Sciopero dei medici e dirigenti sanitari il 5 dicembre contro le decisioni “miopi” del ministero dell’Economia e delle Finanze, che da anni commissaria il ministero della Salute impedendogli di portare avanti politiche di sistema in favore della sanità pubblica, ormai al collasso. Sarà anche il primo sciopero contro gli evasori fiscali che intascano miliardi, non pagano le imposte e godono dell’assistenza dei servizi pubblici, in primis quelli della sanità.
Uno sciopero – precisano le organzzazioni sindacali di categoria – contro l’ennesimo mancato intervento sugli evasori fiscali, che intascano ogni anno 90 miliardi destinati alle casse dello Stato ma che godono dei servizi pubblici a spese dei contribuenti onesti, tra cui rientrano a pieno titolo medici dipendenti e pensionati colpiti invece da continue e vergognose stangate.
Astensione dal lavoro contro la mancata volontà politica di cercare nuove risorse per la sanità pubblica e contro l’aumento del finanziamento della sanità privata per l’abbattimento delle liste d’attesa, senza prevedere né un meccanismo di monitoraggio dell’utilizzo delle risorse né l’obbligo del rispetto di diritti essenziali dei lavoratori da parte dei datori di lavoro: i medici dipendenti delle strutture AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata) aspettano da 18 anni il rinnovo del proprio contratto di lavoro.
Tra le altre motivazioni – segno del complessivo deterioramento della sanità italiana nonostante il grande sacrificio umano e professionali durante la pandemia – la richiesta che venga dato rispetto agli specializzandi di area medica e sanitaria attraverso retribuzioni dignitose, diritti e il riconoscimento di formazione adeguata“.
“I medici e i dirigenti sanitari – concludono i leader sindacali- il 5 dicembre sciopereranno per lanciare un segnale chiaro alla politica: chiediamo rispetto per la nostra professione e per il nostro lavoro; chiediamo che la salute dei cittadini torni ad essere la priorità su cui investire“.
“Anche la Corte dei Conti certifica, in audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, come le risorse destinate alla sanità nella manovra siano insufficienti, e come ancora una volta venga rinviata sine die l’individuazione di soluzioni più strutturali ai problemi del Servizio sanitario nazionale”.
Soluzioni che Anaao Assomed e Cimo Fesmed invocano da tempo: “Assunzioni, detassazione dell’indennità di specificità medica e sanitaria, risorse congrue per il rinnovo del contratto e depenalizzazione dell’atto medico. E invece – dichiarano Pierino Di Silverio, segretario sazionale Anaao Assome e Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed – ci troviamo con una manovra che non prevede nulla di tutto questo, e che anzi taglia fino al 25% le nostre pensioni. Leggiamo dalla stampa che il governo sarebbe intenzionato a rimandare al 2027 gli effetti della norma: questa non può essere la soluzione al problema, perché incentiverà, nei prossimi tre anni, la fuga del personale dalla sanità pubblica, e punirà severamente diritti acquisiti”.
Foto: chirurghi al Sant’Orsola di Bologna