Con la morte di Bergoglio, la lotta dei tradizionalisti si farà sentire in queste ore nella fase che precede il Conclave per l’elezione del nuovo Papa. La Chiesa conservatrice, soprattutto americana, non ha mai fatto mistero di essere contro le “aperture” di Francesco, fautore di una chiesa inclusiva e democratica, attenta agli ultimi e ai perseguitati. Il timore è che la frangia che si oppone alla linea mantenuta da Bergoglio non si appiattisca, in nome della liturgia secolare, sugli atteggiamenti e sui richiami populistici tanto in voga di questi tempi, soprattutto negli Stati Uniti. Una deriva che molti ritengono pericolosa, non soltanto per la Chiesa.
Lo scontro più acceso degli ultimi anni è stato sulla pedofilia. Per i conservatori-tradizionalisti, è frutto delle politiche aperturiste messe in atto dai progressisti-bergogliani convinti, invece, che il triste fenomeno non sia altro che una deriva del clericalismo che affligge la Chiesa preoccupata soprattutto di salvare il proprio passato. E’ certo che i preti pedofili abbiano potuto contare sul silenzio, sulla complicità solidale, e omertosa, di molti confratelli; o, peggio, di vescovi che si sono limitati a soluzioni di comodo. Ma quando è arrivato alla superficie, lo scandalo ha travolto in tutto il mondo la chiesa cattolica, lacerandola.
Per ora si sa che i leader di questa “opposizione sorda” sono australiani, americani, in prima fila, e i curiali, tutti provenienti dalle antiche Chiese di matrice occidentale oggi palesemente in crisi. Non chiedono una Chiesa che si apra al mondo, soprattutto al Sud e all’Est, ma che si ponga a paladina del vecchio mondo del Nord, dove, tra l’altro, la Chiesa si sta lentamente spegnendo.
I PAPABILI. Secondo rumors interni al Vaticano, sarebbero diversi i cardinali favoriti per raccogliere l’eredità di Bergoglio. Tra questi, tre sono gli italiani: il presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi, il Segretario di Stato Pietro Parolin e il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa. Quattro gli stranieri più citati dalla stampa mondiale: l’Arcivescovo di Marsiglia, il francese Jean-Marc Aveline. Il Segretario generale del sinodo il maltese Mario Grech. L’ex arcivescovo di Manila Luis Antonio Tagle e l’arcivescovo della Repubblica Democratica del Congo Fridolin Ambongo Besungu.
Tra i candidati, anche se risulterà difficile l’elezione dopo gli scandali nella chiesa americana, il cardinale Raymond Leo Burke (uno dei più noti esponenti dell’ala conservatrice della Chiesa cattolica, autore di pesanti attacchi a Papa Francesco) e il cardinale Wilton Gregory, Arcivescovo di Washington, primo cardinale afroamericano, simbolo di una Chiesa inclusiva e attenta alle questioni sociali. In corsa anche il cardinale Robert Sarah (Guinea), ex Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, noto per le sue posizioni conservatrici e la sua profonda spiritualità, e il cardinale austriaco Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna, teologo stimato e sostenitore di una riforma ragionata della Chiesa, con attenzione alle sfide contemporane.
In Vaticano circola una lista di 15 papabili anticipata dal fattoquotidiano.it. In Curia ce ne sono sei: Pietro Parolin (70 anni), segretario di Stato, colui che presiederà il conclave; Claudio Gugerotti (69 anni), prefetto del Dicastero per le Chiese orientali; Robert Francis Prevost (69 anni), agostiniano, prefetto del Dicastero per i vescovi; Luis Antonio Gokim Tagle (67 anni), pro prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione; Ángel Fernández Artime (64 anni), salesiano; Fernando Filoni (78 anni), gran maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Di italiani ci sono anche Matteo Maria Zuppi (69 anni), presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna, e Pierbattista Pizzaballa (59 anni), francescano, patriarca di Gerusalemme dei Latini. Di salesiani, oltre ad Artime, c’è Cristóbal López Romero (72 anni), arcivescovo di Rabat. I candidati dei tradizionalisti, invece, sono due: Péter Erdő (72 anni), arcivescovo di Esztergom-Budapest, e Willem Jacobus Eijk (71 anni), arcivescovo di Utrecht. Chiude la lista degli europei Anders Arborelius (75 anni), carmelitano, vescovo di Stoccolma. Gli statunitensi in corsa sono Timothy Michael Dolan (75 anni), arcivescovo di New York, e Blase Joseph Cupich (75 anni), arcivescovo di Chicago, il primo dichiaratamente pro-Trump. Infine, c’è Fridolin Ambongo Besungu (65 anni), cappuccino, arcivescovo di Kinshasa.
Previsioni da prendere con molta cautela. Sono soltanto rumors, poiché anche in questa occasione, dovrà valere la regola che da secoli accompagna il Conclave: “Nella Cappella Sistina si entra Papa e si esce cardinale”.
IL CONCLAVE. Il processo segreto per l’elezione del Pontefice, recentemente illustrato dal thriller Conclave sul grande schermo – ha comunque tutto il fascino delle cerimonie vaticane. Il prossimo Papa sarà scelto dal Collegio dei Cardinali, le figure più alte della Chiesa cattolica, nominate dal pontefice, che si recheranno a Roma nei prossimi giorni per il conclave. Il termine deriva dal latino cum clave, che significa “con chiave”, a indicare che si svolge appunto segretamente: sotto chiave.
Ci sono più di 220 cardinali provenienti da oltre 70 Paesi, ma solo 120 sono elettori (i cardinali che hanno superato gli 80 anni sono esclusi). Due terzi degli elettori cardinalizi sono stati nominati da papa Francesco negli ultimi dieci anni e rispecchiano in gran parte la sua visione di una Chiesa più inclusiva.
Una volta a Roma, 15-20 giorni dopo la morte del papa, i cardinali si raccolgono sotto il magnifico soffitto affrescato da Michelangelo nella Cappella Sistina per iniziare le loro deliberazioni. Dopo che vengono pronunciate le parole extra omnes -t utti fuori – riferite a tutti eccetto i cardinali elettori e una manciata di ufficiali e medici, le porte vengono chiuse a chiave.
I cardinali prestano giuramento di assoluto segreto e non è loro permesso alcun contatto con il mondo esterno per tutta la durata dell’elezione. I loro telefoni vengono ritirati e non sono ammessi giornali, televisione, lettere o messaggi. La cappella viene anche controllata alla ricerca di microspie prima e durante il conclave. I cardinali dormono e mangiano in una residenza costruita appositamente, la Casa Santa Marta, vicino alla Cappella Sistina, dove papa Francesco ha vissuto negli ultimi 12 anni.
Il conclave inizia con una celebrazione della messa, dopo la quale cominciano le deliberazioni e le votazioni. Si vota ogni giorno, mattina e pomeriggio, finché un candidato non raggiunge la maggioranza dei due terzi. Dopo ogni sette votazioni, c’è una giornata di pausa per preghiera e riflessione. Se non si raggiunge un risultato conclusivo dopo 30 votazioni, un candidato può essere eletto con la semplice maggioranza. Il conclave più lungo nella storia recente è stato quello del 1922, quando i cardinali impiegarono cinque giorni per scegliere il nuovo leader.
Qualsiasi uomo battezzato può essere eletto Papa, anche se invariabilmente viene scelto un cardinale in carica. A ogni elettore viene consegnata una scheda con la scritta eligo in summum pontificem (eleggo il sommo pontefice) stampigliata in alto. Inseriscono il nome del prescelto, piegano la scheda e la depongono in un calice. Il voto è segreto, ma ciò non significa che il processo sia immune da fazioni, intrighi e pressioni.
Dopo ogni turno di votazione, le schede vengono bruciate. Vengono aggiunte sostanze chimiche per rendere il fumo nero o bianco. La fumata nera che esce dal camino alto 18 metri indica un voto negativo; la fumata bianca annuncia al mondo che è stato eletto un nuovo papa. Al candidato eletto viene chiesto se accetta l’elezione e, in caso affermativo, quale nome scelga come pontefice. I cardinali prestano obbedienza al nuovo papa, che viene condotto nella vicina Stanza delle Lacrime per essere vestito con la veste bianca, la papalina e le pantofole rosse. Tre completi di paramenti di taglie diverse vengono preparati in anticipo dai sarti vaticani.
Il decano dei cardinali si affaccia sul balcone principale della Basilica di San Pietro, davanti al quale migliaia di fedeli cattolici e turisti saranno radunati. Il decano proclamerà: “Nuntio vobis gaudium magnum: Habemus papam” – “Vi annuncio una gioia: Abbiamo un papa.”