venerdì 22 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

CLAN ULTRA’ / Estorsioni, pestaggi, armi e minacce: San Siro fuori controllo

Con 19 misure cautelari e più di 40 perquisizioni è ststa smantellata ieri la parte più  dura del tifo milanese nelle curve di San Siro. Le indagini hanno scoperto i business illeciti degli ultrà, contestando l’associazione per delinquere, in un caso aggravata dal metodo mafioso, e le infiltrazioni della ‘ndrangheta nei traffici, oltre ad estorsioni e pestaggi. Dall’ordinanza di quasi 600 pagine emergono oggi nuovi dettagli.

Gli ultra intendevano organizzarsi militarmente, viene spiegato dagli inquirenti, i pm Paolo Storari e Sara Ombra nella richiestadi misura cautelare in gran parte accolta dal gip DomenicoSantoro. “Organizzare e dar vita a scontri con le opposte tifoserie o le Forze dell’Ordine è un aspetto fondamentale della mentalità ultras ed essere un gruppo ‘militarmente forte’ è essenziale per acquisire, rispetto ed autorevolezza.” E in questa logica si colloca anche la necessità reperire “armi” e di arruolare un “commando” composto da persone “allenate” in “campi di addestramento”.

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Nel fare questa valutazione, la Procura cita il tentato attacco prima della partita Inter- Barcellona del dicembre 2019 da parte di una sessantina di hooligans catalani, i quali, se fossero riusciti nel proprio intento, avrebbero di certo avuto il sopravvento sull’esiguo numero di ultrà interisti presenti al Baretto di San Siro.

Due giorni dopo in una riunione sarebbero state “gettate le basi per la costituzione di un gruppo di uomini disposti e soprattutto capaci di affrontare scontri fisici ogni qual volta ciò” fosse stato necessario. Inoltre si sarebbero “tracciate le linee per il reperimento delle ‘armi’ da utilizzare” e si sarebbe sottolineata la necessità di “un vero e proprio addestramento”.

A tal proposito, si legge nell’atto, è il viaggio organizzato da Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord, ora in cella (anche per l’omicidio Bellocco) “con un gruppo di fedelissimi” per “instaurare un gemellaggio con il gruppo hooligans (…) dello Stal Stalowa Wola”, club polacco di terza categoria, che “si connota per una spiccata inclinazione alla violenza”.

A sostegno del quadro tracciato nella richiesta dei pm c’è, per esempio, una intercettazione del 12 dicembre 2019 da cui risulta che i promotori di tale iniziativa erano Andrea Beretta, ex capo della curva Nord in cella per l’omicidio di Bellocco e tra i destinatari del provvedimento eseguito ieri, e Ivan Luraschi, allora leader degli Ultrà dell’Hockey Milano.

Il primo infatti affermava “poi io vorrei dei tubi di gomma… (incompr.) … per quando siamo in casa… tipo loro (gli hooligans del Barcellona ) ieri che son venuti con quei manici di piccone… almeno per quando siamo in casa…”. Una persona poi aggiunge che “a torce, bombe e fumogeni ci penso io”, mentre Luraschi prosegue dicendo che “serve una certa organizzazione… un supporto logistico anche dietro a questo tipo di cose” e che “la Curva Nord può produrre 70 hooligans! vediamo quando 70 hooligans meneranno poi in strada…”.

Settecento birre a 2 euro l’una. Era una delle richieste estorsive di cui rispondono alcuni dei capi ultrà arrestati. In particolare Luca Lucci, capo della Sud rossonera e l’omologo della Nord, Andrea Beretta, rispondono anche di aver intimidito i bar presenti all’interno dello stadio e impedito la vendita delle bevande lamentando un “incongro aumento dei prezzi e provocando un danno patrimoniale dai 12 ai 36mila euro a due società appaltatrici del servizio a San Siro. La loro” richiesta per sbloccare la situazione era semplice: 700 birre per il tifo organizzato al prezzo complessivo di 1.500 euro per ogni partita (2,14 euro a birra), da rivendere poi loro personalmente ai tifosi a 5 euro l’una.

L’Inter “nella attualità, alternando atteggiamenti variabili tra agevolazione colposa e sudditanza, intrattiene (indirettamente) rapporti con la criminalità organizzata e con la criminalità da stadio, incapace di interrompere in maniera netta tali relazioni”, scrivono i pm milanesi. Per il club nerazzurro, cosi come per il Milan, entrambi non indagati, come chiarito ieri, è stato aperto un “procedimento di prevenzione”, senza richieste di amministrazione giudiziaria, ma con un contradditorio coi legali delle società.

Le società risultano attualmente parti lese. Nei dettagli emersi ieri anche le intercettazioni in cui ultrà chiedono all’allenatore Simone Inzaghi di intercedere con il presidente Giuseppe Marotta per avere decine di biglietti di una finale di Champions League (Inter-Manchester City a iStanbuk) da rivendere e spartire i guadagni tra capi delle curve.

Oggi Marotta, intercettato dalle agenzie di stampa, si è detto non preoccupato: “Se siamo tranquilli? Sicuramente sì”. Il presidente dell’area sportiva del club lo ha detto al suo arrivo in un ristorante del centro di Milano per l’incontro con la dirigenza dello Stella Rossa in vista del match di Champions League di questa sera. Poco prima dell’arrivo di Marotta era arrivato anche il vicepresidente Javier Zanetti senza rilasciare dichiarazioni.

Polizia di Stato e guardia di finanza hanno perquisito anche il socio in affari di Paolo Maldini e Christian Vieri, Mauro Russo, e il cognato dello storico capitano e bandiera del Milan, Aldo Russo. I Russo sono stati perquisiti nelle loro abitazioni milanesi, rispettivamente in zona Dateo e Bande Nere, dalla squadra mobile e dal Nucleo di polizia economico finanziaria della gdf.

In particolare Mauro Russo, ancora oggi amministratore unico della società Go Old 50 srl (800mila euro di ricavi nel 2023) partecipata da lui stesso con Vieri e Maldini e altri soci, è stato perquisito nell’ambito del filone d’inchiesta sulla gestione dei parcheggi di San Siro che ha coinvolto per corruzione fra privati l’imprenditore Gherardo Zaccagni (ai domiciliari) e il consigliere regionale della Lombardia eletto nel 2023 con Letizia Moratti, Manfredi Palmeri.

Anche Aldo Russo sarebbe stato indicato in due informative della squadra mobile come l’uomo che avrebbe messo a disposizione di Zaccagni i propri contatti con esponenti dell’AC Milan per l’assegnazione delle gestione parcheggi alle società dell’imprenditore.

Anche il rapper milanese Emis Killa è stato perquisito ieri. Il 34enne artista di Vimercate (Emiliano Rudolf Giambelli il vero nome) non sarebbe tra i circa 40 iscritti sul registro degli indagati. Si sarebbe trattato infatti di una perquisizione presso terzi. Di certo nelle carte dei pm compaiono a più riprese quelle che il gip ha definito “relazioni di carattere lavorativo” fra il mondo ultrà e i “settore musicale” e della scena rap che ha consentito a Lucci di “tessere” rapporti “con noti artisti italiani” come appunto “Fedez, Emis Killa”, ma anche “Lazza, Tony Effe, Cancun, Gue Pequeno”.

Un modo per “aumentare, in maniera esponenziale, e con pochissimi controlli, i propri guadagni, avviando preliminari accordi tesi a gestire i concerti di tali artisti, sia sul territorio nazionale e in particolare in Calabria” sia a livello “internazionale”.

Emis Killa è stato identificato, assieme ad ultrà rossoneri, come Francesco Lucci, fratello di Luca, nel contesto di una “aggressione” a uno steward a San Siro per il match Milan-Roma dell’11 aprile scorso. Un episodio che, scrivono i pm nella richiesta cautelare, delinea “la pericolosità del tifo organizzato del Milan” e “conferma che lo stadio di San Siro è fuori controllo”.

Lo steward (non è l’unico episodio di pestaggio ai danni di addetti alla sicurezza dello stadio) aveva “cercato invano di impedire che ai tornelli transitassero due individui muniti di un unico biglietto (cosiddetta doppietta), venendo per tale ragione aggredito dagli ultrà”. Il rapper, come si legge, in base alle “immagini estrapolate” delle telecamere di sorveglianza sarebbe risultato presente assieme a una quindicina di ultrà.

Nel corso delle perquisizioni di ieri al rapper Killasono stati sequestrati 40mila euro in contanti, oltre a coltelli, tirapugni, mazze e uno storditore. Sempre nelle perquisizioni, nell’inchiesta di Polizia e Gdf, a carico degli arrestati, e di altri indagati e non, sono stati sequestrati in totale oltre100mila euro, di cui circa 20mila a Cristian Ferrario, finito ai domiciliari e presunto “braccio destro” di Andrea Beretta.

“Abbiamo fatto come Comune un accesso agli atti perché vogliamo sapere anche cose che possono riguardare noi come soggetti che hanno avuto un danno. Noi di fatto stiamo affidando qualcosa che è nostro a qualcun altro. Dobbiamo sapere se questo qualcun altro è in condizione di gestirlo”.

Lo ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala a margine di un evento a proposito dell’inchiesta della Procura di Milano sulle curve di Inter e Milan. A chi gli ha chiesto se l’ipotesi di commissariamento dei club avanzata dalla Procura con un procedimento di prevenzione possa incidere sulle interlocuzioni con Inter e Milan rispetto al nuovo stadio, ha risposto: “Rispetto allo stadio non penso, perché stiamo parlando di tutto ciò che uno stadio o un altro puo’ portare, cioe’ l’influenza di un certo tipo di tifo, che però fa i conti con un certo tipo di interesse e con infiltrazioni mafiose”.

Invece “rispetto all’ipotesi commissariamento, ricordiamo che noi abbiamo avuto per un certo momento la Fiera in condizioni analoghe e oggi è in una situazione splendida, per cui ci si passa attraverso i problemi. Il Comune – ha ribadito – è parte in causa perché ha affidato qualcosa che è suo a qualcuno che in questo momento deve dimostrare – come dicono i pm – di poter gestire”.

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