano le manifestazioni contro i licenziamenti voluti dal Doge, il colosso delle auto elettriche è sempre più nel mirino delle proteste e dei sabotaggi.
Il crollo delle vendite in Europa e in Cina e i contraccolpi dell’attivismo politico di Elon Musk si stanno dimostrando un boomerang contro la sua stessa azienda. Per sostenerlo, Trump ha annunciato che comprerà una Tesla e inscenato un vero show davanti alla Casa Bianca accanto a Musk che si è presentato con un cyber truck.”Sai Elon, non mi piace quello che ti sta succedendo, e Tesla è una grande azienda” ha detto Trump davanti ai giornalisti. “Non mi ha mai chiesto nulla, ha costruito questa grande azienda e non dovrebbe essere penalizzato perché è un patriota”, ha continuato. Intanto Musk sta valutando una donazione di 100 milioni di dollari in favore delle attività di Trump. (Nella foto, Musk e Trump nel giardino della Casa Bianca)
Lunedì il Nasdaq ha “bruciato” mille miliardi di dollari. L’entrata in vigore delle tariffe cinesi su alcuni prodotti agricoli e alimentari e la minaccia del Canada di tagliare la forniura di energia elettrica agli Stati Uniti – il provvedimento colpirebbe gli Stati confinanti New York, Minnesota e Michigan – dimostrano che la guerra commerciale è già iniziata. A confermarlo è la decisione di oggi di Donald Trump, che ha chiesto al Canada di “sospendere immediatamente” i “vergognosi” dazi sui prodotti caseari, che “sono tra il 250% e il 390%” e colpiscono i coltivatori americani. Minaccia inoltre che, se “questi e gli altri dazi imposti non saranno aboliti, aumenterò dal 2 aprile in modo sostanziale i dazi sulle auto che entrano negli USA, chiudendo essenzialmente e in modo permanente l’industria automobilistica in Canada”. Poi, con un secondo rabbioso messaggio, il presidente ha annunciato il 25% di dazi su tutte le importazioni di acciaio e alluminio e, per il Canada, li ha raddoppiati, portandoli al 50%.
I “capricci” del presidente Usa agitano gli investitori, che temono che il Paese stia andando verso una nuova recessione, cosa che anche il presidente non ha escluso. Domenica, intervistato sul suo aereo mentre dalla Florida tornava a Washington, aveva detto che l’economia avrebbe vissuto “un periodo di transizione”, senza escludere il rischio di una recessione.
Durante la campagna presidenziale del 2024, Trump si era impegnato a rilanciare la crescita dell’economia americana e a tenere sotto controllo l’inflazione. Per mantenere la sua promessa elettorale di ridurre le tasse, è convinto che l’imposizione dei dazi sia lo strumento necessario per reperire i fondi: i dazi sarebbero indispensabili per aumentare le entrate. La Casa Bianca, per ottenere i consensi del mondo MAGA, sostiene che con queste decisioni Trump difende l’industria statunitense e impedisce alle potenze straniere di trarre vantaggio dagli Stati Uniti. L’incertezza legata a queste decisioni ha contribuito a destabilizzare gli investitori. Sebbene l’economia statunitense mostri ancora segnali di solidità, molti analisti hanno abbassato le previsioni di crescita.
Ieri sera, alla Casa Bianca, si è tenuto un “Business Roundtable” con i principali leader delle aziende finanziarie, tra cui l’amministratore delegato di Cisco Systems Inc. Chuck Robbins, il CEO di JPMorgan Chase & Co. Jamie Dimon, il CEO di Citigroup Inc. Jane Fraser e quello di Goldman Sachs, David Solomon.
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Oggi, in Canada, inizia il vertice del G7 dei ministri degli Esteri, all’indomani della guerra dei dazi lanciata dall’altro lato del confine. L’agenda prevede che i lavori si concentrino soprattutto sulle trattative di pace tra Russia e Ucraina, ma il ministro degli Esteri Marco Rubio, nel gelo canadese non solo meteorologico, avrà molti problemi a spiegare il comportamento della Casa Bianca verso gli alleati, Canadahttps://www.labastigliaweb.it/sondaggio-crolla-dell8-il-gradimento-del-governo-trump-del-12-nei-sobborghi-del-sud/ in particolar modo. Un incontro che rischia di accentuare la frattura dei sei con gli Stati Uniti.
“Wall Street sta crollando per colpa delle decisioni di Trump, i prezzi stanno salendo per i lavoratori americani”, ha detto alla CNN il premier dell’Ontario Doug Ford. “Trump ha lanciato questa insulsa guerra commerciale non provocata con il più stretto amico, vicino e alleato dell’America”, ha aggiunto.
Ed ecco che i mercati di tutto il mondo vanno in fibrillazione. Nei giorni scorsi, la Fed di Atlanta aveva lanciato l’allarme dopo le minacce delle tariffe annunciate dalla Casa Bianca, affermando che le conseguenze del provvedimento avrebbero ridotto il PIL del 2,4% nel primo trimestre. JPMorgan prevede un rischio di recessione nei prossimi mesi al 40%, con la contrazione della crescita e il rialzo dell’inflazione. Goldman Sachs ha rivisto al rialzo dal 15% al 20% le probabilità di recessione nei prossimi 12 mesi.
Coinvolgere la politica con le ferree leggi di mercato è sempre stata una mossa perdente.