Ergastolo con due anni di isolamento per il padre Shabbar Abbas e la madre Nazia Shaheen. Trent’anni per lo zio Danish Hasnain e i cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz. Sono le richieste di condanna della Procura di Reggio Emilia per gli imputati nel processo sulla morte di Saman Abbas, la 18enne pachistana uccisa a Novellara nel maggio del 2021.
Le ha formulate la pubblico ministero Laura Galli, al termine della requisitoria dell’accusa, durata 8 ore. La Procura ha chiesto la condanna per omicidio e soppressione di cadavere, l’assoluzione per il sequestro di persona.
La pm, durante l’udienza, ha dichiarato che il padre di Saman, Shabbar Abbas, “è colui che ha deciso l’omicidio della figlia”. Per il magistrato l’uomo “non poteva essere l’esecutore materiale dell’omicidio perché ci volevano almeno due minuti per strozzare Saman e non è mai stato ‘fuori’ dalle telecamere”, ha argomentato la pm, alludendo al video in cui si vede la ragazza uscire di casa coi genitori e poi ‘sparire’ dal filmato. Per lui Galli individua non solo un concorso morale ma anche materiale “perché ha agevolato l’esecuzione portandola fuori da casa e l’ha consegnata all’assassino”.
Per quanto riguarda invece la madre, Nazia Shaeen, “ha contribuito all’omicidio di Saman non solo condividendo l’uccisione della figlia ma anche fattivamente”. Per Galli “non ci sono differenze” tra lei e il marito. Da quanto emerso dalle intercettazioni e dalle testimonianze, la donna considerava la figlia “una pazza” e ha sostenuto che fosse morta per colpa sua perché “erano stati costretti a ucciderla dal momento che rappresentava un disonore per la famiglia”.
“Nessuno dei protagonisti di questo processo, a cominciare dal padre, ha voluto degnare questa ragazza di una espressione di pietà, se non strumentale o capziosa”, ha detto il procuratore di Reggio Emilia, Gaetano Paci, nel corso della requisitoria del processo. Nessuno “ha avuto un cedimento a un sentimento di umana pietà verso l’orrore, lo strazio che è stato compiuto a questa ragazza”, ha detto il procuratore che ha poi parlato della necessità di una sentenza “che abbia un senso restitutorio dell’oltraggio alla vita che è stato compiuto con questo barbaro e brutale omicidio”.