Come si stavano preparando Trump e i sostenitori alle elezioni presidenziali del novembre 2024 che lo vedrà poi trionfare su Kamala Harris? In questo articolo si esaminavano le scadenze elettorali di mezzo mondo. Interessanti i legami di Trump con gli evangelici. Parecchie situazioni odierne, dopo la sua rielezione, erano prevedibili sebbene andassero andavano nella quasi indifferenza generale. L’articolo che segue è stato pubblicato nel giugno 2024 nel libro “Purgatorio Italia”, quattro mesi prima delle presidenziali americane. Lo riproponiamo in versione integrale..
di Piero Di Antonio
— L’essenziale spesso è invisibile agli occhi. Nel rivelargli il segreto della
vita, la volpe voleva dire proprio questo al piccolo Principe, ossia che “non
si vede bene che col cuore”. La notizia più terrena che ci attende è che quattro miliardi e più di abitanti della terra saranno chiamati a varie riprese a votare. Negli Stati democratici, nelle autocrazie oppure nelle dittature che non vogliono però apparire tali. Si voterà perfino in Iran, dove il clero sciita pratica feroci e sanguinarie repressioni.
Ecco quindi la necessità di rendere visibile, per quanto umanamente possibile, l’essenziale di questa immensa chiamata alle urne da cui deriveranno conseguenze tangibili anche nella nostra quotidianità. Un cittadino su due nel mondo dovrà indicarci quale direzione prendere. Il clima, le grandi migrazioni, le economie, le tecnologie, il risveglio e le sfide dei Brics e dei Paesi emergenti. In tutti i casi, sia se ci soffermiamo a guardare il panorama ristretto della nostra città, sia di ciò che avverrà a Roma, a Bruxelles, Londra, Mosca, Pechino o a Washington. ne saremo contagiati.
E’ indiscutibile il valore straordinario di quel che ci aspetta il 9 giugno, quando l’Europa, l’ineguagliabile nostra Europa, deciderà l’orientamento da dare alla sua politica, o non-politica se si vuole accontentare i detrattori. Una tenuta progressista oppure una decisa sterzata a destra? E’ quella settimana (si comincerà a votare il 6 giugno per finire il 9) che è nel cuore di tutti noi. Con quali auspici o considerazioni preliminari ci accingiamo quindi a lasciare un bruttissimo 2023 prima di dirigerci alle urne o di assistere a
come si comporterà il mondo?
Occorre farsi soccorrere dalla volpe di cui si accennava all’inizio, anche
nella consapevolezza che forse la sua astuzia non basta. Dovremmo elevare un po’ la discussione e le analisi chiedendo soccorso alla figura di un uomo esplosivo, diretto, nonché, ho appreso, patrono delle persone intelligenti: Paolo di Tarso, l ’apostolo educato a Gerusalemme, all’incrocio di tre mondi: “Religiosamente ebreo, culturalmente greco,
politicamente romano”. Ebbene, Paolo ci potrebbe aiutare nello sforzo di afferrare l’essenziale dell’Europa e del mondo che ha da venire.
“Non fissiamo i nostri occhi – scrive nella lettera ai Corinzi l’enfant
terrible del cristianesimo – su ciò che si vede, ma su ciò che non si vede, poiché ciò che si vede è temporaneo, ma ciò che non si vede è eterno”. Lungi da noi l’intenzione di arrivare a significati eterni. E’ sufficiente carpire l’essenziale di questa enorme chiamata ai seggi, cosa che l’umanità non ha mai visto in passato: mezzo mondo al voto.
La prima considerazione è di fissare i nostri occhi su ciò che non si vede, o
per meglio dire su ciò che viaggia sottotraccia, ad esempio negli Stati Uniti, e che verrà a galla sul finire dell’anno quando sapremo se Trump tornerà alla Casa Bianca anche dopo l’assalto al Congresso dei suoi fanatici sostenitori. E’ qui, nella battaglia per il dominio di buona parte della terra, il discrimine tra progresso e restaurazione. A farne le spese
rischierà proprio l’Europa, stretta tra un’America chiusa, isolazionista,
tetragona e una Russia aggressiva e minacciosa che gioisce del suo
ridimensionamento.
Ecco una prima conclusione cui giungere per descrivere ciò che quattro
miliardi e mezzo di abitanti della terra ci diranno con le loro scelte e,
soprattutto, per individuare il vero nemico che volteggia sopra metà del
mondo, compresa la nostra parte di italiani. In sintesi chiameremo il fragile
avversario del nemico alle porte “laicità, laicismo, democrazia, stato
sociale, stato di diritto, solidarietà, accoglienza, fratellanza, uguaglianza”.
Da qualsiasi lato della nostra fortezza il fanatismo sferrerà il suo attacco,
noi non avremo altre armi se non queste con cui difenderci e difendere il
bastione Europa che abbiamo imparato a conoscere e, senza
mai dimostrarlo, ad amare. Il fanatismo religioso che pensavamo di aver
sconfitto con le bastonate all’Isis, si sta ripresentando più agguerrito e
feroce che mai nelle fattezze e nelle parole di inquietanti personaggi che la
storia, se fosse giusta, dovrebbe mettere da parte, per sempre.
Prendiamo l’America. Da lì arrivano segnali inquietanti.
A lanciarli è Donald Trump, ormai in mano ai potenti predicatori evangelici che non sono, si badi, un fenomeno episodico e incontrollato del sistema oggi
predominante e faticoso da contrastare. Si regge su alcuni capisaldi di cui
non è secondario il ricorso all’arma della religione. Qui, nell’avanzata
degli uomini con la Bibbia in mano e nelle certezze suprematiste inculcate nelle menti più fragili, risiede la prevedibile e allarmante sconfitta dell’Europa. Ci ritroviamo a dover discutere di Dio, Patria, Famiglia come base della nostra convivenza, dimenticando che in questi tre ossessivi capisaldi della Destra stanno le tragedie che hanno insanguinato il
continente, nel nome di tante divinità che, a seconda delle latitudini. sono
sempre in concorrenza e competizione con le altre.
Dubbio e tolleranza stanno scomparendo. Si sente Trump scandire parole
di fuoco contro gli immigrati “animali”, i senza dio, i complottisti, i figli di
Satana, alla stregua di un ciarlatano alla fiera di paese o di un ubriaco al
bar. Governare con la Bibbia in mano significa anche piegarla a malcelati
interessi terreni, marcandone i passaggi più congeniali. E non è difficile
scadere nell’intolleranza. La difesa da questi sintomi preoccupanti e
allarmanti che opponiamo è debole.
Le brave persone tentano di fermare l’avanzata degli evangelici – che
considerano un’affermazione contro Trump al pari di un’offesa a Dio – con
parole intrise di moderatismo, di cautele. A un’ondata di luoghi comuni, di
verità rivelate date per universali e intangibili, si risponde con
l’educazione e il dialogo. Nulla di più sbagliato, poiché la sfida che ci
aspetta nel 2024 è quella di avere la forza e di urlare ai quattro venti i
valori che potrebbero mettere a nudo le intenzioni dei fanatici e impedire
loro di esercitare un potere immenso e ingiusto. Il loro dilagare, va da sé,
restringe i nostri spazi vitali.
Una digressione sugli evangelici e Trump è doverosa, quantomeno è di
stretta attualità. Qual è il pericolo che corre l’America? La cosa più
pericolosa dell’autoritarismo è il nazionalismo cristiano. E’ in forte ascesa
sia all’interno della Chiesa, sia all’interno del Partito Repubblicano in
questa fase pre-elettorale che vede il tentativo di riscossa di Trump e
dell’estrema destra legata alla potente e diffusa comunità dei religiosi.
Ci aiuta in ciò Tim Alberta, scrittore e giornalista di The Atlantic, antica e
prestigiosa rivista di Boston, che racconta la sua esperienza di figlio di un
ministro della chiesa evangelista che a un tratto scopre e demolisce le tante
contraddizioni dei cosiddetti “seguaci di Dio con la Bibbia in mano” che
sempre più influenza hanno nel Gop. Sempre più a destra, sempre al
sostegno fideistico di Trump.
La visione laica del governo e della società, ma anche dei principi
evangelici tradizionali vengono del tutto superati dai precetti messianici
indicati dai predicatori che ascoltano solo la Bibbia. D’altronde, già nel
2020 i sostenitori del tycoon dicevano convinti :“Dio ci ha mandato Trump per
liberarci dal Male”.
E a loro Trump, negli anni della sua presidenza, ha regalato giudici, leggi e potere. perfino giudici della Suprema Corte Costituzionale chiamata prima o poi a legiferare per cancellarlo il diritto all’aborto. L’ex presidente degli Stati Uniti, sotto processo per
l’insurrezione del 6 gennaio 2020 a Capitol Hill di Washington, è in testa ai sondaggi nella sfida con Biden e ogni giorno che passa mostra sempre più un lato feroce che preoccupa per la violenza delle sue parole e delle sue intenzioni, non pochi osservatori anche di orientamento repubblicano. Il tutto con venature di fanatico religioso che strizza l’occhio a quegli americani convinti che tutto discenda dalla Bibbia.
Dall’Ohio, il nostro eroe con i capelli color carota è arrivato a minacciare un bagno di sangue se non dovesse essere rieletto e torna sul suo social Truth con una retorica
violenta contro gli avversari. E in particolare, senza mai nominarlo, contro il capo della Casa Bianca in carica.. “ Nessuno dei leader mondiali buoni o cattivi – ha scritto di recente – è così malvagio e malato come i delinquenti che abbiamo nel nostro Paese che, con le frontiere aperte, l’inflazione, la resa in Afghanistan, la nuova truffa verde, le tasse elevate, nessuna indipendenza energetica, la crisi delle forze armate, Russia-Ucraina,
Israele-Iran, stanno cercando di distruggere i nostri Stati Uniti, un tempo
grandi. Possano marcire all’inferno!” ha tuonato il tycoon, riferendosi alle politiche dell’amministrazione Biden.
Tim Alberta racconta della sua dolorosa esperienza di figlio di un ministro
della Chiesa evangelica che ha cercato di vedere il meglio nella Chiesa
anche quando la Chiesa era al suo peggio. “Ora ho imparato che mentre
chi parla delle proprie miserie di solito fa male, chi tace fa più male”.
Un trauma profondo per lo scrittore – che ha dato alle stampe The Kingdom, the Power, and the Glory: American Evangelicals in an Age of Extremism – è stato provocato dalla morte del padre: “Ci sono voluti la perdita di mio padre e gli eventi traumatici che hanno accompagnato il suo funerale per riconsiderare le implicazioni di quel silenzio.
La corruzione del cristianesimo americano non è una novità: i farisei moderni, da Jerry Falwell Sr. a Paula White, hanno passato 50 anni ad armare il Vangelo per
vincere le elezioni e dominare il Paese, sfruttando le insicurezze culturali dei loro inconsapevoli fratelli per ottenere guadagni politici, professionali e finanziari, riducendo al contempo il Vangelo di Gesù a una caricatura agli occhi dei non credenti.
Il conseguente crollo della reputazione della Chiesa in questo Paese – con
la frequenza domenicale, la percezione positiva della religione organizzata
e il numero di cristiani autoidentificati ai minimi storici – lascia gli
evangelici estranei ai loro vicini secolari come mai prima d’ora. I non
credenti potrebbero preferire questa situazione. Potrebbero essere tentati di
fare spallucce e andare avanti, supponendo che il crollo dell’evangelismo
non sia un loro problema. Si sbagliano.
Alberta ci riporta all’estate del 2019. Il reverendo Richard Alberta, il
padre, è morto per un attacco di cuore. Tuttavia, un anziano della chiesa
consegna a Tim una lettera in cui esprimeva la sua disapprovazione nei
confronti dello scrittore “per non aver abbracciato Trump come unto di
Dio. Senza saperlo facevo parte di un complotto malvagio – scriveva
l’uomo – per minare il leader degli Stati Uniti ordinato da Dio. Un
tradimento contro Dio e contro il Paese – e avrei dovuto vergognarmi di
me stesso”.
L’anziano ripeteva semplicemente i sentimenti che si erano radicati
nell’America evangelica dopo l’elezione di Trump nel 2016. La lettera incarnava un cambiamento in atto da decenni. La demografia era in mutamento. Barack Obama aveva occupato la Casa Bianca. Lo spirito di dissenso protestante, che un tempo alimentava la ribellione contro la corona, aveva lasciato il posto alla dichiarazione di Trump come emissario divino, un moderno Ciro. O Cesare. Strano che Obama non avesse avuto
un posto del genere. D’altra parte, era nero e liberale e le sue convinzioni
personali potevano essere ignorate. L’evangelismo americano si era evoluto in un nazionalismo americano caffeinato, con l’identità bianca vicina alla superficie.
Franklin Graham, il figlio del defunto Billy Graham (decano degli
evangelici che dettò per i mariti una regola d’oro: mai restare soli in una stanza con donne non sposate), minacciò gli americani dell’ira di Dio se avessero avuto la temerarietà di criticare Trump. “La Bibbia dice che all’uomo è toccato morire una volta sola e poi il giudizio”, ha detto. Franklin, anche lui predicatore, velocissimo nel fornire a Trump una giustificazione delle frequenti avventure extra-matrimoniali: “Siamo tutti peccatori”, ha spiegato non prima di aver dettato quella regola d’oro per i mariti che devono evitare di stare accanto a donne non sposate.
Le elezioni presidenziali di novembre 2024 potrebbero essere il trionfo, non di
Trump, ma di Cristo, “il cui sangue _ si è sentito dire nei comizi e nei sermoni – è rosso come il colore dei repubblicani”. Un spirito libero e laico non combatte mai ad armi pari con questi esaltati. E’ così in mezzo mondo. E una domanda volteggia sulle nostre teste: come si fa a sconfiggerli?