È stato fermato il 41enne ricercato perché sospettato di avere ucciso una donna di 27 anni nella sua abitazione nella frazione di Spineda di Riese Pio X, in provincia di Treviso. Vanessa Ballan, la vittima, è stata picchiata al volto e poi colpita con almeno sette coltellate profonde al torace.
Sulle mani della donna erano presenti numerose lesioni da difesa, a conferma di come la vittima abbia provato disperatamente a salvarsi dalla furia dell’omicida. L’assassino è un uomo di origini kosovare, Bujar Fandaj, 41 anni, che risiede a Altivole, un comune confinante e, come raccontato dal compagno della vittima, era stato denunciato da lei per stalking nell’ottobre scorso. L’uomo avrebbe agito con premeditazione.
Il compagno, che ha trovato il corpo della giovane al rientro dal lavoro, è stato trovato a fianco della vittima in stato di choc, ma è riuscito appunto a fornire elementi utili agli investigator. La coppia ha un bambino di 4 anni, che sarebbe stato in casa al momento del delitto. I due erano sposati dal novembre 2012 ed erano in attesa del secondo figlio.
La famiglia risiedeva da anni nella frazione di Riese, un piccolo quartiere residenziale con case bifamiliari, e un negozio di parrucchiera, che la vittima frequentava. Con il marito, Nicola Scapinello, che avrebbe allertato i soccorsi e che è stato sentito dai carabinieri, si erano trasferiti da Castelfranco Veneto, località di cui sono entrambi originari.
Il procuratore della Repubblica di Treviso, Marco Martani, ammette: “Forse abbiamo sottovalutato il pericolo”. Poi conferma che “ci sono indizi gravi di un pericolo di fuga insito nel suo comportamento dopo l’omicidio e indubbi elementi di pericolosità sociale, per il fatto e la ferocia con cui ha agito”. E sulla denuncia per stalking: “Non sembrava esserci urgenza”. Una chiara ammissione di sottovalutazione della denuncia della donna.
L’uomo quando si è avvicinato alla villetta dove viveva la vittima, “aveva con sé un borsone che conteneva un martello, due coltelli e altri attrezzi da scasso”, ha continuato il procuratore. Tra gli attrezzi da scasso anche “un coltello simile a quello ritrovato in cucina”, ritenuto l’arma del delitto. Il martello, secondo quanto ricostruito, è stato utilizzato per sfondare la porta a vetro della villetta dove Ballan, incinta del secondo figlio, viveva con il suo marito. La vittima “ha cercato di parare i colpi perché aveva ferite alle mani, ha cercato di ripararsi”. Riguardo alle “sette coltellate”, ha continuato, “più di una era mortale”.
“Ci sono elementi per valutare la premeditazione” visto che Bujar Fandaj “si è avvicinato” alla villetta “con la bicicletta, e non con la sua automobile, probabilmente per non farsi riconoscere”.
Il sospetto assassino, come raccontato dal marito della vittima, era stato denunciato dalla ragazza per stalking appena nell’ottobre scorso. Da quella denuncia erano partiti accertamenti dell’autorità giudiziaria, evidentemente senza risultati pratici. Fandaj era un cliente del supermercato, l’Eurospin, nel quale Vanessa Ballan aveva lavorato fino a qualche tempo fa – prima di andare in maternità, perché in attesa del secondo figlio.
Il procuratore capo, facendo riferimento alla denuncia, ha chiarito che nel telefono di Vanessa i messaggi pericolosi erano stati regolarmente cancellati, probabilmente per evitare che il compagno potesse prenderne visione. “L’unica misura che avrebbe potuto impedire l’aggressione sarebbe stata la custodia cautelare in carcere, un provvedimento per sostenere il quale non vi erano oggettivamente elementi sufficienti”.
“C’erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento” da parte di Bujar Fandaj nei confronti di Vanessa Ballan, ha affermato il procuratore. “Dopo una perquisizione eseguita nella sua abitazione in seguito alla querela, da parte di Fandaj non c’erano più stati episodi di molestie, di avvicinamenti o minacce”, ha aggiunto. “La valutazione fatta – ha concluso Martani – era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata”.
ARiese intanto scoppia la rabbia della popolazione: “Ci facciamo giustizia da soli, in paese quell’uomo rischia di essere linciato” affermano non pochi abitanti della zona, dove Vanessa era conosciuta come bravissima persona.